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CATANIA – Dopo l’annuncio dato lo scorso martedì dal sindaco di Catania Salvo Pogliese e dal suo vice con delega al bilancio Roberto Bonaccorsi sul possibile dissesto del Comune di Catania – accertato dalla Corte dei Conti -, in questi giorni si sono succeduti vari commenti da parte di componenti dell’ex amministrazione comunale ma anche da parte dei sindacati e delle associazioni di categoria.
Il primo a commentare è stato, così come era prevedibile, l’ex sindaco Enzo Bianco che in una luna nota ha scritto:
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“Abbiamo massimo rispetto per la Corte dei Conti siciliana, ma la sua decisione appare ingiusta e sbagliata e tutta la città deve contrastarla con un doveroso ricorso a Roma alle Sezioni riunite della Corte stessa, come fatto in casi analoghi con successo da altri comuni. Se il Comune non ha subito il dissesto negli ultimi quindici anni, quando la città era al buio e i creditori non venivano pagati, a maggior ragione risulta incomprensibile che venga dichiarato oggi in una situazione finanziaria chiaramente migliorata rispetto 5 o 10 anni fa. Ecco perché ci sono tutti i margini per ribaltare questa decisione che Catania non merita.
Il dissesto sarebbe una mannaia per la città, che noi stessi abbiamo evitato di dichiarare quando ci siamo insediati nel 2013. Comporterebbe l’impossibilità di reperire finanziamenti per opere pubbliche, il drastico taglio dei servizi, a partire da quelli sociali, e la cancellazione di larga parte dei crediti vantati dai creditori e fornitori del Comune, con evidenti danni per tante piccole e medie imprese catanesi e per i loro dipendenti.
I giudici contabili di Palermo evidentemente non hanno ritenuto sostenibile il piano di risanamento in vigore, approvato nel 2012 dall’amministrazione Stancanelli, ma non hanno tenuto conto degli sforzi compiuti da Catania e dai catanesi in questi anni: il taglio dei trasferimenti nazionali e regionali (41 milioni in meno su base annua dal 2012), un’azione di trasparenza con l’emersione di centinaia di milioni di euro di debiti e contenziosi legali, l’azzeramento dei fitti passivi, la puntualità nei pagamenti dei dipendenti comunali e la diminuzione addirittura dell’80% dei tempi di attesa per i pagamenti ai fornitori.
Non possiamo consentire, quindi, che azioni virtuose come portare alla luce i debiti nascosti, pagare con puntualità, risparmiare soldi pubblici e rendere trasparente il bilancio, alla fine portino al dissesto: sarebbe un paradosso pericoloso e ingiustificabile. Superando chi in passato ha lavorato irresponsabilmente per il fallimento del Comune, adesso occorre difendere la città a tutti i costi. Per quanto mi riguarda mi impegnerò con forza e serietà, come sempre fatto sia nel ruolo di maggioranza che in quello di opposizione. Ho evitato in questi 5 anni come sindaco che la città andasse in dissesto e lavorerò anche oggi per il medesimo obiettivo e per il bene della nostra Catania. La città, dunque, si mobiliti per il ricorso e lavoriamo tutti insieme per salvarla dal dissesto”.
Alle parole di Bianco fanno eco quelle dell’ex assessore al bilancio Salvo Andò:
“Ci sono tutti gli elementi per contrastare le conclusioni della Corte dei Conti siciliana con un ricorso a Roma. La città ha fatto passi avanti evidenti in questi anni, cioè da quando fu sancito il predissesto, nato dell’enorme buco di bilancio realizzato nel 2003/2005, e fu approvato il primo di riequilibrio dalla giunta Stancanelli nel 2012.
Cosa non ha funzionato dunque? Certamente in questi anni il peso della crisi è stato principalmente sostenuto sulle spalle degli enti locali, solo per indicare una determinante variabile basti pensare al taglio dei trasferimenti che sono diminuiti di ben 41 milioni di euro: nel 2012 il comune di Catania percepiva dallo Stato 73 milioni e dalla Regione 31 milioni, tra il 2015 e 2016 i trasferimenti si sono ridotti rispettivamente a 40 e 23 milioni di euro. Il piano era dunque costruito con la previsione dei trasferimenti secondo il dato di quell’anno e per gli ami successivi, mentre abbiamo dovuto attuarlo con un taglio dei trasferimenti del 40 per cento. Ma oltre ai numeri basti anche pensare alle gravi difficolta finanziarie di Comuni importanti come Torino.
L’altro elemento é stato l’enorme massa debitoria che abbiamo portato alla luce con un’azione di trasparenza senza precedenti. Un esempio su tutti l’emersione di vecchi debiti fuori bilancio che abbiamo certificato e pagato grazie ai DL 35 e 78: ben 192 milioni di euro a 500 aziende creditrici del Comune, molte delle quali catanesi. Dal 2014, inoltre, abbiamo concluso transazioni per circa 40 milioni per contenziosi non considerati dal precedente piano. Tali negatività, peraltro, sono state da noi inserire nella rimodulazione del piano realizzata nel 2016.
Insomma il piano del 2012 era relativo a 527 milioni di euro, ma la cifra effettiva che la città ha dovuto affrontare riguardava ben 800 milioni. Il peggioramento dei conti evidenziato dalla Corte si riferisce, dunque, a tutte le criticità che abbiamo fatto emergere, oltre che alle nuove normative del bilancio armonizzato in vigore da quest’anno, che hanno inciso in maniera determinante sugli accantonamenti e sul calcolo del Disavanzo, comunque ampiamente coperto dalla ripartizione trentennale in vigore di 551 milioni di euro.
Alle misure sopra esposte si aggiungono altre importanti azioni compiute in questi anni. Le spese per i fitti di uffici comunali, allegramente utilizzate nel passato, sono passate da 6,3 milioni del 2013 a 2,2 nel 2018 e l’anno prossimo si azzereranno definitivamente. I tempi di attesa per i pagamenti dei fornitori dei comune soni passati da ben 476 giorni a 86. Contrariamente al passato, in questi 5 anni i dipendenti del Comune sono sempre stati pagati con estrema puntualità il 27 del mese. Dopo il pronunciamento della Corte dei conti Siciliana, ribadisco quanto ho costantemente ripetuto per tutto l’arco della mia esperienza , non ci si può dividere sul tema del dissesto tra pro e contro e meno che meno rimpallare le responsabilità; occorre che tutte le forze politiche , tutta la città faccia quadrato per evitare che il pronunciamento della Corte sia definitivo e decreti la morte economica e sociale della Città.
La parte politica ha il dovere di adoperarsi in tutte le sedi per far valere le fondate ed argomentate ragioni di Catania e chiedere , se possibile, un intervento forte del Governo e del Parlamento col supporto dell’ Anci.
È inconfutabile che in questi anni si siano fatti evidenti passi avanti; il Comune può formalizzare il ricorso ed evitare il dissesto. Occorre che tutta la città lavori per questo obiettivo con determinazione e in modo unitario”.
Parole che il nuovo
assessore al bilancio Roberto Bonaccorsi – che era assessore nella giunta Stancanelli e che è il ‘papà’ del piano di rientro citato da Bianco e Andò – non ha proprio digerito queste dichiarazioni e a stretto giro ha dichiarato:
“A fronte del rispettoso atteggiamento tenuto dal sindaco Pogliese e dal sottoscritto per il traumatico evento del dissesto finanziario, lasciano sinceramente stupefatti le dichirazioni dell’ex sindaco Bianco e dell’ex assessore Andò. Forse il silenzio sarebbe stato più appropriato anche alla luce dei contenuti della delibera della Corte dei Conti e indurre i protagonisti degli ultimi anni di governo a maggiore cautela. Non mancheranno le sedi del confronto con la città, in primis in consiglio comunale, per individuare errori, responsabilità e modalità di gestione”.
Sulla vicenda è intervenuta anche la CNA etnea che scrive:
«È grande la nostra preoccupazione in merito alla dichiarazione di dissesto del Comune di Catania da parte della Corte dei conti regionale. Al di là dell’enorme cifra indicata dai magistrati contabili, quasi un miliardo e 600 milioni, che di certo rappresenta un macigno non da poco per il futuro della città, ci allarmano in particolare i 200 milioni di crediti delle imprese che potrebbero essere saldati solo in minima parte, causando il tracollo di molte aziende e la conseguente scomparsa di posti di lavoro.
Inoltre, è da valutare anche come il dissesto possa comportare la perdita di nuove, importanti, opportunità di sviluppo, una contrazione nel reperimento di risorse, una
complessiva diminuzione dell’attrattività di Catania per chiunque volesse investire.
Le ricadute colpiranno tutti, anche nel semplice status di cittadino, magari non tanto nelle aliquote fiscali, già da anni tarate al massimo, ma sicuramente nella qualità dei servizi. I disagi saranno molteplici, specie per i meno abbienti, già provati da anni di incessante crisi economica. Chiediamo dunque all’amministrazione Pogliese, certo assolutamente incolpevole della situazione e pur tuttavia chiamata a gestire una delle pagine più drammatiche nella storia di Catania, di studiare a fondo il ricorso da presentare, tentando un’ultima “carta”, doverosa da giocare nell’ottica del bene comune».
Per l’UGL etnea “Nessuna novità, anche perchè si sapeva che la situazione non fosse delle migliori e che i giudici contabili non sarebbero di certo andati per il sottile nell’esaminare la condizione di bilancio dell’ente comunale, davanti ad una voragine di 1,6 miliardi di euro. Non possiamo però nascondere che questo è il risultato, nel recente passato, delle timide politiche di sviluppo e dell’assenza di rigore nella gestione della finanza pubblica locale. E ci dispiace essere stati nel tempo inascoltati, allorquando invocavamo maggiore attenzione e sobrietà. E’ una pesante batosta non solo sulla nuova compagine amministrativa, ma soprattutto sull’intera città che, adesso dovrà scontare un periodo di risanamento drastico ed incisivo. Come organizzazione sindacale crediamo si debba, ancor di più, lavorare insieme ed avviare indispensabili sinergie, allo scopo di trovare le soluzioni più idonee per far pesare meno questo macigno ai cittadini ed ai lavoratori e ci dichiariamo fin da subito a disposizione dell’amministrazione nell’interesse della città.”
CGIL, CISL e UIL chiedono al sindaco Pogliese di presentare un ricorso urgente e ben motivato a tutela dei catanesi, del loro futuro e del territorio. “Non possiamo versare lacrime e sangue per colpe antiche e, soprattutto, non dovranno essere i più deboli a pagare i prezzi più alti per poter risollevare la testa, tutti». Lo affermano Cgil, Cisl e Uil di Catania sulla delibera della Corte dei conti. Per i sindacati «da quasi una decina d’anni, i rappresentanti dei lavoratori offrono alle istituzioni locali, analisi e prospettive in vista, su tutti gli ambiti occupazionali e amministrativi, di ciò che sarebbe potuto accadere e che purtroppo oggi è accaduto. Adesso – aggiungono – crediamo che stringersi tutti assieme – associazioni, enti, movimenti, partiti,singoli gruppi di cittadini per trovare soluzioni concrete e sostenibili sia l’unico percorso possibile, senza particolarismi e con l’unico obiettivo di farcela. Catania deve farcela».
«Confidiamo nel sindaco Pogliese – concludono i sindacati – affinché con celerità si analizzino i contenuti delle motivazioni che la Corte dei Conti ha illustrato e che, attraverso la concertazione con tutte le forze della città, si trovino gli elementi per presentare ricorso. Catania non merita questa mortificazione”.
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