CATANIA – E’ stato un lungo sabato al Porto di Catania, dove si è svolta una manifestazione regionale per chiedere lo sbarco degli oltre centocinquanta migranti ancora a bordo della nave “Ubaldo Diciotti” della Guardia costiera italiana.
Il caso è quello rimbalzato sui media nazionale e internazionali nei giorni scorsi: dopo alcuni giorni di navigazione la nave carica di profughi era attraccata presso il Porto etneo, senza che tuttavia il Governo autorizzasse i suoi ospiti a sbarcare. Sullo sfondo lo scontro tra l’Esecutivo – e in specie del Ministro dell’Interno Matteo Salvini – con l’Unione Europea e le sue politiche di accoglienza e ridistribuzione dei medianti. Uno scontro risoltosi con un nulla di fatto dopo il vertice di ieri a Bruxelles, e con i migranti tuttora “prigionieri” a bordo della “Diciotti”.
Già nei giorni scorsi le manifestazioni si erano rincorse al varco 4 del Molo di Levante, con un florilegio di volontari, associazioni e personalità politiche venute a sincerarsi delle condizioni dei profughi e chiederne lo sbarco. Un confine sottile, quello che separa la presenza dalla passerella, come denunciato sopratutto sui social dagli attivisti di entrambe le parti. Tra i più criticati gli esponenti del Partito Democratico, mentre il Presidente dell’ARS Gianfranco Micciché, leader di Forza Italia in Sicilia, è riuscito a guadagnare le prime pagine dando dello “stronzo” a Ministro dell’Interno. Tutto in vista della manifestazione di oggi, che ha chiamato a raccolta manifestanti da tutta la Sicilia al grido – con tanto di hashtag – di #FacciamoliScendere!
La gente comincia ad arrivare alla spicciolata intorno alle diciassette, mentre un imponente cordone di Polizia e Carabinieri controlla l’ingresso del varco. Più avanti le macchine della Finanza e un naviglio della Guardia costiera che fa la spola da una parte all’altra del molo. In fondo la “Diciotti” e i suoi ospiti. Sventolano bandiere di sindacati, movimenti, partiti. Ed è qui che si consuma una delle scene meno belle della serata, quando un gruppo di manifestanti di estrema sinistra – su di loro le bandiere di Potere al Popolo – si scontrano a parole e poi a spintoni con alcuni attivisti del Partito Democratico che osano sventolarne la bandiera. Il tafferuglio viene ricomposto mentre qualche “bravo” impedisce ai cronisti di filmare (inutilmente). Nel frattempo iniziano gli interventi sul palco e la manifestazione entra nel vivo.
Come annunciato nel pomeriggio, diciassette migranti vengono fatti sbarcare per motivi di salute. Tra questi alcune donne che secondo i controlli sarebbero risultate oggetto di violenze. Mentre avviene lo sbarco, la sorpresa: quattro di esse decidono di non scendere per non abbandonare i compagni a bordo. La folla ancora accalcata sul molo, intanto, non sta con le mani in mano. Intorno alle venti si tenta di sfondare il cordone delle Forze dell’ordine per accedere al molo. La Polizia in tenuta antisommossa carica, mentre si parla di alcuni attivisti che starebbero cercando di raggiungere la “Diciotti” a nuoto.
Ma la sorpresa arriva quando il molo inizia a spopolarsi e la gente ad avviarsi alle case che dopotutto la aspettano. Com’era nell’aria, il Ministro dell’Interno Matteo Salvini è indagato dalla procura di Agrigento. Pesanti i reati contestati all’inquilino del Viminale: sequestro di persona, arresto illegale e abuso d’ufficio. A comunicarlo la stessa Procura, che pur non citando Salvini precisa che gli atti verranno trasmessi al tribunale dei ministri. Ad essere indagato è dunque un componente dell’Esecutivo, e nel pomeriggio era stato lo stesso Salvini a confermare che la Procura guidata da Luigi Patronaggio avesse chiesto le sue generalità. Ad essere indagato anche un Capo di Gabinetto.
La notizia non sembra preoccupare l’interessato, che da un comizio in Nord Italia annuncia la volontà di difendersi dalle accuse e, finalmente, lo sbarco dei migranti a bordo della nave. Ad ospitarli, come confermato in serata dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, saranno la Conferenza Episcopale Italiana, l’Albania e l’Irlanda. Ma sull’immigrazione la partita resta aperta.