Stupro di gruppo a Catania, parla lo psicologo: "Ecco perché hanno filmato l'orrore"

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CATANIA – Riprendere in diretta l’orrore. E’ ciò che avrebbero fatto i tre ragazzi catanesi finiti in manette nelle scorse ore con l’accusa di violenza sessuale di gruppo ai danni di una cittadina straniera. Secondo i Carabinieri i tre avrebbero ripreso la donna con i loro telefonini, mentre la violentavano. Soltanto il giorno dopo la giovane ha trovato la forza di denunciare, mettendo gli uomini dell’Arma sulle tracce dei presunti stupratori, presto scovati. Ma il caso lascia un senso di inquietudine profonda, e tante domande. Le abbiamo poste a Silvestro Lo Cascio, psicologo clinico, autore di diverse pubblicazioni ed editorialista di questo giornale.

Dottor Lo Cascio, la violenza di gruppo che sarebbe stata consumata nei giorni scorsi da tre ragazzi catanesi ai danni di una ragazza di colore ha turbato l’intera città. Che lettura psicologica possiamo dare del caso?

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Ci troviamo di fronte ad un classico esempio di sex offenders. Sono fenomeni tragici in cui contano diversi fattori, dal vissuto personale al senso del branco, dalla dissoluzione dell’io individuale alla disumanizzazione della donna, considerata come un oggetto. Per di più in questo caso si tratta di una straniera, che non parla la lingua, un ulteriore elemento per considerarla, in una visuale distorta, alla stregua di un oggetto.

Quali sono le caratteristiche peculiari del sex offender?

Questo tipo di soggetto presenta caratteri tipici, come negare il fatto avvenuto, attribuire la colpa a fattori esterni o alla stessa vittima. Probabilmente adesso i ragazzi diranno che la vittima era ubriaca, consenziente, magari persino provocatoria. Negheranno di aver commesso violenza e sosterranno di essere stati incastrati – parliamoci chiaro – da una prostituta.

A colpire, in questa brutta vicenda, sono anche i filmini che i tre avrebbero girato durante la violenza. 

Questo è il punto focale. E’ lo stesso fenomeno che avviene ai concerti, o in viaggio, o a cena: dobbiamo per forza scattare foto, o registrare video, e poi pubblicarli, altrimenti è come se non avessimo compiuto realmente quell’esperienza. Il filmato è la prova, per gli altri e per noi stessi, che l’azione è stata davvero compiuta. Viviamo con una protesi tecnologica che portiamo sempre addosso. L’obbiettivo del cellulare diventa il terzo occhio che deve vedere anch’esso perché l’esperienza sia completa.

A colpire è anche la giovanissima età dei presunti violentatori. Diciannove e vent’anni, un’età in cui non dovrebbe essere difficile rimorchiare o soddisfare lecitamente i propri impulsi. 

Questi sono ragazzi che magari hanno la fidanzata. Però nel meccanismo del sex offender, aggravato dal senso del branco, la donna diventa qualcosa che si deve prendere. Un oggetto, appunto, di fronte al quale nemmeno provare rimorso. Secondo i Carabinieri, il giorno dopo uno dei ragazzi ha mandato il filmato alla vittima invitandola a vedersi per rifarlo. Per lui si trattava di una cosa normale.

Viene da pensare ad una sorta di pornografia proiettata all’esterno.

E’ la società, oggi, ad essere pornografica. Ad essere venuto meno è il senso del pudore. E questo interessa soprattutto i giovani, i ventenni, i diciannovenni, gli adolescenti. Un sociologo paragonava la situazione ad alcuni quadri di Bruegel, dove c’erano dei bimbi piccoli dipinti come ometti in giacca e cravatta circondati da donne in atteggiamenti osé. Un’anticipazione della società pornografica, appunto, che molti ragazzi subiscono oggi.

Su internet abbondano i filmati pornografici “amatoriali”, e il sesso di gruppo…

Non c’è dubbio che attraverso internet la pornografia sia diventata più fruibile. Mentre prima il ragazzo doveva andare in edicola a comprare un giornaletto, o aspettare tarda notte per vedere un programma a luci rosse, adesso con la protesi tecnologica il porno è sempre a portata di tutti. Con varie declinazioni che influenzano l’immaginario. Nel caso di specie penso alla gang bang, tre uomini con una sola donna…

Dottore, c’è un percorso di riabilitazione per gli autori della violenza?

Questi ragazzi adesso andranno a finire nel reparto dei sex offenders, che ospita gli autori dei reati contro la persona a sfondo sessuale. In questi reparti, purtroppo, spesso non si lavora per la rieducazione. E il problema grosso del sex offender è la recidiva. Statisticamente la maggior parte di chi ha commesso questi reati torna a farlo, magari dopo anni. E’ quello che la rieducazione dovrebbe cercare di impedire.

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