C’è un convitato di pietra in ogni discussione sul futuro e lo sviluppo della Sicilia, ed è la condizione terminale delle strade e delle infrastrutture dell’isola. Un problema antico che torna d’attualità ogni volta che una tragedia – ultimamente quella del ponte Morandi di Genova, costata la vita a 43 persone – ci ricorda che potremmo essere i prossimi. Ma qual è la condizione reale della rete stradale siciliana? Di quali interventi necessita per essere messa in sicurezza? E a chi compete la realizzazione e il controllo su questi interventi? Hashtag Sicilia ha cercato di chiarirsi le idee interpellando rappresentanti della scienza, dell’impresa e della politica. E il quadro che ne esce non è certamente roseo, sebbene qualcosa sembri muoversi all’orizzonte.
CENSIRE LE STRADE – “Tutta la rete stradale italiana necessita di interventi, sopratutto i manufatti più ‘sensibili’ come ponti, viadotti, cavalcavia e sottopassaggi – dice l’ingegnere Maurizio Schillaci, titolare di un’importante studio catanese – si tratta di opere realizzate in buona parte negli anni Cinquanta e Sessanta, il cui ‘ciclo vitale’ volge ormai al termine e che necessitano di interventi importanti o addirittura di demolizione e ricostruzione. Anche per quanto riguarda il ponte Morandi, per esempio, erano state individuate delle criticità, ed infatti la società Autostrade aveva programmato degli interventi. Purtroppo la tragedia è arrivata prima”.
Il primo passo, spiega l’ingegnere, è quello di “mappare” il patrimonio stradale siciliano individuando anche gli enti di competenza, Comuni, Province, Regioni, Stato e privati: “Una volta compiuto questo ‘censimento’ e stabilite le priorità d’intervento – prosegue Schillaci – bisognerà stanziare le risorse economiche necessarie, mettendo dove possibile a reddito le infrastrutture. L’ideale sarebbe istituire un Ente apposito, una sorta di authority indipendente con il mandato di vigilare sulla condizione delle strade. E’ un’operazione che ad occhio necessiterà di anni, e che non riguarda la sola Sicilia”.
Anche se la nostra terra ha le sue specificità, inutile nasconderlo: “Se la rete infrastrutturale italiana presenta molte criticità, quella siciliana ne presenta di più – ammette l’ingegnere – oggi le norme tecniche prevedono criteri di sicurezza e legalità stringenti, mentre nei decenni passati spesso non era così, e questo può avere un’incidenza anche sull’aspettativa di vita delle nostre strade. Se a questo si aggiunge la sclerotizzazione del sistema dei controlli, con funzionari assegnati in pianta stabile senza un minimo di rotazione e avvicendamento, si ha il quadro della situazione a cui siamo arrivati”.
BASTA PASSERELLE – Questi i problemi tecnici, che si ripercuotono giocoforza sul tessuto economico siciliano. Ma non solo: “Sono l’incolumità e la libertà di movimento di tutti gli individui ad essere in gioco – chiarisce l’imprenditore Giuseppe Glorioso, titolare dell’omonima impresa per la grande distribuzione di prodotti di macelleria con sede centrale a Nissoria, in provincia di Enna – e questo dovrebbero tenerlo presenti coloro che hanno responsabilità politiche e amministrative sulle infrastrutture, senza dover aspettare necessariamente una tragedia come quella di Genova”.
Ma la condizione delle strade rappresenta un serio problema anche dal punto di vista commerciale, conferma l’imprenditore: “Noi movimentiamo mezzi in tutti Italia, ed è chiaro che notiamo la differenza tra la Sicilia e il Piemonte – spiega – La rete stradale al nord è più efficiente, e non soltanto per motivi geofisici. Poi va detto che in assenza di manutenzione nessuno può dirsi al sicuro, come hanno dimostrato i fatti recenti. E non dimentichiamo che siamo la Regione in cui è crollato uno dei primi viadotti – quello sulla Catania-Palermo, nel 2015 – e solo per combinazione non vi furono morti. Come al solito la politica fece le sue passerelle, ma dopo tre anni il collegamento è ancora interrotto e quasi non se ne parla più”.
Per Glorioso la messa in sicurezza del patrimonio stradale siciliano non è più rinviabile: “Non possiamo pensare che solo qualche settimana fa proprio sulla Catania-Palermo due giovani sono morti soltanto perché non esiste una corsia d’emergenza da utilizzare quando la macchina va in panne – denuncia – quell’intervento andrebbe fatto il prima possibile, ma dovrebbe essere accompagnato anche da una maggiore consapevolezza da parte degli automobilisti. Troppe vite sono state spezzate, ad esempio, dall’uso dei telefonini alla guida. La sicurezza delle strade è importante, ma serve anche la testa”.
“SUPERARE IL CAS” – E la politica? Non sta con le mani in mano, a sentire la presidente della Commissione Ambiente e Trasporti all’ARS Giusy Savarino: “Con la ripresa dei lavori d’Aula, a metà settembre, faremo il punto della situazione – spiega – Ci arrivano spesso segnalazioni di criticità, sia da parte dei cittadini che di amministratori locali. La novità è che il Presidente Musumeci, prima che succeda qualcosa di tragico, si sta occupando di lanciare un monitoraggio di infrastrutture, ponti e viadotti che possano comportare pericoli”.
Nella strategia del governo regionale tutto ciò passa sopratutto dal superamento del CAS (Consorzio per le Autostrade Siciliane). “Puntiamo ad istituire un unico ente regionale con competenza su tutte le infrastrutture e le autostrade – prosegue Savarino – Abbiamo ereditato un CAS con gravi problemi non solo economici ma anche gestionali. L’ANAS ha delle competenze tecniche che permetteranno di razionalizzare il processo di controllo”. E per quanto riguarda i tempi? “Dobbiamo sederci intorno ad un tavolo con l’ANAS, valutare bene ogni aspetto ed anche il valore delle autostrade che il CAS porterà in dote”.
Ma la maggioranza vanta già qualche risultato concreto: “Per la prima volta abbiamo chiesto e ottenuto dall’ANAS di spostare notevoli finanziamenti proprio per la manutenzione delle strade – prosegue la Presidente della Commissione Trasporti – Solo sulla Palermo-Catania sono stati individuati 800.000 euro che verranno utilizzati esclusivamente per la manutenzione. E così per molte altre strade. E’ un aspetto importante perché evita di aspettare ogni volta la tragedia. La Regione deve tornare ad avere un ruolo di controllo e di input alla quale negli ultimi dieci anni ha abdicato. Noi stiamo cercando di invertire la rotta“.