CATANIA – Ci sono le candele, ci sono i cittadini ma non è Sant’Agata. Anche se la folla che riempie la via Etnea per il corteo “Catania è viva, nessuno spenga la luce” – l’iniziativa messa in campo dalle strutture territoriali di Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Agci, Confcooperative, LegaCoop, Acli, UnICoop, Unci, Confindustria, Cna, ConfCommercio, Confesercenti, Uneba, Arcidiocesi di Catania, Unimpresa – è quella delle grandi occasioni.
A sfilare con le associazioni e i sindacati anche il sindaco Salvo Pogliese: “Credo che Catania stia attraversando il periodo più buio della sua storia – dice il primo cittadino – oggi più di ieri bisogna essere uniti nel tentativo di prevenire i rischi che il dissesto comporta per la nostra città. Sono convinto che Catania abbia energie e peculiarità che possono permettere un rilancio. Sono innamorato della nostra città e so che insieme ai sindacati, al mondo delle imprese, alle organizzazioni datoriali si potrà imboccare la strada giusta”.
Anche ConfimpreseCatania, associazione di medie, piccole e micro imprese, ha aderito alla manifestazione: “Il dissesto rischia di mettere in grandissima difficoltà tante imprese che hanno fornito beni e servizi al Comune di Catania, ciò potrebbe comportare anche una ulteriore perdita di posti di lavoro in una realtà socio-economica già in grande emergenza – ha dichiarato Giovanni Mirulla, presidente di ConfimpreseCatania -. Amministratori pubblici, imprenditori e rappresentanti dei lavoratori devono lavorare in sinergia nell’interesse di tutte le categorie. Auspichiamo, infine, che si proceda al più presto alla Commissione straordinaria che dovrà gestire i debiti pregressi del Comune di Catania e, al contempo, un celere e concreto intervento di Regione e Governo, affinchè alle preannunciate dichiarazioni di disponibilità e attenzione seguano fatti concreti”.
“Quello che temevamo è purtroppo accaduto – scrivono in una lettera aperta al Governo nazionale, a quello Regionale e alla Prefettura i segretari di CGIL, CISL, UIL e UGL (rispettivamente G. Rota, M. Attanasio, E. Meli, G. Musumeci), i presidenti di CONFCOOPERATIVE SICILIA, LEGACOOP SIC. OR.LE, UNICOOP, UNEBA e AGCI (G. Mancini, G. Giansiracusa, E. Contarino, S. Caruso, S. Strano) e di CONFINDUSTRIA, CNA, CONFCOMMERCIO, CONFESERCENTI (Biriaco, F. Franceschini, R. Galimberti, F. Guzzardi) – Il dissesto finanziario del Comune di Catania, che fino a qualche tempo fa sembrava un’incognita, oggi è diventato una certezza con la decisione definitiva della Corte dei Conti ed è piombato come una mannaia in una grande città come Catania, nona città d’Italia e la prima metropolitana ad andare default, già fortemente provata dalla crisi dell’ultimo decennio”.
“Il rigetto del ricorso presentato dall’amministrazione – proseguono sindacati e associazioni – e la volontà di dichiarare il dissesto si è trasformato in un incubo per la quotidianità ed il futuro di circa diecimila lavoratori interessati tra diretti e dipendenti dalle Partecipate, oltre che per i dipendenti delle imprese creditrici che rischiano in tal modo di fallire. Sono a serio rischio i servizi sociali a domanda individuale e quelli essenziali: asili nido, assistenza anziani e disabili, assistenza educativo assistenziale, con le cooperative già provate da ritardi gravi sugli accrediti, i cui lavoratori hanno dimostrato dedizione e senso di responsabilità nel mantenere vivi i servizi per tutta la cittadinanza e la stessa area metropolitana. Qui le cooperative sociali e gli enti del terzo settore sono sicuramente i più penalizzati, considerato che la voce del costo del lavoro rappresenta oltre il 90% del totale. Ricordiamo che Catania è una città che, pur avendo 315.000 abitanti, offre servizi a circa 800.000 persone che tutti i giorni si recano in città per usufruire delle prestazione di natura, sociale, sanitaria, didattica e culturale”.
“Ancor più grave il ritardo degli stipendi dei dipendenti comunali e della Catania Multiservizi – recita ancora la lettera – per cui oltre quattromila lavoratori non riescono più a garantire il reddito delle loro famiglie, pur dovendo portare avanti le funzioni amministrative che in caso contrario paralizzerebbero la città. Le ripercussioni presto andrebbero a sconvolgere anche i servizi dell’igiene ambientale. In questa situazione riteniamo gravissimo anche che venga messo a rischio il futuro dell’Istituto Vincenzo Bellini, nel delicato periodo di transizione verso la statizzazione. A rischio anche il percorso di stabilizzazione dei precari storici del comune di Catania che, da circa 26 anni, garantiscono il funzionamento di uffici e servizi comunali. E’ una intera economia che si neutralizzerebbe, in una città che ha tante bellezze e potenzialità e per cui non è accettabile che le conseguenze del dissesto ricadano sui lavoratori che svolgono quotidianamente il proprio lavoro e che non hanno nessuna responsabilità di quanto sta accadendo a questa città”.
“Anche per questo, al Prefetto di Catania che ci legge per conoscenza – continuano i sindacati e le associazioni – esprimiamo la nostra preoccupazione per le tensioni che stanno maturando e che potrebbero presto portare a conseguenze drammatiche per migliaia di famiglie catanesi. CGIL, CISL, UIL, UGL insieme a Confcooperative, Legacoop, Unicoop, Agci, Confindustria, CNA, Confcommercio, Confesercenti ed Uneba non vogliamo tutto questo, perché crediamo che sia possibile trovare soluzioni che possano riaccendere la speranza della nostra bellissima città; perché, al di là del fallimento dell’intera classe dirigente politico amministrative dell’arco degli ultimi 20 anni, Catania è una realtà viva ed ha tutte le energie e le potenzialità per risorgere da questa condizione di asfissia. Pertanto, chiediamo ai Governi nazionale e regionale di intervenire urgentemente, così come per altre grandi città italiane, innanzitutto con aiuti economici, per affrontare l’immediata crisi di liquidità e consentire al comune di garantire l’ordinaria amministrazione. Gli interventi economici devono essere tali da garantire salari ai dipendenti comunali ed alle cooperative sociali, nonché il funzionamento dei trasporti, dei servizi sociali, delle manutenzioni e di poter espletare le gare per i rifiuti e liquidare le aziende private creditrici”.
“Auspichiamo che, dopo il pronunciamento negativo della Corte dei Conti, la politica possa agire con senso responsabilità – conclude la lettera – Per questo riteniamo indispensabile che tutti gli schieramenti, raggiungano il giusto raccordo per trovare soluzioni urgenti ma anche a medio termine in cui si possano individuare tutti gli strumenti possibili per il superamento di questa grave crisi economica”.