SIRACUSA – L’eterno dramma delle infrastrutture siciliane, indietro di decenni rispetto al resto d’Italia, ha nell’autostrada Siracusa-Gela forse l’esempio più emblematico.
Domani, venerdì 1 giugno, aziende, maestranze e parti sociali si fermeranno in contrada Graffetta, nel tratto tra Ispica e Pozzallo, per partecipare ad una grande manifestazione di protesta indetta da tutte le sigle sindacali contro i ritardi dei pagamenti da parte del Consorzio Autostrade Siciliane.
Alla manifestazione aderiranno anche le delegazioni territoriali di CNA Siracusa e Ragusa. “I cantieri sono fermi dal mese di luglio perché le imprese non sono state pagate. Così i lavori per i lotti della costruenda autostrada Siracusa-Gela che da Rosolini portano a Modica si sono bloccati dal dopo ferie dell’estate 2017” spiega Innocenzo Russo, presidente di CNA Siracusa.
“È l’ultimo atto dell’ennesima opera pubblica iniziata e bloccata nel pieno del proprio svolgimento – prosegue Russo – una cronaca non nuova per il nostro paese (ed in particolare nel mezzogiorno) che trascina con sé il destino di un pezzo di territorio che ha un bisogno enorme di infrastrutture. Un pezzo del quotidiano regionale LA SICILIA del 12 maggio 1968 recitava a piena pagina “La Siracusa-Gela dovrebbe essere pronta nel 1973” e di quella eclatante affermazione non ci resta che il condizionale (almeno il giornalista ebbe scrupolo di ricordare che da noi va usato con dovizia)”.
“Ad oggi – continua il presidente di CNA Ragusa, Giuseppe Santocono – i lavori si sono fermati perché le imprese subappaltatrici devono percepire complessivamente 10 milioni e mezzo di euro. Un’attesa che dura da quasi 2 anni ma che adesso è sfociata nella manifestazione di protesta prevista per domani”.
“Vantiamo crediti ma siamo costretti a licenziare dipendenti e a subire decreti ingiuntivi dai fornitori perché non possiamo pagare – dicono i titolari delle 27 imprese che hanno svolto lavori per la Siracusa-Gela – ma il paradosso è che subiamo il marchio di soggetti debitori pur essendo debitori da parte del Consorzio Autostrade siciliane”.
E proprio il CAS (Consorzio Autostrade Siciliane) è al centro di questo dibattito sull’opera. Spiegano ancora Russo e Santocono che “lo scorso gennaio ha fatto visita al cantiere (fermo) il neo assessore regionale alle Infrastrutture Marco Falcone, con la promessa di un pronto sblocco ai pagamenti alle imprese. Ma da allora nessuna notizia con una situazione assurda legata alla società appaltatrice dei lavori. L’impresa che ha vinto l’appalto è la Cosige, raggruppamento al cui interno c’è un’altra società, la ‘Condotte’ per il 70% e la ‘Cosedil’ per il 30%. L’8 gennaio scorso Condotte ha presentato istanza di concordato preventivo a Roma annunciando il rischio di fallimento. In conseguenza il Tribunale di Roma potrebbe bloccare tutti i fondi, mettendo nei guai di conseguenza anche le imprese locali che hanno svolto i lavori in subappalto”.
L’emergenza, fanno notare dalle delegazioni di CNA di Siracusa e Ragusa, è dettata dal fatto che l’autostrada Siracusa – Gela deve arrivare ad Ispica entro febbraio 2019 altrimenti si perderanno i finanziamenti comunitari che intervengono nella infrastruttura.
I cantieri sono fermi da circa sei mesi. Alla base del ritardo ci sono i piani di rientro finanziario, contenzioso non ancora firmato, tra Cas, Regione Sicilia e Cosige e il Sal scaduto il 23 dicembre scorso, non rispettati come da impegno assunto tra le parti per un totale di quasi trenta milioni di euro.
“La questione – secondo Russo e Santocono – è molto chiara: bisogna da subito sottoscrivere un accordo sul contenzioso in atto che vale 22 milioni di euro e che consentirebbe di pagare le ditte dell’indotto, i fornitori e le maestranze; ridefinire un cronoprogramma dei lavori con l’indicazione del completamento dell’opera (prevista all’apertura dei cantieri al marzo del 2019) e avviare a completamento entro il febbraio del prossimo anno il tratto Rosolini – Ispica. Qui è necessario che Cas, Regione siciliana e Cosige si mettano d’accordo sul da farsi e sbloccare il cantiere allo stato ancora fermo. Rimane purtroppo aperta una fastidiosa partita in cui si misurano le responsabilità delle autonomie locali ovvero quella delle interferenze che ancora insistono lungo il tracciato, come gli espropri, che non consentono di tracciare l’assetto autostradale a quattro anni dall’inizio dei lavori”.
“Alla fine – concludono i presidenti di CNA Siracusa e Ragusa – occorrerebbe soltanto un po’ di buon senso e la consapevolezza che questa arteria ha priorità oggettive perché assiste un territorio che sta avendo una evoluzione di presenze turistiche molto importante e un sistema economico che sta cercando in tutti i modi di riemergere; l’infrastruttura è tuttavia prioritaria anche perché una volta iniziata non è minimamente concepibile l’ipotesi di lasciarla al suo destino, visto che il tracciato è del tutto sviluppato e non completarla per tempo farebbe perdere il finanziamento comunitario. Lasciandola come un’ennesima incompiuta siciliana, consegneremmo al territorio paradossalmente un ecomostro inutile e dannoso in luogo di un’opera fondamentale per il suo sviluppo”.