E’ uno dei mezzi di locomozione più romantico che ci sia, capace di far rivivere – anche oggi che siamo sempre in corsa e per raggiungere mete più o meno lontane non lo sceglieremmo certamente – sensazioni profonde, in parte desuete, che affondano nella vita e nelle radici di ognuno. Anche nel mondo pirandelliano, il treno ha avuto un ruolo centrale, rappresentando il fischio per il protagonista de “Il Treno ha fischiato” l’occasione per dare una svolta alla sua esistenza.
Per Lia Oliva, al suo esordio con il libro “Il Treno” (Albatros Edizioni), più che romantico questo mezzo di locomozione d’altri tempi è stata l’occasione per ripercorrere la propria infanzia, aprendo finestre della propria memoria con la stessa sorpresa con cui si fa ingresso nei tanti vagoni di una locomotiva.
Sicilia sud orientale del ragusano, in piena seconda guerra mondiale, trasmettendoci i suoi sentimenti e il pathos di una vita intrisa di antiche consuetudini familiari, nella quale cerca di nutruire e di difendere con tutte le sue giovani forze il sogno di intraprendere la carriera di pianista, per prepararsi alla quale studia non meno di otto ore al giorno. Inevitabilmente, però, così come accadeva spesso in quegli anni, il precoce matrimonio impostole dalla famiglia con un maturo ufficiale dell’Aeronautica la fa svegliare dal suo incanto, cambiandole attraverso un viaggio in treno da Comiso a Palermo totalmente la vita. Sarà la figlia Nicoletta, diversi anni dopo, a mettere ordine e riannodare tutti i ricordi, riportando alla luce le sofferte confidenze raccolte dalla madre in un intreccio sentimentale che le unirà indissolubilmente. Il treno diventa così la storia privata di una vita stravolta dal caos dei drammatici eventi bellici, in un ambiente saldamente ancorato ai costumi di una società siciliana oggi quasi del tutto scomparsa.
“Non avevo certo programmato di scrivere questo o nessun altro libro – afferma Lia Oliva – ma non decidiamo noi quello che la vita ci riserva. Io, poi, avevo anche riposto ben bene in un cassetto tutti i miei ricordi perché non volevo che governassero la mia esistenza. Improvvisamente, però, dopo varie vicissitudini personali, mi sono ritrovata davanti a uno specchio, sentendomi quasi in dovere di mettere nero su bianco tutto quello che avevo vissuto e a cui ero sopravvissuta con grande dolore. Non è stato facile, ma ho lasciato che questo treno trasportasse me e il mio vissuto lungo i suoi binari, facendomi scendere alla fermata giusta. Grazie anche a questa eredità che oggi lascio alle mie figlie e ai miei nipoti, sono felice di avere aperto una finestra del mio cuore che oggi posso e voglio condividere con tutti”.
Un libro che si legge veramente tutto d’un fiato, riivandoci con tutta la forza e la vitalità che è propria di Lia Oliva, fortunatamente rimasta – nonostante tutto – la ragazza sensibile, sognatrice, idealista e romantica di un tempo.
Per verificarlo, basta partecipare alla presentazione del libro, in programma alle 19 di giovedì 20 dicembre al Mondello Palace Hotel, in via Principe di Scalea. Interverrà, insieme all’autrice, l’antropologo Maurilio Ginex. Ingresso libero