Le liste di attesa troppo lunghe per le prestazioni sanitarie: Ricciardi (ISS) differenze inique tra Nord e Sud

- Pubblicità -

SICILIA – Le liste di attesa per le prestazioni sanitarie pubbliche rimangono una criticità che dura da anni nella nostra Regione. Secondo quanto si legge in una relazione del Comitato consultivo dell’Asp di Catania di qualche anno fa le responsabilità sono da ricercare anche negli inadeguati interventi della politica e delle istituzioni. Nel tempo, per la soluzione del problema si è assistito ad un rimballo di responsabilità assessoriali ed aziendali, autentica ennesima presa in giro degli utenti, i quali loro malgrado sono costretti a risolvere il problema solo ed esclusivamente mobilitandosi personalmente e soprattutto economicamente. E’ un sistema iniquo quello dei tempi lunghi per godere di prestazioni sanitarie, necessarie, – dichiarava l’Avv. Anile già Presidente del Comitato consultivo dell’Asp di Catania –  il che spesso dà adito a raccomandazioni e favoritismi e, quello che è più grave, a un sistema ingiusto e non uniforme nel Paese.

 

- Pubblicità -

Le lunghe liste di attesa sono una violazione dell’art. 32 della Costituzione – chiosava Anile – perché in effetti, con le attese, i cittadini sono costretti a subire; non possono fare prevenzione e spesso rinunziano alle cure compromettendo il loro diritto alla salute.”

 

A tutt’oggi pare che nessuna soluzione concreta sia stata ancora individuata, tant’è che secondo l’Assessore regionale alla Sanità Ruggero Razza per sottoporsi ad una colonscopia si deve attendere un anno (!)

 

Una situazione paradossale se si pensa a tutti i soldi pubblici spesi per promuovere la prevenzione. Inoltre, tale condizione oltre a violare il diritto alla salute non restituisce al cittadino un servizio che viene pagato piu’ volte, non solo con i contributi trattenuti direttamente in busta paga per il finanziamento del SSN ma anche nella polizza RCA.

 

Al Sud il tasso di mortalità per le malattie tumorali è infatti maggiore rispetto al settentrione – lo afferma il presidente dell’Istituto superiore di sanità (ISS), Walter Ricciardi, riferendosi al gap tra le regioni italiane in termini di salute ed efficienza delle prestazioni del Ssn. Ricciardi conferma che si tratta di differenze inique frutto di scelte politiche e gestionali. Secondo il presidente occorre un recupero di qualità gestionale e operativa del sistema, troppo deficitarie nelle regioni del Mezzogiorno, come ampiamente evidenziato nel Rapporto Osservasalute appena pubblicato.

 

Come sappiamo, per prenotare una prestazione sanitaria occorre rivolgersi al Centro Unico Prenotazioni. Il CUP  indirizza il cittadino presso la struttura ospedaliera in grado di erogare la prestazione nel minor tempo. Tuttavia, spesso, i tempi di attesa superano notevolmente quelli previsti dalle priorità che ricordiamo sono contraddistinte dai seguenti codici: U se si tratta di prestazione urgente da eseguire nel più breve tempo possibile e comunque entro 48 ore; B per visite e prestazioni specialistiche da eseguire a breve e cioè entro dieci giorni; D per prestazione differibile da eseguire entro sessanta giorni; P per prestazione programmabile entro180 giorni.

 

Per rimediare a tale inefficienza esiste però un rimedio: secondo quanto stabilito dal decreto legislativo n.124 del 1998, nel caso in cui l’appuntamento proposto dal CUP dovesse superare i tempi previsti dai codici,  il Ssn è tenuto a garantire la prestazione nel rispetto dei tempi attraverso l’intramoenia. In questa circostanza le spese dell’attività libero-professionale saranno a carico dell’azienda sanitaria mentre al paziente sarà richiesto solo il pagamento del ticket. Ma siamo sicuri che tale norma viene sempre rispettata?

 

 

- Pubblicità -