CATANIA – In piazza Europa un ragazzino con i pantaloncini arancioni gioca a saltellare sulle aiuole. Avrà tredici o quattordici anni, non molti di meno dei tre bruti che il 15 marzo scorso avrebbero stuprato in gruppo – per più di un’ora, riprendendo la violenza con il cellulare – una giovane americana colpevole di trovarsi al posto sbagliato nel momento sbagliato.
Stasera, in piazza Europa, si è riunita la città sconvolta che cerca di capire come un ragazzino spensierato possa trasformarsi in una bestia capace di usare violenza per soddisfare i propri istinti. La città che vuole gridare il proprio rifiuto di ogni forma di violenza sulle donne, ripartendo dal rispetto, dall’educazione, dalla condivisione del rapporto tra i sessi. E’ questo il senso della manifestazione “Io non ci sto! Neanche con un fiore”, promossa dalla Comunità di Sant’Egidio Sicilia, dalla Moschea della Misericordia di Catania e dalla redazione di Paesi Etnei Oggi. Nel tavolo organizzativo cinque donne di orientamento politico differente, conosciute nel territorio per il loro impegno sociale: Maria Grazia Leone, Sonia Grasso, Laura Ieraci, Sonia Messina e Agata Montesanto.
Ad aprire l’incontro il direttore Fernando Massimo Adonia. “Una nostra sorella statunitense ha subito una violenza vergognosa, bestiale, che nulla ha a che vedere con l’umanità – ha detto Adonia – E’ stata colpita da tre personaggi che non sono uomini. Il dibattito sulle nuove pene per questi crimini non riguarda la città, ma la politica che ne discuterà nelle sedi competenti. Noi siamo qui per solidarizzare con la nostra sorella, convinti che la donna non si tocchi neanche con un fiore e che serva riproporre un tema educativo. Il senso di questa riunione è quello di dialogare in amicizia, fuori da qualunque schema, da qualunque ragione politica e di parte”.
“La città aveva bisogno di rispondere a questo episodio di cronaca – ha confermato il capo della Comunità di Sant’Egidio Emiliano Abramo – Era importante una piazza come questa, con tante centinaia di catanesi che vogliono condannare la violenza in tutte le sue forme, con un occhio particolare a quella sulle donne. Vogliamo mostrare solidarietà alla ragazza vittima delle violenze, ma vogliamo anche dire che la città non ha sete di vendetta. Nella condanna non vogliamo restituire ai colpevoli una punizione altrettanto efferata. Noi vogliamo ritrovarci insieme per condannare l’episodio di violenza, ma anche per restare umani. Perché come diceva Ghandi, occhio per occhio rende il mondo cieco”.
Molti i sindaci dell’hinterland presenti alla manifestazione, insieme ad un folto gruppo di associazioni, a partire dai centri antiviolenza che ogni giorno sono in prima linea per assicurare alle donne cura e rispetto. Cura e rispetto simboleggiati dai fiori che vengono distribuiti nel corso della serata, per dare corpo al titolo della manifestazione.
A portare i saluti dell’Amministrazione comunale l’Assessore ai Beni Culturali Barbara Mirabella, titolare della delega alle Pari Opportunità: “Vedere cittadini, associazioni, istituzioni, sorelle e fratelli, padri e madri riuniti qui per dire no alla violenza sulle donne credo sia una cosa straordinaria – ha detto Mirabella – dalla quale trarre una riflessione sulla grande solitudine e sul vuoto educativo che riguarda i nostri ragazzi e le nostre ragazze. Catania oggi si stringe intorno a tutte le vittime di violenza con un momento di attenzione. Spero che da domani non smettiamo di parlarne ma continuiamo nel nostro impegno accanto a tutte le donne di questa città”.
Ad intervenire anche l’Imam della Moschea della Misericordia di Catania Kheit Abdelhafid. “Come comunità islamica ci sentiamo chiamati in causa, come parte della comunità civile catanese – ha detto il capo della moschea – questo è un fatto che va al di là dell’appartenenza a qualunque contesto, socio-culturale, religioso. Siamo tutti chiamati in causa come esseri umani, l’atto avvenuto quel giorno è aberrante, lede la libertà individuale andando contro la volontà di una donna, di una persona. Stop alla violenza, stop alla violenza sulle donne. Oggi stiamo dando un modello di civiltà unita nella diversità”.
A tornare sul tema dell’educazione come vera risposta alla violenza la professoressa Anna Di Salvo, artista, insegnante e attivista storica del femminismo catanese: “La legge contro la violenza delle donne è del 1996 – ha detto Di Salvo, membro della rete La Ragnatela – prima di allora veniva considerato un delitto alla morale, da quel momento è divenuto finalmente un delitto contro la persona sancendo l’inviolabilità del corpo femminile. Dobbiamo evitare che i giovani uomini, che ci stanno a cuore, si convincano che la violenza sulle donne sia fattibile e possibile.”
“Dobbiamo far sì che gli uomini abbraccino la questione – ha concluso l’educatrice – Anche perché noi donne questi uomini li amiamo, li vogliamo bene, vogliamo che diventino uomini nuovi, capaci di vivere insieme in armonia tra i sessi”. Il pubblico di piazza Europa condivide e applaude. Catania dice no alla violenza.