CATANIA – Equivoci e scambi di persona sono alla base della pochade di Georges Feydeau L’albergo del libero scambio, che Il Teatro della città – Centro di Produzione Teatrale porta in scena, dal 10 al 27 gennaio al Teatro Brancati, affidandone la regia all’attore e regista Sebastiano Tringali. La messinscena della commedia brillante del drammaturgo francese vanta le musiche originali del maestro Matteo Musumeci, le scene sono di Susanna Messina, i costumi delle Sorelle Rinaldi, le luci di Sergio Noè.
In scena un ricco cast di undici bravissimi attori: Filippo Brazzaventre (Pinglet costruttore), Olivia Spigarelli (Angélique moglie di Pinglet), Alessandra Cacialli (Marcelle moglie di Paillardin), Riccardo Maria Tarci (Paillardin, architetto amico di Pinglet), Plinio Milazzo (Mathieu, amico dei Pinglet), Dodo Gagliarde (Bastien, gestore dell’albergo) e lo stesso Sebastiano Tringali (nel ruolo di Boucarde, ispettore di polizia). E poi, ancora, Lorenza Denaro (Victoire, domestica di casa Pinglet), Giuseppe Aiello (Maxime, nipote di Paillardin) Marianna Occhipinti e Paola Bonaccorso (Violette e Marguerite figlie di Mathieu).
La proposta dell’opera di Georges Feydeau rientra nel progetto del Teatro della Città sulla commedia borghese nel repertorio internazionale che si affianca all’attenzione da sempre rivolta al teatro di tradizione e alla commedia italiana.
«Il progetto – spiega il regista Sebastiano Tringali – riguarda la gestione della comicità nella drammaturgia internazionale, per questo motivo, dopo il commediografo inglese Ayckbourn, quest’anno abbiamo pensato di pescare nel repertorio della pochade francese ed è probabile che il prossimo anno approderemo a quella russa. La commedia di Feydeau permette di evidenziare le qualità di un’intera compagnia teatrale non affidando lo svolgimento della storia a pochi protagonisti, ma coinvolgendo tutti i personaggi nella creazione di quegli incidenti nella “macchina teatrale” cui Feydeau affidava il gioco della commedia e della comicità».
Importantissimi tutti i personaggi così come fondamentali sono le scene e i costumi che rievocano la Francia della Belle Époque.
«Nella riduzione dell’opera – aggiunge Tringali – sono stati eliminati solo pochi elementi a contorno, intervenendo con qualche spostamento e lievi modifiche per mantenere viva la verve dell’originale. Mi piace parlare di una tra-riduzione in cui la regia, dovendosi confrontare con gli spazi teatrali, in alcuni casi fa ricorso all’allusione, ma la maggior parte delle volte, è proprio l’uso dell’ambientazione e dei costumi dell’epoca che contribuisce ad alimentare la metafora del racconto».