Riceviamo e pubblichiamo questa lettera inviataci da una lettrice.
Egregio direttore,
questa mia per rendere noto un episodio accadutomi giorni fa all’ufficio postale di via Cagliari di Catania.
Sono un’anziana signora di 77 anni, invalida a causa di gravi problemi motori. Dovendo pagare un bollettino mi reco all’ufficio postale e avvalendomi di un avviso che dice di dare la precedenza agli invalidi (vedi foto), mi presento al primo sportello libero e, chiedendo scusa alla persona che si era presentata, chiedo all’impiegata di eseguire l’operazione. Naturalmente assieme al bollettino presento il tesserino europeo di invalidità.
La sportellista mi guarda sprezzante e mi chiede il numero; le faccio notare che sono fuori numero e che non ce l’ho. Lei mi dice che devo fare la fila. Le faccio notare che mi sono attenuta all’avviso. Ribatte che vale solo per le pensioni, che sono prepotente e che questo succede perché siamo in Italia. Sottolineo che mi sta offendendo, ritiro il bollettino e il tesserino e mi allontano dicendole che avrei fatto un esposto.
A questo punto mi richiama per eseguire l’operazione non mancando di farmi notare che il signore alle mie spalle era più grande di me per età. Ribatto che l’età e l’invalidità sono cose diverse. Alla fine mi fa pagare il bollettino non applicando, malgrado la mia richiesta, lo sconto dovutomi per l’età.
Non mi sono mai sentita così offesa e umiliata dinanzi a tante persone. Mi chiedo come un’impiegata possa disconoscere un documento così importante come il tesserino europeo di invalidità e permettersi di stabilire se sei invalida oppure no anche se non si è su una sedia a rotelle. La frase “questo perché siamo in Italia” lo attesta.
Avrebbe dovuto, qualunque cosa pensasse nella sua ignoranza, accettare il tesserino e procedere all’operazione di sportello evitando inutili discussioni e risparmiando tempo. Sicuramente in località più civili e con impiegati più preparati e consapevoli questo spiacevole episodio non sarebbe successo.
Cordialmente
Lettera firmata