Nella stanza dello psicologo. Quell’ansia che non mi fa vivere…

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“Sono stressato/a”, “Sono un tipo ansioso/a”, “Mi viene l’ansia”, “Mi sento agitato/a”, “Mi blocco”. Frasi del genere potrebbero sembrare frasi astratte, ma se riflettiamo un po’, forse sono tutti le abbiamo pronunciate nel corso della nostra vita. E a volte, dietro queste frasi, si passa molto tempo senza trovare una via d’uscita, convivendo con uno stato ansioso che si manifesta attraverso il corpo e i pensieri.

Può capitare allora di dover affrontare un discorso in pubblico, e la voce inizia a tremare, a non uscire, la bocca diventa sempre più asciutta e le mani iniziano a sudare, e allora la soluzione diventa quella di rinunciare, di non provarci più, tanto tutto viene giustificato con una di quelle frasi sopra descritte. L’ansia di un appuntamento galante, l’ansia di affrontare un esame, l’ansia di andare a letto per paura di non poter dormire tutta la notte. L’ansia di guidare, l’ansia di uscire con nuovi amici, l’ansia di avere una conversazione con colleghi di lavoro, l’ansia di essere osservati mentre mangiamo o mentre beviamo, l’ansia di eseguire una prestazione davanti ad altri, ecc…

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Tutte queste paure e ansie fanno parte della nostra vita, ma a volte quando sono eccessive, vengono vissute con paure intense e sproporzionate rispetto alla reale minaccia posta dalla situazione sociale. E quando l’ansia diventa eccessiva, investendo il corpo (sudorazioni, reazioni fisiologiche, tachicardia, diarrea, difficoltà nella sfera sessuale, ecc.), e la mente (pensieri, idee fisse, paure, distorsione della situazione reale, ecc.), la soluzione si cerca nella sostanza, si vuole risolvere tutto e subito affidandosi al farmaco. Infatti non è un caso che in Italia aumenta sempre di più l’utilizzo di benzodiazepine, in altre parole farmaci conosciuti come ansiolitici, tranquillanti o sedativi. E da uno studio effettuato dall’Ipsad (Italian Population Survey on Alcohol and other Drugs), emerge addirittura che negli ultimi anni il 12,8% della popolazione, ha fatto ricorso all’uso di farmaci ansiolitici.

Chi invece non ricorre al farmaco, e nemmeno a una psicoterapia, ricerca la soluzione nell’evitamento della situazione ritenuta fonte della propria ansia o paura. Si comincia così a evitare di parlare in pubblico, di sostenere un esame, di andare a letto con il partner, di incontrare nuove persone e così via. Ci si ritrova così, a vivere una vita evitando di lasciarsi andare, di farsi attraversare dai sentimenti per paura di non essere all’altezza, per paura di fare una brutta figura, per paura di essere giudicati dagli occhi di chi ci guarda. Per concludere, citando una canzone di Jovanotti, “la vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare”.

Per ulteriori approfondimenti relativi al trattamento del disturbo da ansia sociale, puoi scrivere una mail, o chiedere un consulto al seguente indirizzo: Dr. Silvestro Lo Cascio, psicologo e psicoterapeuta, mail: siloc14@yahoo.it

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