CATANIA – Satira politica e di costume, fraintendimenti e scambi di persona, canzoni italiane degli anni ’30. Ci sono tutti gli elementi della commedia brillante italiana mescolati a quelli del vaudeville francese in Il principe del foro, commedia in due atti di Pippo Pattavina (liberamente tratta da Durand et Durand, scritta nel 1887 da Albin Valabrègue e Maurice Ordonneau) che debutta giovedì 21 marzo, ore 21 (repliche fino al 7 aprile) al Teatro Brancati di Catania, nell’ambito della Stagione impaginata dal Teatro della Città – Centro di Produzione Teatrale.
Prodotta dall’Associazione Città Teatro, la commedia è diretta dal regista Ezio Donato e vede in scena, oltre allo stesso Pippo Pattavina, un ricco cast composto da Giampaolo Romania, Riccardo Maria Tarci, Raffaella Bella, Aldo Toscano, Lucia Portale, Olivia Spigarelli, Enrico Manna, Raniela Ragonese e Giulia Oliva. Le scene sono di Susanna Messina, i costumi delle Sorelle Rinaldi e le luci di Sergio Noè.
«Per alcuni anni – spiega Pippo Pattavina – ho rigirato fra le mani il testo dei due autori francesi, ma regolarmente lo riponevo continuando ad andare alla ricerca di qualcosa d’altro. Tempo dopo, a un’ulteriore e più attenta lettura di quel testo, ho deciso di tentare una riscrittura, prendendo spunto dal titolo originale che non è altro che il cognome dei due protagonisti Alfredo Durand, salumiere e suo cugino Alfredo Durand, grande avvocato. Partendo da loro, ho cambiato quasi totalmente la struttura originale della commedia trasferendola, da fine ‘800 in cui era ambientata, agli anni ’30 del nostro recente passato. Tanti sono gli equivoci, i malintesi, gli scambi di persona che nei due atti si susseguono».
Una miscela di elementi che, tra malintesi, satira e arie dà vita a un testo brillante e dai risvolti imprevedibili.
«Per Il principe del foro – dice il regista Ezio Donato – ho voluto mantenere i caratteri del vaudeville rivisitandolo con quelli della commedia brillante con una forte presenza delle canzoni italiane più popolari degli anni ’30. La commedia vive degli equivoci; ma come il vaudeville non era solo e puro divertimento o teatro di facile evasione, Il principe del foro ha una forte vocazione alla satira di costume e spesso anche politica. La comicità è una cosa serissima quando svela aspetti bizzarri e paradossali della nostra vita. Anche questo vaudeville, in versione italiana, resta una “comédie bien faite”, come dicevano i francesi riferendosi a una commedia brillante, in cui dialoghi, vicenda narrata e intreccio di azioni fossero talmente ben armonizzati e anche imprevedibili da tenere il pubblico in una divertita tensione fino alla fine».