Tutti i candidati alla carica di sindaco di Catania dichiarano di amare la città e di volere il bene dei cittadini, in particolare dei giovani disoccupati e dei meno abbienti. Tutti, attraverso i programmi presentati, i confronti (molto pochi in verità) e i numerosi soliloqui recitati davanti ai microfoni e alle telecamere dei media, hanno mostrato una buona conoscenza dei problemi che angustiano i catanesi. Con una differenza tra chi ha amministrato e chi ambisce ad andare ad amministrare: il sindaco uscente enfatizza (talvolta con qualche esagerazione) ciò che ha fatto e chiede di rinnovargli la fiducia per completare l’opera di rinascita, gli altri competitor, invece, denunciano (come è giusto che sia) le défaillance di chi ha guidato Catania e dicono che se avranno il voto dei cittadini costruiranno la città del sole, dove scompariranno come d’incanto tutti i problemi e tutti staremo meglio.
Quasi nessuno dei candidati mostra di avere una visione della città, un’idea precisa, un progetto in grado di prefigurare la città del futuro.
È importante dire che Catania, grazie alle sue bellezze paesaggistiche, ambientali e monumentali potrebbe vivere di turismo e di cultura; che la città ha risorse morali, talenti e intelligenze nel campo scientifico, della narrativa, delle arti e professioni che potrebbero farla grande; che è ricca di spirito imprenditoriale e di opportunità per chi vuole investire. Tutte cose verissime, assolutamente inconfutabili.
Nessuno però dei competitor spiega attraverso quali eventi, quali percorsi e quali risorse economiche attrarre più turisti (perché se si vuole che i turisti non facciano una toccata e fuga è necessario programmare grandi eventi, tenere sempre aperti musei e chiese, facilitare il movimento all’interno della Sicilia e curare la pulizia e l’ordine); né dice come fare in modo che i tanti talenti possano concretamente contribuire all’ascesa della città; né, infine, viene detto come attrarre gli investitori stranieri (pensare che il miracolo possano farlo solo gli incentivi per i nuovi assunti è pia illusione, in quanto i Paesi che hanno intercettato più investitori non hanno suonato un solo tasto, ma tanti tasti).
Che fare, dunque?
Catania ha innumerevoli problemi irrisolti, da quello del lavoro che non c’è, dei giovani che continuano ad emigrare – e della povertà che ha raggiunto livelli inimmaginabili – dell’abusivismo delle attività economiche che sta divorando l’economia legale e del degrado dei quartieri, non solo periferici; ma è certamente migliore di com’era cinque anni fa, e di questo (se si condivide il giudizio) va dato merito a chi l’ha amministrata. Tra gli sfidanti del sindaco uscente ci sono persone di specchiata moralità e di notevole spessore politico, con qualche idea molto interessante che potrebbe tornare utile per il futuro.
L’Etna è bella, con le sue vigne piene di grappoli, le sue ginestre e i suoi boschi è un luogo incantato che può assicurare ai visitatori della domenica, in particolare a quelli particolarmente stressati, rilassamento e rigenerazione. Il mare è bellissimo, con le sue acque ancora fresche – in qualche tratto della costa anche gelide – può soddisfare i suoi amanti e quanti soffrono il caldo afoso di questi giorni.
Quindi non vi invito a disertare la montagna e il mare, vi invito a coniugare un’eventuale gita fuori porta con il dovere di andare a votare.
Non solo perché il voto è un diritto, ma anche perché con il voto possiamo scegliere il candidato che ci ispira maggiore fiducia e nel contempo contribuire a cambiare le cose, naturalmente se vogliamo che queste davvero cambino.