Nella stanza dello psicologo. Revenge porn, quando la carne amata diventa carne da macello

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Dopo una lunga battaglia portata avanti da una moltitudine femminista, attraverso una petizione promossa su Change.org, raccogliendo più di 120.000 firme, è stato approvato in Aula un emendamento, che introduce il reato di revenge porn, con pene che vanno fino a sei anni di reclusione, e multe fino a 15.000 euro. Una legge che finalmente ha visto la luce dopo le prime defaillances maschiliste della settimana scorsa.

Per revenge porn si intende una porno vendetta da parte di uno dei componenti della coppia (generalmente l’uomo), che in seguito ad un litigio, una separazione, o al timore di essere lasciati, per vendicarsi, minaccia la compagna di pubblicare i video o le foto osé realizzati in momenti di intimità. Il revenge porn comprende la minaccia, il ricatto, fino ad arrivare alla diffusione delle immagini.

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Nell’era del digitale, di internet, dei social, degli smartphone, a subire cambiamenti notevoli è soprattutto la relazione. E la pornografia, da sempre a servizio dell’erezione maschile, subisce un notevole mutamento: da esibizionista diventa voyeurista, in altre parole, da fenomeno da guardare, diventa invece fenomeno che guarda, entrando nella sfera intima della coppia. Il sesso diventa virtuale, ma il virtuale entra nel reale.

In un altro mio articolo ho utilizzato il termine di “preliminare informatico”, per descrivere alcune dinamiche interpersonali, termine che ci tengo ad usare anche in questa tematica, dove, nella fase iniziale di moltissime relazioni, i partner si lasciano andare in preliminari informatici attraverso lo scambio di foto o video di parti intime del proprio corpo, preliminari che riescono a liberare i componenti della coppia da ogni freno inibitorio. Questi preliminari informatici, potrebbero però creare nei partner aspettative enormi, che la realtà dell’incontro con molta probabilità deluderà.

Un’altra pratica molto utilizzata è invece il sexting, a praticarla sono generalmente i ragazzi più giovani, e gli scambi di video o foto avvengono tra persone che non sono tra di loro legate sentimentalmente, possono avvenire tra amici, compagni di scuola, o possono anche essere usate da ragazze per ottenere compensi come ricariche o regali. Ma ritorniamo alla coppia, alla camera da letto, dove adesso c’è sempre un terzo incomodo: il telefono; che riprende, che filma, che fotografa, che idealizza il corpo della donna amata, facendola sentire una star, una dea, una musa. Un telefono che riesce a procurare eccitamento e a far sentire l’uomo virile, potente, un telefono che riesce a incastonarsi nelle dinamiche erotiche della coppia riuscendo a mediarne i bisogni di entrambi.

Ma ogni amore può finire, e quando finisce generalmente si trasforma in odio. Così quel corpo idealizzato e immortalato nelle foto o nei video diventa carne da macello, da dare in pasto agli affamati della rete. E basta un click, che tutto diventa virale, così quel corpo, quel momento di intimità diventa pornografia fruibile a suon di condivisioni su whatsApp. In poco tempo quell’immagine idealizzata e immortalata, viene svalutata, derisa e umiliata da ogni click che veicola quel momento di totale abbandono e fiducia nell’altro che l’ha tradita.

Per ulteriori approfondimenti relativi alla prevenzione, o al sostegno dei soggetti vittime da revenge porn, puoi scrivere una mail, o chiedere un consulto al seguente indirizzo: Dr. Silvestro Lo Cascio, psicologo e psicoterapeuta, mail: siloc14@yahoo.it

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