Questa notte ho fatto un sogno: una città bella, sicura e attrattiva, senza rovi e spino di Giuda

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Le imminenti elezioni amministrative di Catania e le aggressioni nei confronti dei vigili urbani nell’espletamento delle loro funzioni mi spingono a fare qualche considerazione sulla situazione di degrado di alcuni quartieri, anche del centro, e a formulare qualche proposta su cui richiamare l’attenzione di tutti i candidati. Prima considerazione: qualsiasi città, anche la nostra, senza il rispetto delle regole diventa violenta. E dove c’è violenza, diritti calpestati o negati c’è delinquenza. La delinquenza più pericolosa è quella che riguarda i settori dove circola più denaro, che attira inevitabilmente, purtroppo, non solo tanti disoccupati, ma anche e soprattutto le organizzazioni malavitose. Queste per portare avanti i propri interessi occupano il territorio e lo difendono con le unghie e con i denti, anche dagli eventuali concorrenti più che dalle stesse forze dell’ordine, le quali non sempre dispongono degli strumenti necessari per poter operare incisivamente in difesa della comunità.

E’ il caso del centro storico, delle zone attorno alla fiera e di alcune arterie un tempo fiore all’occhiello dei catanesi.

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Automobilisti alla ricerca di un posteggio che non riescono a trovarlo neppure nelle strisce blu e lasciano la macchina in seconda e terza fila causando caos e inquinamento acustico, veicoli in sosta vietata “custoditi” dai parcheggiatori abusivi che si sono, di fatto, impadroniti, in qualsiasi ora del giorno e della notte, di tutti gli spazi disponibili, financo di quelli posti alle uscite della metropolitana o in prossimità degli incroci.

Ma la vita dei cittadini non è minacciata solo dal fenomeno della sosta selvaggia e dai parcheggiatori abusivi, è minacciata anche dalla prostituzione dilagante, dai motociclisti che percorrono i marciapiedi, dagli automobilisti incuranti dei limiti di velocità, delle strisce pedonali e, talvolta, dei semafori, dall’invasione di bancarelle – dove si vende di tutto – di sedie e tavolini sui marciapiedi. Tanti cittadini si sentono disturbati anche dalla presenza di alcuni disperati che dormono sui cartoni sotto i portici di corso Sicilia, avvolti da qualche coperta rimediata grazie alla generosità dei cittadini. A me personalmente – e a tanti altri – questi pària suscitano solo una pena infinita, oltre all’indignazione per l’incapacità degli amministratori di riuscire a trovare una soluzione.

Seconda considerazione: i problemi anzidetti nascono a) perché non è soddisfatta la domanda di sosta dai pochi parcheggi regolari. E dal fatto che non se ne realizzano come si dovrebbe, soprattutto per i residenti e per quanti lavorano in centro (non tutti possono pagare sei euro al giorno di parcheggio), i quali per risparmiare affidano le vetture ai parcheggiatori abusivi; b) perché al di là dei tanti proclami e dei tanti appelli al rispetto della legalità e al senso civico si continua ad avere una certa indulgenza nei confronti dei parcheggiatori abusivi, dei venditori di merce contraffatta, degli automobilisti e dei motociclisti indisciplinati, una vera e propria tolleranza. Motivata, relativamente agli ambulanti di colore e ai parcheggiatori, con l’argomento che si tratta di poveri cristi che hanno “tutto il diritto” di portare a casa qualcosa da mangiare. È vero, tra i venditori di merci contraffatte e tra i parcheggiatori ci sono anche i poveri cristi, ma la stragrande maggioranza, ad esempio, dei parcheggiatori sono persone che hanno già un lavoro o soggetti che di questa attività hanno fatto una vera e propria “professione”. Incoraggiati in questo senso da gruppi criminali che assegnano loro le piazze e le strade dove operare, ricevendo in cambio una cospicua percentuale e o il controllo del territorio.

Che fare rispetto a questo stato di cose che alimenta sfiducia nei confronti delle Istituzioni e in chi le rappresenta? Nei confronti dei parcheggiatori abusivi purtroppo nulla può fare il Codice della Strada, a causa del fatto che le sanzioni previste sono assolutamente inefficaci. Ma se questo è vero è anche vero che nulla impedisce ai Vigili di richiedere l’intervento del carro attrezzi per rimuovere i veicoli in divieto di sosta che intralciano la circolazione. Nulla impedisce ai tutori dell’ordine nella lotta alla prostituzione di sanzionare i clienti delle lucciole. Non ci sono impedimenti di legge neppure per colpire i venditori di merci contraffate. Insomma, per rispondere al bisogno di sicurezza e alla domanda di quieto vivere dei cittadini è essenziale il rispetto delle regole. Regole che non si fanno rispettare attraverso blitz episodici – che lasciano il tempo che trovano – ma mediante un’azione costante da portare avanti nelle zone maggiormente esposte con robuste pattuglie interforze, a cui attribuire il compito di prevenire e reprimere, senza nessuna indulgenza e tolleranza.

L’ultima proposta che sottopongo ai candidati alla carica di sindaco della città ed ai candidati a Palazzo degli Elefanti nasce dal convincimento che le situazioni di degrado e di bruttezza determinano nei cittadini comportamenti di esaltazione del degrado stesso e spesso rappresentano un invito a comportamenti deplorevoli.

Da questo punto di vista credo che una seria politica di decoro urbano possa essere un antidoto anche rispetto alla violenza. Uno scudo di questo tipo a difesa delle cose belle e una maggiore attenzione all’estetica produce un’emulazione in senso positivo. Ciò è dimostrato dal rispetto che manifestano i cittadini catanesi sia nei confronti della più grande scultura in terracotta del mondo – la cosiddetta Porta della Bellezza, situata a Librino e realizzata per iniziativa del mecenate siciliano Antonio Presti – sia degli interventi di recupero e di arredo urbano di qualche piazza e alcune rotatorie effettuati recentemente dall’amministrazione Bianco. Di una politica fatta di disciplina, rispetto delle regole, legalità e decoro urbano ci avvantaggeremmo tutti, perché tali iniziative migliorerebbero anche le condizioni di vivibilità della città e potrebbero produrre un grande “ritorno” in termini economici e di immagine.

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