Nuove assunzioni alla Regione Siciliana: siamo sicuri che servono ai cittadini?

Ars
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PALERMO – In Sicilia sono oltre 14 mila i dipendenti regionali, un numero che potrebbe essere la somma dei dipendenti di 15 regioni italiane, 5  volte e mezzo piu’ del Veneto,  4,6 volte la Lombardia o 3 volte e mezzo il Lazio per intenderci.

Per non parlare dei forestali che in Sicilia ammontano a circa 28.000 mentre in Piemonte – dove nasce il Po e c’è 1 miliardo di alberi, 52 specie arboree e 40 specie arbustive  -sembrano sufficienti 406 forestali.

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Il costo dei soli dipendenti  è di oltre 800 milioni all’anno mentre per mantenere i forestali servirebbero circa 300 milioni l’anno. Le spese per il personale dell’ARS rispetto alle altre regioni fa ancora più impressione: ad esempio un commesso della Regione siciliana percepirebbe circa 3.746 euro al mese contro i 1.566 euro di quello della Lombardia.

E non finisce qui: i dipendenti regionali della Sicilia percepirebbero 16 mensilità contro le 13 dei colleghi lombardi; infine, in Italia su 1919 dirigenti regionali 1692 sarebbero in Sicilia.

Nonostante questi dati e un debito pubblico regionale di circa 8 miliardi di euro, il presidente di Palazzo dei Normanni, Gianfranco Miccichè, in occasione della manovra finanziaria, ha detto che “Gli uffici dell’Ars non esistono più, io l’ho detto, manca il personale e bisogna fare al più presto i concorsi”.

Nel frattempo, in Sicilia, sempre per la mancanza di personale restano chiusi i musei, le aree archeologiche e i luoghi di cultura.

Una situazione paradossale che meriterebbe di essere vista da un’altra prospettiva. Gli errori, gli orrori e le colpe della politica non posso ricadere sempre sui cittadini.

Evidentemente, se la produttività della Regione Siciliana è scadente  le assunzioni fin qui effettuate sono state sbagliate. Per questo, occorrerebbe scardianare un meccanismo che fin’ora ha prodotto solo guai per i siciliani. I giochi della politica siano a carico dei politici altrimenti si rischia di non uscire piu’ dalla fossa del clientelismo. Anzichè ingrossare le fila durante le campagne elettorali servirebbe dimagrarire un apparato inefficiente che fin’ora ha generato solo perdite.

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