“La morte non è caratterizzata dalla comparsa di un cadavere”. (Hartmann)
Attacco di panico, ovvero paura imminente di morire, di sentirsi male, di non poter trovare una via d’uscita, paura che una volta immaginata inizia ad investire il corpo con palpitazioni, sudorazione, rossori, tremori, senso di soffocamento, vertigini, ecc… Per comprendere meglio gli attacchi di panico è bene ricorrere alla mitologia greca (panico dal greco panikos, aggettivo di Pan, divinità silvana). Dio Pan, metà uomo e metà caprone,viveva nei boschi dell’Arcadia dove adorava far spaventare i viandanti che attraversavano i suoi boschi emettendo delle potenti grida, da allora dio Pan sta ad indicare un terrore improvviso che annulla la ragione.
Potremmo descrivere gli attacchi di panico come una comunicazione inconscia tra mente e corpo, dove in alcune situazioni, la sola idea di potersi sentire male o di non potersi subito svincolare dal posto in cui ci si trova (traffico, autostrade, aereo, ascensore, ecc..) scatena nel corpo delle reazioni fisiologiche paurose e terrificanti, e più si pensa al malessere più il corpo accentua i sintomi somatici. Generalmente questa comunicazione parte dalla psiche per arrivare al corpo, ma ci possono essere anche dei casi in cui al minimo segnale somatico, il soggetto inizia subito a pensare il peggio, e più pensa, più il corpo reagisce amplificando i sintomi. Nell’attacco di panico si assiste quindi a un continuo rimando dalla psiche al soma e viceversa.
L’attacco di panico da un punto di vista neuro-scientifico investe il sistema limbico, che è la sede degli istinti primari, quali attacco e fuga; per razionalizzare invece la paura, dovrebbe avvenire uno scambio tra la corteccia prefrontale e il sistema limbico, ma tale scambio richiede più tempo; infine si arriva invece alla consapevolezza della paura provata. Generalmente, gli attacchi di panico, rimangono imbrigliati nel sistema limbico della paura sfuggendo al controllo della coscienza.
Da un punto di vista psicoanalitico gli attacchi di panico fanno emergere una condizione di abbandono, di smarrimento, di sradicamento, di perdita dei punti di riferimento simbolici, di perdita di se stessi. Gli attacchi di panico potrebbero segnare la caduta di alcuni assetti narcisistici del soggetto (crisi di mezza età, periodi di transizioni, cambiamenti importanti ecc…).
Gli attacchi di panico vengono determinati dallo spavento, e Freud faceva una distinzione tra spavento, paura e angoscia, “che corrispondono a tre diversi atteggiamenti di fronte al pericolo. ‘L’angoscia’ indica una certa situazione che può essere definita di attesa di pericolo e di preparazione allo stesso pericolo, che può essere anche sconosciuto. ‘La paura’ richiede un determinato oggetto di cui si ha timore; ‘lo spavento’ designa invece lo stato di chi si trova di fronte a un pericolo che non si aspetta, e sottolinea l’elemento di sorpresa”. Da un punto di vista freudiano si potrebbe allora dire che negli attacchi di panico, gioca un ruolo importante lo spavento, e “la condizione perché esso si verifichi è che manchi quella preparazione (al pericolo) propria dell’angoscia che implica il sovrainvestimento dei primi sistemi che ricevono lo stimolo.” (Freud, 1920).
Ho riportato questo passaggio in quanto nell’attacco di panico viene meno la capacità di contenimento dell’angoscia. Per ulteriori approfondimenti concernenti il trattamento degli attacchi di panico, puoi scrivere una mail, o chiedere un consulto al seguente indirizzo: Dr. Silvestro Lo Cascio, psicologo e psicoterapeuta, mail: siloc14@yahoo.it