NICOLOSI – E’ un’agricoltura audace, ricca di storia e tradizione, di saperi e di sapori, quella che da origine ai vitigni – e dunque al vino – della famiglia Statella. Un Etna rosso ottenuto da vitigni coltivati per il 90% con Nerello mascalese e il 10% con Nerello cappuccio. Il risultato di questa terra – nel comune di Castiglione di Sicilia, frazione Solicchiata, contrada Pettinociarelle – fatta di sciare nere di rocce e sabbie basaltiche, di antichi terrazzamenti tra il cratere del vulcano e il mare, è un prodotto degno di nota.
E’ stata data la possibilità ad alcuni giornalisti di assaggiare due annate: la 2016 e la 2017; si avvertono tutti i passaggi per arrivare al vino come l’affinamento in tonneaux di rovere francese di secondo e terzo passaggio di queste uve biologiche (come tra l’altro certificato da Ecogruppo Italia).
Il colore rosso rubino intenso in gioventù, al naso si presenta abbastanza complesso con note di frutti rossi e macchia mediterranea: la sottoscritta ha anche sentito un leggero odore di noce, particolare e gradevole; al gusto si presenta equilibrato con un tannino fitto e vellutato ed un finale piacevolmente persistente. Delle due annate, la 2017 ha un plus che la rende certamente ancora più appetibile. Andando ad incrementare i numeri del 2018, in tema di vini prodotti sull’Etna, davvero eccezionali: 3,5 milioni di bottiglie che vanno a deliziare i palati italiani, europei ed extraeuropei. Sono soprattuto gli Stati Uniti ad apprezzare i vini dell’Etna, anche se Canada e Giappone cominciano a rispondere bene. Con un occhio ai mercati emergenti come il Brasile.
La Famiglia Statella ha dato un notevole contributo con le 5mila bottiglie del 2016, le 4.500 del 2017 e le oltre 5.500 del 2018.
Una produzione che sa di Etna ma che sa anche di passione e amore da parte di Calogero e Rita Statella: “L’Etna: la terra dove entrambi siamo nati. In questo contesto viticolo unico, l’approccio artigianale alla produzione del vino rappresenta l’unica strada per far esprimere al meglio l’interazione genotipo-ambiente, attraverso una profonda conoscenza del terroir etneo e dei suoi vitigni, al fine di ottenere vini di altissimo livello qualitativo con una forte connotazione territoriale. La nostra azienda ed il nostro vino nasce da questa idea”.
Calogero racconta anche la storia personale: nel 1986 viene fatto il primo corso di sommelier per la Sicilia centro-orientale insieme alla FISAR. Calogero, che grazie al padre ha un buon rapporto con l’enogastronomia essendo il papà Nino titolare del famosissimo ‘Poggio Ducale’, si appassiona a questo mondo e decide a 14 anni di lasciare la Sicilia per andare a studiare fuori, nella scuola enologica del Trentino, per diventare un ottimo produttore di vino. Ritorna con questo bagaglio immenso di conoscenze e dopo varie collaborazioni, anche eccellenti, deve dare vita alla propria scommessa. Che, per quanto assaggiato, si è rivelata vincente.
E vincente è stato anche il connubio con i piatti che il ristorante Mien di Nicolosi ha offerto ai nostri palati: un flan di asparagi su crema di formaggio Ragusano D.O.P.; panzotti di pasta fresca ripieni di suino nero in crema di broccoli e guanciale croccante; tagliata di stinco di suino in riduzione di Etna D.O.C. “Famiglia Statella”.
Una cena degna di nota in una location curata in ogni dettaglio: un vecchio palmento restituito alla fruizione che permette di vivere a pieno la passione dei proprietari, Mimmo Moscato ed Enzo Spampinato.
Ecco le parole di Calogero Statella e di Enzo Spampinato
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