CATANIA – Quest’anno niente carbone. Nella calza della Befana solo forchette, coltelli e cucchiai. A tavola è stata servita la solidarietà. Un bellissimo momento di condivisione e fratellanza, quello che si è consumato oggi alla chiesa di San Nicola l’Arena di Catania. Il Pranzo dell’Epifania, offerto dalla Fondazione ODA e al quale hanno collaborato la Rettoria di San Nicola e la Comunità di Sant’Egidio, ha aggiunto tanti posti a tavola: più di 300 i bisognosi e diversamente abili che si sono seduti a gustare pasta e riso al forno e polpettone con patate al forno, preparati dall’Hotel Nettuno di Stefano Ridolfo, che ha contribuito all’iniziativa. La monumentale chiesa di piazza Dante ha ospitato un vero e proprio momento di festa, con tanto di regali per i bambini portati della Befana. Una festa in “famiglia”, quella composta dai volontari della Fondazione ODA e di Sant’Egidio e dalle persone che ogni giorno ricevono aiuto e sostegno. Un nucleo, in questo caso, “allargato”, perché ha visto cooperare per la prima volta tre importanti realtà della Diocesi e del Terzo settore del territorio etneo, con un obiettivo comune: mettersi al servizio di chi ha più bisogno e affermare, ancora una volta, l’importanza di accogliere e dare conforto a chi soffre. Persone impoverite dalla crisi, anziani soli, senza fissa dimora, migranti, diversamente abili. Sono solo alcuni degli oltre 300 ospiti che hanno ricevuto l’invito e che oggi hanno trascorso una bella giornata di condivisione.
Più di cento i volontari che si sono dati un gran da fare per il pranzo di beneficenza; tra di loro anche tante persone comuni, ma anche professionisti, che tramite il tam-tam su WhatsApp hanno deciso spontaneamente di offrire il proprio contributo.
“La grande partecipazione registrata oggi da parte tanto degli ospiti quanto dei volontari, molti dei quali giunti spontaneamente a dare una mano, ci fa capire – dice il Commissario Straordinario dell’Ente riabilitativo diocesano catanese, Adolfo Landi – che l’ODA è un valore, che appartiene ai catanesi e che, allo stesso tempo, della città si alimenta”.