Da luglio stop alla busta paga in contanti. L’esperto: “strumento estremamente positivo. Salate le ammende per chi non si adegua”

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Dal primo luglio stop alla busta paga in contanti: cambiano le regole e per i datori di lavoro scatta l’obbligo della tracciabilità dello stipendio previsto dall’ultima legge di Bilancio. Il divieto di pagamento dello stipendio in contanti punta a mettere fine alla pratica di ricattare i lavoratori costringendoli ad accettare buste paga di importo inferiore a quello ricevuto. Già oggi, è bene ricordarlo, la prassi, purtroppo non rara, di far firmare ai lavoratori buste paga false, costituisce un abuso che mina gli interessi economici ma anche la dignità dei lavoratori.

Per capire cosa succederà dal primo luglio e a chi si applicano le nuove regole abbiamo parlato con Giovanni Greco, presidente del Consiglio provinciale dell’Ordine dei Consulenti del lavoro. 

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Cosa cambia dal primo luglio? Si applica a tutte le categorie lavorative? 

“Dal prossimo 1° luglio, datori di lavoro e committenti saranno obbligati a procedere al pagamento delle retribuzioni, compresi gli acconti, esclusivamente attraverso una banca o un ufficio postale, con una delle modalità appositamente individuate dal Legislatore. Ricadono nell’obbligo tutte le tipologie di contratti di lavoro subordinato, le collaborazioni coordinate e continuative ed i rapporti di lavoro con i soci di cooperative. Sono esclusi, invece, i rapporti di lavoro domestico e quelli con la Pubblica Amministrazione. Pesanti le conseguenze in caso di violazioni: sul piano sanzionatorio, nel caso di utilizzo di mezzi diversi da quali espressamente previsti per il pagamento, è prevista una sanzione amministrativa pecuniaria da 1.000 a 5.000 €”

È davvero un modo utile per tutelare i lavoratori?

“Si tratta di uno strumento, a mio avviso, estremamente positivo in un’ottica di chiarezza nello svolgimento dei rapporti di lavoro e che, indubbiamente, faciliterà il compito degli organi di vigilanza deputati al controllo delle regolarità lavorative. Il Legislatore, inoltre, ha previsto che la firma apposta dal lavoratore sulla busta paga non costituisca prova dell’avvenuto pagamento della retribuzione. Ricordo, peraltro, che la giurisprudenza ha riconosciuto al lavoratore la possibilità, in sede processuale, di dimostrare che la sottoscrizione apposta sulla busta paga non costituisca la prova dell’avvenuto pagamento. Dal 1° luglio 2018 sarà invece, per legge, necessario provare il pagamento attraverso i mezzi espressamente individuati”.
Come potranno essere effettuati i pagamenti?
“I datori di lavoro o i committenti dovranno corrispondere ai lavoratori la retribuzione esclusivamente attraverso una banca o un ufficio postale, con una delle seguenti modalità: bonifico sul conto identificato dal codice IBAN indicato dal lavoratore; strumenti di pagamento elettronico; pagamento in contanti presso lo sportello bancario o postale dove il datore di lavoro abbia aperto un conto corrente di tesoreria con mandato di pagamento; emissione di un assegno consegnato direttamente al lavoratore o, in caso di suo comprovato impedimento, ad un suo delegato”.

Quanto è diffusa la pratica delle false busta paga?

“E’ una delle tante distorsioni del rapporto di lavoro, finalizzate ad abbattere illegalmente i costi. I Consulenti del Lavoro, consapevoli di rappresentare un presidio di legalità e  assuntori di un ruolo di equidistanza e terzietà rispetto alle parti, garantiscono da sempre il corretto svolgimento del rapporto di lavoro”.

È un modo per tutelare tutti quelli imprenditori che lavorano onestamente?

“L’imprenditore onesto e virtuoso non ha nulla da temere. Ripeto si tratta di uno strumento che rende maggiormente trasparente lo svolgimento dei rapporti di lavoro evitando il proliferare di comportamenti illegali e riprovevoli”.

 

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