Qualche giorno fa, la notizia di una donna sorpresa a rubare in un supermercato ha suscitato scalpore, indignazione, e forse anche un po’ di compassione. E tanti, leggendo tale notizia, si sono lasciati andare anche in commenti di ogni genere con gli amici, bevendo un caffè al bancone di qualche bar. Proviamo adesso a leggere questa notizia, spogliandola da qualsiasi pregiudizio e condanna, osservandola da altre angolature.
Ovviamente osservo il fatto accaduto da un punto di vista psicoanalitico, senza avere nessuna pretesa di possedere delle verità o delle certezze, e consapevole che questo è solo un punto di vista. E allora se provate a digitare su Google “furti al supermercato”, potete vedere che usciranno numerosissime pagine che riportano notizie di furti, da parte di donne, compiuti in luoghi pubblici come centri commerciali, supermercati, alberghi, negozi, e così via. E tanto per citarne alcuni, potete trovarvi davanti a notizie del genere avvenute anche nell’arco di pochissimi giorni:
“A Catania 33enne rumena arrestata per furto. La ladra è stata bloccata e ammanettata mentre tentava di allontanarsi con due borsoni colmi di merce”
“Furto di cosmetici al centro commerciale: denunciate due donne. Due donne sono state denunciate per un furto di cosmetici in un centro commerciale di Mugnano.”
“A Isernia i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della locale Compagnia hanno denunciato a piede libero, per il reato di furto aggravato in un supermercato, una straniera di origini rumene, la quale, all’interno di un centro commerciale isernino, ha sottratto e consumato prodotti alimentari”
“Pisa, stava rubando merce all’interno di un supermercato. E’ finita così nei guai una donna polacca di 47 anni, sorpresa e bloccata dal personale di vigilanza del punto vendita”
“In provincia di Foggia una donna, sorpresa a rubare, ha lanciato dell’ammoniaca contro il responsabile dell’attività commerciale e contro un addetto al servizio di cortesia”
Ho voluto riportare questi fatti di cronaca, per parlare di una tematica sempre di grande attualità e che assume a volte sfumature surreali come la “cleptomania”, che dal greco significa mania di rubare. Leggendo questi articoli, il lettore, può notare come a essere coinvolti in queste tipologie di furti, sono comunemente le donne, in genere non giovanissime, donne che hanno sofferto, provenienti da paesi lontani, ma anche insospettabili signore. La psicoanalisi si è occupata del fenomeno, inserendolo nella sfera delle “perversioni femminili”, dove la cleptomania rappresenta l’equivalente della perversione maschile del feticismo.
Infatti, sia nel feticismo, che nella cleptomania, l’oggetto diventa un sostituto dell’emozione. Cleptomania quasi come a procurare nel soggetto un’eccitazione erotica che accompagna l’atto di appropriazione dell’oggetto. A livello simbolico, la merce rubata rappresenta uno strumento di vendetta, Freud direbbe una compensazione per il “pene rubato” e generalmente, infatti, la cleptomane ha lo scopo di vendicarsi di chi l’ha derubata, ma da cosa è stata derubata la cleptomane? Che cosa rappresenta quel “pene rubato”?
Potremmo allora dire che la donna cleptomane, da bambina è stata rubata dall’amore paterno e materno, è stata una bambina carenziata, isolata, o iperstimolata, quindi tutti questi beni rubati rappresentano tutta una serie di assenze e perdite subite durante l’infanzia. La donna cleptomane generalmente è stata una bambina che ha perso l’amore, il senso d’integrità e di benessere. Allora da grande ha l’unico obiettivo quello di vendicarsi, di riappropriarsi di quel bene che le è stato rubato.
E per farlo, come scrivevo pocanzi, l’atto perverso esce dal privato per spostarsi sul terreno pubblico: bar, supermercato, museo, locale notturno ecc… (diverso invece è per le automutilazioni, dove avvengono invece nel privato della propria stanza). E l’atto di riprendersi quell’oggetto, la rassicura che mai sarà più abbandonata o annullata, e tutto questo le procura eccitazione ed euforia. La cleptomane si può sentire così forte e potente, e può pensare di avere il diritto di poter rubare tutto quello che le è stato rubato da bambina.