ACIREALE – Un locale storico chiuso che ha trovato nuova vita grazie all’impegno comune di cittadini volenterosi. Un punto di ristoro e aggregazione restituito alla città, con la creazione di posti di lavoro e la valorizzazione di un bene architettonico destinato altrimenti all’oblio. E’ la cornice ideale, quella del bar Costarelli ad Acireale, per l’incontro “Cittadini protagonisti e cooperative di comunità”, promosso da Confcooperative Sicilia.
Il seminario si è svolto ieri pomeriggio alla presenza del presidente regionale dell’associazione Gaetano Mancini, del responsabile per la Cooperative di Comunità Giovanni Teneggi e della deputata regionale Angela Foti, vice presidente della III commissione ARS e relatrice del ddl 113, dedicato appunto alla cooperazione di comunità. Un incontro che è soltanto l’ultima tappa di un “mini-tour” divulgativo che nei giorni scorsi ha toccato Palermo – presso l’Assemblea Regionale Siciliana – Gangi (PA), Polizzi Generosa (PA) e infine il catanese con la tappa di Acireale.
Ad introdurre l’incontro, di fronte ad una folta platea, l’avvocato Mario Di Prima, presidente dell’Associazione Costarelli. “In questo luogo, un paio d’anni fa, un gruppo di cittadini si è riunito decidendo di riaprire un bar storico – ha detto Di Prima – ha pensato come fare, ha trovato la formula migliore e alla fine c’è riuscito. Abbiamo recuperato un marchio, parte fondamentale della storia di Acireale, creando un progetto di valenza economica ma che si interroga anche su come migliorare la città. Questo è il senso della cooperazione di comunità”.
Un concetto ribadito dal numero uno di Confcooperative Sicilia Gaetano Mancini: “I dati ci dicono che la nostra terra ha bisogno non soltanto di lavoro e sviluppo – pensiamo a quanti giovani sono andati all’estero negli ultimi dieci anni – ma anche di recuperare le aree marginali, mettendo in campo gli strumenti per invertire la tendenza. Le cooperative di comunità nascono laddove vi sono condizioni difficili, pensiamo ad esempio alle grandi periferie, dove lo Stato è molto spesso distante dal cittadino. E allora proprio il cittadino sceglie di organizzarsi, di tutelare il proprio territorio, di creare delle opportunità. Questo è il senso della cooperazione di comunità – ha concluso Mancini – che fa sì che il cittadino-abitante partecipi ai processi di sviluppo, diventandone protagonista e responsabile”.
Ad entrare nel dettaglio di questa nuova formula il responsabile per le Cooperative di Comunità Giovanni Teneggi. Che ha ripercorso alcuni casi emblematici che negli anni passati hanno visto affermare questo modello, soprattutto al nord. Su tutti quello di Succiso, in provincia di Reggio Emilia. Un borgo di sessantacinque anime che agli inizi degli anni Novanta, con la chiusura dell’ultimo esercizio commerciale, rischiava di diventare definitivamente un paese fantasma. Ma è allora che gli abitanti decisero di costituire una cooperativa, ha spiegato Teneggi, la prima cooperativa di comunità sorta in Italia. Oggi Succiso è un sistema partecipativo studiato anche all’estero. Il dirigente di Confcooperative ha concluso la sua relazione analizzando il caso di Acireale e le eventuali possibilità aperte in questo territorio dalla cooperazione di comunità.
L’ultima parte dell’incontro è stato dedicato alla presentazione, da parte dell’onorevole Angela Foti, del disegno di legge sul tema, calendarizzato all’ARS. “La cooperazione di comunità può essere un’opportunità straordinaria per questo territorio – ha detto l’esponente del Movimento Cinque Stelle – peraltro i principi di questa legge sono in linea con lo Statuto speciale siciliano. Sappiamo per esperienza che le cooperative che funzionano, e che durano, sono quelle dove la partecipazione dei soci è vera e sentita. Questo è il punto di forza della cooperazione di comunità. La nostra legge serve a coordinare gli strumenti normativi su questo tema, perché possa essere approcciato da quante più persone possibile”.