“Dopo il non ambito record di caduta ponti conquistato dalla Sicilia con il ponte di contrada Scorciavacche collassato dopo appena 10 giorni dalla sua inaugurazione, apprendiamo dai media nazionali che, da uno studio dell’Università di Bologna sul rischio crolli del patrimonio edilizio privato nazionale, la Sicilia si colloca, in questa disgraziata classifica, al secondo posto con un 26,2% di edifici pericolanti od in pessime condizioni manutentive dietro solo alla ‘più disastrata Calabria’ che vanta un 26,8%. Chiaramente le regioni più virtuose risultano essere quelle del nord con l’ultimo posto occupato dal Trentino con appena il 10,7% di edifici in cattive condizioni manutentore”. Lo scrive in un comunicato dalla Direzione Sinalp Sicilia composta da Andrea Monteleone, Gaetano Giordano e Ignazio Parrinello.
“Contemporaneamente però a questi dati tremendi, che fotografano una situazione disastrosa specialmente nel meridione – prosegue la nota – si contrappone l’evidenza che da quando è stata abolita l’ICI, che incideva nelle tasche degli italiani per circa 9 miliardi di euro l’anno, con le nuove imposte che riguardano i beni immobili e cioè IMU, TASI, e TARI il prelievo fiscale è schizzato a ben oltre i 30 miliardi di euro annui su base nazionale. Visti i numeri sorge spontaneo pensare che i cittadini e in special modo quelli del sud, che mediamente possiedono un reddito medio pro capite più basso, hanno dovuto scegliere tra la manutenzione delle proprietà immobiliari od il pagamento delle imposte ad uno Stato che si dimostra sempre più vorace causando, conseguentemente, il deperimento strutturale del bene simbolo degli italiani”.
“Non contenti di ciò – scrive ancora il direttivo di Sialp Sicilia – solo all’approssimarsi dell’apertura del nuovo anno scolastico e comunque solo dopo la strage di Genova, i nostri rappresentanti politici si sono accorti che anche gli edifici scolastici nella loro quasi totalità non hanno la certificazione antisismica e non sono a norma sulla sicurezza strutturale ed impiantistica. A pochi giorni dall’inizio dell’anno scolastico il Sindaco di Messina ha deciso di chiudere, nel suo territorio, tutte quelle scuole che non garantiscono gli standard minimi di sicurezza, cioè quasi tutte. Oltre a tale plateale azione nulla si era mosso fino alla tragedia di Genova. Da quel momento in poi, come un formicaio calpestato, i nostri saccenti politici ed amministratori si sono risvegliati dal loro letargo cronico e incominciano a proporre soluzioni, anche tra le più fantasiose, probabilmente per proteggere le loro terga in caso di qualche purtroppo annunciata sciagura”.
“Riconosciamo la buona volontà del Governo Musumeci che ha provveduto per tempo a finanziare gli enti locali per la messa in sicurezza degli edifici scolastici ma solo questo non è sufficiente a garantire gli standard minimi ai nostri ragazzi che si recheranno a scuola. Quindi invitiamo il Presidente a predisporre una task force di tecnici qualificati che sia in grado, in pochi giorni, di effettuare i sopraluoghi presso tutte le scuole dell’isola per costatarne i reali interventi finanziati ed i livelli di esecuzione raggiunti. Altra nota dolente che siamo costretti nuovamente ad evidenziare in questa estate maledetta riguarda le condizioni di degrado delle strade ed autostrade siciliane”.
“Subito dopo la tragedia di Genova avevamo prontamente denunciato lo sfascio della rete viaria siciliana come già altre volte fatto in passato e tra l’altro ricordavamo che grazie alla nostra azione e grazie all’intervento di alcuni gruppi politici presenti nel Parlamento Siciliano si era scongiurato il tentativo di ‘regalare’ il CAS (Consorzio Autostrade Siciliane) all’ANAS con il rischio di perdere i livelli occupazionali attualmente presenti e con la nascita del nuovo ente gestore, la certezza dell’inasprimento dei pedaggi non solo nelle tratte già a pagamento ma anche nella restante rete autostradale ed a Scorrimento Veloce. Così facendo si danneggerebbe la già fragile economia dell’isola che non riuscirebbe più ad essere competitiva con i propri prodotti nel resto del paese ed in Europa per gli alti costi di trasporto”.
“Nella passata legislatura anche l’On. Musumeci fu contrario alla nascita del nuovo ente di gestione in capo all’ANAS, oggi dopo i fatti di Genova ritorna in auge questo tentativo ed è proprio il Presidente Musumeci a presentarlo come un fattore di crescita e sicurezza della rete viaria siciliana. Vogliamo ricordare al Presidente che molto probabilmente la mancata manutenzione ordinaria e la mancata eliminazione tempestiva della frana che per ben 10 anni scivolava a valle sono state le cause del crollo del viadotto Imera sull’autostrada A19 gestita, guarda caso, proprio dall’ANAS. Il Sinalp Sicilia invita tutti i gruppi parlamentari regionali a proporre il potenziamento del CAS – concludono i membri del direttivo – affinchè torni a svolgere il suo ruolo istituzionale e se saranno evidenziate delle gestioni errate o peggio truffaldine dell’ente, sarà la Magistratura ad imporre il rispetto della legge. Non possiamo continuare a regalare le nostre aziende i nostri enti ed il nostro territorio a chi ha il solo obiettivo di fare lucro senza curarsi dell’interesse sociale, economico e della sicurezza del territorio e dei siciliani”.