Sbarco in Sicilia, 75 anni dall’Operazione Husky: una serie di eventi per parlare di storia e turismo

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CATANIA – Occorre indebolire l’asse Roma-Berlino: la seconda guerra mondiale ha già creato troppe vittime e per trovare lo spiraglio giusto si decide di operare dalla Sicilia. Si programma tutto: il 10 luglio è il giorno scelto. È quello, appunto, dello Sbarco in Sicilia, grande svolta della guerra.

Non è semplice come operazione: Mussolini aveva dichiarato che chiunque avesse provato a mettere piede sulle spiagge italiane sarebbe stato ributtato in mare.

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Dunque le operazioni che seguono lo sbarco non sono così facili: scontri durissimi, con i militari che cercano di resistere. I britannici che hanno preso la strada di Catania devono affrontare una feroce resistenza mentre gli statunitensi sono diretti verso Palermo.

La dimostrazione di forza è impressionante: 600 carri armati, 14mila veicoli e 160mila uomini. La Sicilia è invasa in 38 giorni e accelera la resa dell’Italia che si conclude con l’armistizio di Cassibile l’8 settembre.

Un evento dalla portata storica impressionante che anticipa di 11 mesi un più famoso sbarco, quello in Normandia avvenuto nel giugno del 1944.

Per celebrare questo 75esimo anniversario – e per approfondire anche il tema del turismo legato a questo particolare interesse storico e culturale – è stata approntata una serie di eventi che si è aperta questa mattina con un convegno, “Operazione Husky 10 Luglio 1943”, che ha visto la partecipazione di qualificati storici, saggisti, amministratori pubblici e operatori culturali privati.

Dai lavori di questa mattina, oltre a un aspetto prettamente storico, è emersa l’enorme potenzialità che il territorio siciliano offre in termini di luoghi della memoria contemporanea per una rilettura visiva dei reali contesto dove tali eventi si sono svolti.

“Questo settore turistico fa viaggiare i primi 4 messi e gli ultimi 4 mesi dell’anno: dobbiamo intercettare questi flussi perché la Sicilia è ricca di luoghi che possono raccontare la storia”, ha detto l’assessore regionale al Turismo Sandro Pappalardo che ha aggiunto: “lo scopo è quello di ripercorrere la storia del secondo conflitto mondiale attraverso i viaggi della memoria nei luoghi che videro contrapposti eserciti ma, ancora di più, nei luoghi che sono diventati simbolo di questo momento storico isolano”.

Oltre al convegno di questa mattina anche una serie di forum di approfondimento, la presentazione di un libro sui diari di guerra del fotografo Phil Stern e una mostra di sue fotografie inedite, la partecipazione alla Borsa del turismo storico militare a Milano e, infine, a dicembre, a Catania, la Mostra internazionale di modellismo storico.

Il ricco programma di eventi culturali per ricordare gli avvenimenti bellici in Sicilia nel luglio-agosto del 1943, a settantacinque anni di distanza, è stato realizzato grazie alla sinergia di enti pubblici e privati come la Regione siciliana, tramite l’assessorato al Turismo, l’Assemblea regionale siciliana, il Comune e la Città metropolitana di Catania, la cooperativa sociale Bios e la Fondazione Oelle. 

“Il Museo registra un limitato numero di visitatori, circa 26.000 l’anno contro i 350.000 del Museo di Caen in Normandia, mentre potrebbe essere una importate opportunità per incrementare il segmento del turismo storico, certamente di nicchia, ma non per questo meno importante perché andrebbe a completare e destagionalizzare l’offerta del territorio catanese che offre turismo balneare e invernale,  enogastronomico e culturale – sottolinea Salvo Pogliese, nella doppia veste di sindaco di Catania e della Città metropolitana-. E’ nostro intento, quindi, valorizzare il Museo e i suoi messaggi educativi. Nascerà una sinergia con altri musei, come quelli di Malta che registrano 3 milioni di visitatori l’anno. E c’è anche un doveroso e sentito omaggio alla memoria di quanti, quasi tutti giovani, persero la vita durante la campagna di Sicilia, soldati dei contrapposti eserciti, ma anche le tante vittime civili, che solo raramente vengono ricordate»sottolinea ancora Salvo Pogliese.

Proprio per la rilevante valenza culturale, storica e turistica, il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, con grande sensibilità, ha deciso di sostenere concretamente gli eventi commemorativi dell’Operazione Husky.

Riccardo Tomasello, presidente della cooperativa sociale Bios, che ha il compito di coordinare l’attività dei vari enti e i diversi appuntamenti commemorativi, evidenzia l’importanza di un così variegato programma culturale che estende nel secondo semestre dell’anno: «Siamo stati stimolati e guidati dalla passione personale di Salvo Pogliese per questa pagina di storia e da una citazione di Luis Sepulveda: “Un popolo senza memoria è un popolo senza futuro” »

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