CATANIA – Il CARA di Mineo importante snodo per l’approvvigionamento dei pusher nigeriani presenti nelle piazze di spaccio di Catania, Caltagirone e Caltanissetta. È quanto emerso dall’operazione “Norsemen” condotta dalla squadra mobile di Catania e che ha messo in luce un crudele gruppo criminale composto da nigeriani è denominato “Vikings” che proprio dentro il centro di accoglienza operava e nel quale centro di accoglienza incuteva terrore, comprese violenze sessuali di gruppo.
Tutto parte dalla denuncia di un nigeriano più volte vittima di violenza. Il gruppo era dedito allo spaccio di stupefacenti, droga che veniva approvvigionata da Napoli e Roma. Il sodalizio scoperto e smantellato faceva parte di un più ampio gruppo che operava in Europa ma anche in paesi extraeuropei.
L’OPERAZIONE – In manette 19 persone gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere di tipo mafioso denominata “Vikings” o “Supreme VikingsConfraternity”, con l’aggravante dell’essere l’associazione armata, associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope, detenzione, trasporto e cessione di sostanza stupefacente del tipo cocaina e marijuana, con l’aggravante dell’aver commesso il reato avvalendosi delle condizioni previste dall’art. 416 bis c.p. e al fine di agevolare l’attività dell’associazione di tipo mafioso denominata “Vikings” e violenza sessuale aggravata.
Le indagini condotte dalla Squadra Mobile di Catania hanno permesso di ricostruire struttura e ruoli del predetto sodalizio caratterizzato dalla suddivisione sul territorio italiano in gruppi, con competenza su specifiche porzioni del territorio, in particolare individuando la cellula, operante a Catania e provincia, con base operativa presso il C.A.R.A. di Mineo (CT), dedita a commettere un numero indeterminato di delitti contro la persona, in materia di stupefacenti e contro il patrimonio, imponendo la propria egemonia sul territorio, opponendosi e scontrandosi con gruppi cultisti rivali al fine di assumere e conservare il predominio nell’ambito delle comunità straniere presenti all’interno di quel centro di accoglienza, creando un forte assoggettamento omertoso. Nel corso delle indagini sono stati intercettati dei rituali dai quali emergeva la fedeltà dei sodali alla confraternita.
Ecco le dichiarazioni degli inquirenti