PALERMO – Contrattazione collettiva, tutele per i lavoratori stagionali, disoccupazione agricola, legge 199 contro lavoro nero e caporalato, ruolo e funzioni degli Enti Bilaterali. Sono stati questi i focus del seminario gratuito sulla “Legislazione del lavoro in agricoltura” che si è tenuto nella sede dell’Alta Scuola Arces di Palermo, nell’ambito del progetto “Social Farming 2.0. Agricoltura sociale per la filiera agrumicola siciliana”, realizzato dal Distretto Agrumi di Siciliae Alta Scuola Arces con il contributo non condizionato di The Coca-Cola Foundation. “Non è un caso – spiega Federica Argentati, presidente del Distretto Agrumi di Sicilia – che all’interno di Social Farming 2.0 si sia voluto affrontare il tema della legislazione del lavoro in agricoltura. Tutta l’agricoltura siciliana, e l’agrumicoltura anch’essa, hanno sempre più bisogno di incentivare il rispetto delle normative e investire sulle tutele dei lavoratori. Il nostro progetto è formare e facilitare l’inserimento all’interno della filiera agrumicola di lavoratori svantaggiati sul mercato del lavoro, giovani, donne, disoccupati, migranti e questo non può prescindere da un inserimento a norma di legge. Informare chi si appresta a entrare lavorativamente in questo settore e gli imprenditori che dal canto loro possono assumere nuovi lavoratori è un momento di formazione da cui non potevamo esimerci”.
Dopo i saluti del Direttore di Arces, Giuseppe Rallo, a introdurre il tema dei diritti in materia di lavoro agricolo a una platea affollata e interessata, ricca di giovani, aspiranti imprenditori e alcuni ragazzi provenienti da Gambia, Guinea Bissau e Nigeria, è stato Massimiliano Marinelli, docente di Diritto del Lavoro all’Università di Palermo. Un excursus, il suo, sulla contrattazione collettiva nel settore agricolo, con particolare riferimento alla contrattazione provinciale a cui si fa riferimento in agricoltura, settore che privilegia i contratti a tempo determinato a causa della stagionalità del lavoro. Sono stati affrontati anche gli aspetti relativi al licenziamento, anche alla luce delle modifiche introdotte dal Jobs Act nel 2015. Nozioni utili a molti dei presenti, dagli agronomi ai titolari di azienda agricola, dallo studente universitario aspirante imprenditore agricolo che sta avviando la sa azienda nel territorio di Niscemi “in cui allevare animali, produrre olio e ortaggi” sino ai ragazzi migranti: “Abbiamo fatto esperienza nei campi in Africa e siamo pronti anche per lavorare in agricoltura qui in Italia. Siamo venuti per saperne di più e informarci”.
A fornire molte delucidazioni sulla normativa anche la dott.ssa Elisabetta Pedrazzoli della FLAI CGIL nazionale, venuta a Palermo per illustrare il funzionamento del sistema contributivo in agricoltura, evidenziando l’importanza del “elenchi anagrafici” nei quali vengono inseriti i lavoratori agricoli e che oggi sono consultabili telematicamente presso l’Inps e i centri per l’impiego. Elenchi fondamentali per gli stagionali, per poter accedere al sistema di tutela nei periodi in cui non c’è lavoro e ottenere la Disoccupazione agricola. Pedrazzoli ha posto poi l’accento sulla legge “Rete del lavoro agricolo di qualità” costituita presso l’Inps e che annovera circa 3500 aziende in tutta Italia – anche poche decine in Sicilia – composta da imprese che rispettano le normative sul lavoro e sul fisco. Un’adesione volontaria permette alle aziende iscritte di essere meno soggette a ispezioni. Inevitabile, poi, il tema della legge 199/2016 contro il lavoro nero e lo sfruttamento, la cosiddetta legge “anti caporalato”, una legge che “modifica e rinforza l’art 603 bis del Codice Penale e punisce non solo il caporale, ma anche l’imprenditore che si avvale dei suoi servizi”. Argomento a cui si è ricollegato anche Dario Fazzese, segretario Flai Cgil di Palermo che ha sottolineato come negli Sportelli della legalità, uno dei quali nato a Trapani e altro in fieri a Palermo, gli Enti Bilaterali possano avere un ruolo importante, provando a riportare il collocamento dei lavoratori agricoli in ambito pubblico e supplendo a quei “servizi” che il caporale offre alle aziende, come il trasporto e l’alloggio della forza lavoro. “Certamente – ha detto Fazzese – non possiamo tollerare che si formi il cosiddetto salario di piazza, fatto dai caporali e che varia da luogo a luogo, perché dobbiamo fare in modo che venga applicata la paga prevista dal contratto collettivo in maniera uniforme su tutto il territorio”. Dunque l’Ente Bilaterale, che però “i sindacati non hanno voluto trasformare in un soggetto di intermediazione per il lavoro”, come strumento di crescita per favore la formazione continua, la previdenza, la sanità integrativa. Certo, serve la contribuzione e per questo occorre che venga rispettata la legalità e i contratti previsti dalla legge, una decina di fattispecie in agricoltura anche se quello principale resta uno solo. Resta il fatto che c’è ancora molto da fare, perché la nostra agricoltura ha un tessuto ancora debole, caratterizzato da molte piccole imprese che si fa fatica a mettere a sistema.