CATANIA – Si è svolta oggi pomeriggio presso l’Aula Magna del Rettorato dell’Università di Catania la presentazione del libro “Il Patto Sporco”, scritto dal Sostituto procuratore nazionale antimafia Nino Di Matteo con il giornalista Saverio Lodato, edito da Chiarelettere. L’incontro, che ha visto una vasta partecipazione di pubblico, è stato organizzato dalla fondazione “La città invisibile”, con l’adesione delle associazioni “Agende rosse Catania Gruppo Francesca Morvillo”, “Antimafia e Legalità”, “Città insieme”, “Cives pro civitate”, “Scorta Civica Catania”.
A presentare il volume – che ricostrusce eventi e circostanze che hanno condotto all’istituzione del processo sulla Trattativa Stato-mafia e alla storica sentenza di primo grado del 20 aprile 2018 – oltre agli autori, il magistrato Felice Lima, l’avvocato Enzo Guarnera, il direttore di Antimafia Duemila Giorgio Bongiovanni, il professor Giuseppe Mulone e la Professoressa Anna Maria Maugeri dell’Università di Catania. L’incontro, moderato da Alfia Milazzo, è stato inframezzato da letture di Paride Benassai e Carmelo Galati e ha visto l’intervento musicale dell’Orchestra giovanile “Falcone Borsellino”.
“Sono felice ed onorato di essere a Catania stasera – ha detto Nino Di Matteo prendendo la parola – credo che questa vicenda, sin dal momento in cui iniziammo le indagini, sia stata oggetto di continui travisamenti, falsità, nascondimento dei fatti. Perché era, è e resterà una vicenda scabrosa per il potere di ieri e per quello di oggi”.
“Dalla strategia iniziale, che definirei negazionista, siamo passati al muro di gomma del silenzio – ha detto ancora Di Matteo – Ogni processo, ogni indagine può e deve essere criticata, in modo anche forte. In questo caso non abbiamo vissuto una critica serena, ma ben altro. Prima era il processo basato sulle parole di un pataccaro come Massimo Ciancimino. Oggi la sentenza di primo grado è arrivata alla condanna degli imputati senza usare le dichiarazione di quel teste. Eppure la critica definiva il processo una boiata pazzesca”.
“Siamo stati definiti eversori, sovvertitori dell’ordine costituzionale, assassini – ha proseguito amaramente il magistrato – In quei momenti nemmeno chi avrebbe dovuto tutelare il nostro lavoro, l’Associazione nazionale magistrati ed il Consiglio Superiore della Magistratura, ha speso una parola. Dopo il 20 aprile la ‘boiata pazzesca’ è diventata una sentenza di primo grado che ha affermato la responsabilità penale degli imputati, ricostruendo dei fatti che il Popolo italiano deve conoscere, al di là dell’attribuibilità di una precisa responsabiltà penale”.
“La cosa più importante non è la condanna o l’assoluzione di questo o quell’altro imputato – insiste Di Matteo – ma la ricostruzione di ciò che avvenne tra il 1991 e il 1994, una sequenza di sette stragi, con un sommovimento politico-istituzionale che ha cambiato la storia della nostra Repubblica. Dopo il 20 aprile si è alzato compatto il muro del silenzio. Io lo avevo previsto. Coloro che per anni hanno dileggiato il nostro lavoro ora preferiscono tacere, non si vogliono confrontare”.
“Questo è il motivo per cui dopo trante titubanze ho accettato la proposta di scrivere questo libro – ha concluso Di Matteo – Attraverso la presentazioni non vogliamo pubblicizzare il nostro lavoro, ma fare in modo che i cittadini conoscano ciò che è venuto fuoti dal processo”.