CATANIA – Infrastrutture carenti, burocrazia asfissiante, mancanza di interlocuzione politica. Sono le criticità con cui si confrontano ogni giorno gli imprenditori che costituiscono il tessuto produttivo vivo siciliano e catanese. E sono giocoforza i temi dell’intervista concessa ad Hashtag Sicilia da Riccardo Galimberti, presidente provinciale di Confcommercio.
Presidente Galimberti, molti osservatori parlano di ripartenza dell’economia, anche in Sicilia. Qual è la situazione sul nostro territorio?
Alcuni dati incoraggianti a livello nazionale non significano che su base territoriale e locale ci sia effettivamente una ripartenza. Secondo dati Confindustria il Pil nazionale è all’1,5%. Ma questo dato si concretizza in un +1,8% in Lombardia e in un – 0,6% in Sicilia. Questa si chiama recessione, altro che ripresa. E dipende da una serie molteplice di fattori. Noi abbiamo un problema strutturale. un ambiente che non si presta ad una rinascita economica.
Catania non è più la Milano del Sud?
Non lo è perché, oltre alla burocrazia asfissiante e alle difficolta per l’accesso al credito, abbiamo anche un problema infrastrutturale enorme. Vedi la situazione delle strade, della Zona industriale, ma anche la manutenzione dei centri storici. E ancora rifiuti, viabilità, sicurezza. Tutto ciò non permette di realizzare un luogo accogliente per la grande, la media e la piccola impresa. Questa è l’amara realtà.
E il comparto culturale e turistico, che negli ultimi mesi ha visto una crescita?
E’ vero che viviamo in un territorio di straordinaria bellezza, di grande ricchezza archeologica, etnografica ed enogastronomici. Ma anche lì – vedi il settore del turismo, che vede una risposta positiva – difettiamo in termini di accoglienza. Il turista viene, rimane estasiato da cerare cose ma viene deluso da altre. Noi non facciamo un’operazione corretta di marketing sul turismo affinché i visitatori possa tornare per periodi più lunghi o anche solo trasmettere feedback positivi ai propri amici e familiari.
Insomma non si vede la luce in fondo al tunnel.
A parte turismo e food and beverage, e a parte le start up innovative che hanno costi minimi, tutte le altre attività non godono di questo fritto per i problemi suesposti. C’è un problema di politica nazionale e regionale, che andrebbe affrontato seriamente. Non sono mai state realizzate, ad esempio, queste cosiddette “zone franche” che avrebbero dato uno spunto l’economia. Gli investimenti dei famosi “patti territoriali” ancora non si vedono. I commercianti, pur riducendo al minimo i propri costi di sopravvivenza con gestioni familiari, soffrono lo stesso.
Sono le imprese che costituiscono il tessuto produttivo vivo della nostra città.
Sono zavorrate da un eccesso di offerta e dalla concorrenza sleale, per esempio da parte dei centri commerciali, dalla contraffazione merceologica che in Italia è stimata tra i 7 e i 9 miliardi di euro. Avendo a che fare con questi mostri perversi e negativi il piccolo commerciante, che deve fare quadrare un bilancio tra mille balzelli e adempimenti burocratici, è ovvio che soffra.
La situazione non è semplice nemmeno per aziende più “attrezzate”.
Questa è la realtà. Noi attendiamo risposte dalla politica regionale e nazionale. Il Governo deve ancora farsi, non sappiamo quali saranno gli scenari futuri. E anche a Palermo la maggioranza è impallata. Questo stallo comporta forti negatività per le imprese.
Tra poco anche a Catania si voterà per le Amministrative. Cosa chiedereste alla politica cittadina, oltre che altri interlocutori regionali e nazionali?
Investimenti nelle infrastrutture, uno snellimento delle procedure burocratiche e l’uniformazione delle stesse. L’impresa edile che deve realizzare un cantiere trova procedete diverse in ognuna delle nove province siciliane. E poi c’è la difficoltà da parte delle Amministrazione di adempiere in tempi corretti alle fatture presentate dalle imprese.
Poc’anzi accennava alla situazione dei centri commerciali. In queste ore la vertenza Auchan di San Giuseppe La Rena preoccupa oltre cento famiglie.
L’errore sta a monte. Pertanto riguarda i centri commerciali sapevamo che si trattava di speculazioni edilizie che sono state portate a termine. le associazioni di categoria sono state parte attiva contro questo scempi, con ricorsi al Tar e provvedimenti giudiziari. Abbiamo protestato, segnalato, denunciato. Chi doveva dare i permessi – le famose Conferenze dei servizi – hanno aperto a tutto e a tutti senza creare vera occupazione”.
Accennava anche ai problemi della Zona industriale.
I nostri bravissimi imprenditori, che con mille sacrifici e investimenti spesso personali hanno costruito un minimo di successo, devono vergognarsi di incontrare partner internazionali ed esteri su questo territorio. Il posto dove vengono accolti è terribile. E’ mai possibile questo per una città civile che vuole crescere?