Si è svolta ieri la prima giornata della visita di venticinque cooperatori siciliani in Emilia Romagna, per approfondire nuovi modelli nel settore sociosanitario. La delegazione, guidata dal Direttore della Sede di Catania di Confcooperative Luciano Ventura, e con la presenza del Presidente della Federazione Sanità Sicilia Tino Cundari, ha visitato il Consorzio “Il Cigno” di Cesena e “Il Solco” di Ravenna.
“Le cooperative emiliane si mettono in gioco con maggiore facilità rispetto alle nostre – racconta ai microfoni di Hashtag Sicilia Anna Amoroso, sociologa della Cooperativa Sociale “Nuova Generazione” di Trabia, in provincia di Palermo – ma possono farlo perché il sistema glielo permette. Noi dipendiamo troppo da fondi pubblici, loro investono sul privato. Il direttore generale del Consorzio ‘Il Cigno’ ci ha spiegato che dopo aver costruito e gestito per dieci anni un asilo nido, hanno deciso di cederlo come ramo d’azienda al Comune di Cesena. Il privato che cede al pubblico. Una cosa del genere in Sicilia è impensabile”.
“Loro puntano molto sulla trasparenza – riscontra la dottoressa Amoroso – e questo si ripercuote in termini qualitativi. C’è un monitoraggio continuo che permette di capire dove stia l’eventuale l’errore per intervenire in modo immediato. E poi c’è un grande coinvolgimento dei familiari, ad esempio nelle case di riposo, che diventano parte attiva, specialmente nelle ore di pranzo, partecipando all’alimentazione dei pazienti. Questo è un aprirsi al territorio che da noi manca, ma che contribuisce alla qualità della vita degli ospiti della struttura”.
“Il sistema siciliano è ben lontano da quello emiliano-romagnolo – prosegue la dottoressa Amoroso – il loro modello organizzativo guarda al ‘fare’, è costruito mettendo al centro la persona, con un supporto da parte del pubblico che da noi manca. Il sistema di accreditamento è totalmente diverso, e ciò si ripercuote sul modo di operare sul territorio. Noi abbiamo bandi e fondi bloccati, si dice spesso che in Sicilia non ci sono soldi ma la realtà è diversa, siamo noi che non siamo in grado di spenderli”.
La visita è proseguita nel pomeriggio presso il Consorzio “Il Solco” di Ravenna. “Una realtà che opera nel nostro stesso settore di competenza, ma con una visione diversa – spiega Biagio Todaro, presidente della Cooperativa “Gruppo Villa Pacis”, attiva nel messinese – Quello del ‘Solco’ è un modello che mette insieme cooperative che hanno obbiettivi comuni e riescono a vedere nell’eterogeneità non un ostacolo ma un’opportunità. Cercano di mettere in pratica i loro valori, a tutti i livelli, cercando di aumentare la consapevolezza di tutti i collaboratori. Questo naturalmente si trasmette anche agli ospiti delle strutture, in termini di calore e partecipazione”.
“Questo consorzio ha un approccio segmentato che permette di essere più efficienti nei servizi alle persone – dice Leonarda Armato Barone, presidente della Cooperativa Sociale “Il Quadrifoglio” di Santa Margherita Belice, in provincia di Agrigento – Questo incontro ci sta dando tanto, perché ci sta facendo conoscere realtà diverse che dimostrano di saper lavorare bene da tanti anni. Tutto ciò che viene programmato e pianificato viene poi verificato, per tornare su ciò che non è andato a buon fine e modificarlo”.
“Questo ti da la possibilità di crescere e di ottimizzare il lavoro – prosegue Armato Barone – ma anche le attività di aggiornamento e di formazione. Al ritorno da questa visita apriremo un confronto sia all’interno della nostra cooperativa che con le altre, per verificare la possibilità di unirci in consorzi e fare qualcosa ad alti livelli. In questo momento ci sono dei bandi in Sicilia che chiamano aziende da Ravenna a partecipare. E’ un fatto incredibile, che insieme potremmo cercare di cambiare”.
“L’impressione rispetto a questa prima tappa della visita è ottima – concludono i cooperatori – si tratta di un nuovo modo di fare formazione che ci sta permettendo di incontrare nuove realtà e al contempo di fare rete tra di noi, che è la cosa più importante”.