Ambiente e inquinamento: in Sicilia va sempre peggio

Muos Niscemi. Foto Coordinamento NoMuos
Foto pagina Facebook "No Muos"
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SICILIA – Il cielo della Sicilia non è piu’ lo stesso. L’aria, l’acqua e la terra sono state avvelenate. I boschi, le coste, i parchi, le pianure, le grotte, il mare, tutte le risorse naturali sono state stuprate, a volte con la complicità dei nostri governanti, insensibili a qualsiasi tipo di richiesta.

 

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Scarseggiano, infatti, i sistemi di monitoraggio ambientale, le bonifiche e nessuna attenzione è rivolta verso l’ecologia, a partire dal semplice smaltimento dei rifiuti urbani.

 

A Siracusa, già nel 1949 con la nascita del Polo petrolchimico, fu sacrificata in nome dello sviluppo industriale una delle coste piu’ belle al mondo, condannando la popolazione a un futuro di malattie e di morte. Dopo circa 70 anni, della sostenibilità ambientale non c’è ancora traccia. Le multinazionali continuano a depauperare indisturbate le risorse ambientali siciliane senza pagare alcun significativo dazio per la bonifica e il ripristino del territorio, anche dopo aver delocalizzato le loro attività e licenziato i propri dipendenti.

 

A Enna resta da risolvere l’enigma di Pasquasia. Il 30 Giugno del 1992, Leonardo Messina, uomo di mafia di San Cataldo, collabora con Paolo Borsellino e racconta di scorie nucleari a Pasquasia. Dopo la strage di via D’Amelio del 1992 nessuno si è piu’ preoccupato di tranquillizzare gli ennesi. Di certo c’è che furono condotte in gran segreto alcune indagini: la Procura di Enna e la Direzione Distrettuale Antimafia di Caltanissetta sui rifiuti radioattivi; la Guardia di finanza sullo smaltimento illecito di rifiuti. Inoltre, a destar sospetto, nel 1996 fu saldata la porta di accesso al sottosuolo di Pasquasia, e in un casolare abbandonato vicino la miniera di Bosco Palo, sempre in provincia di Caltanissetta, furono ritrovate delle bolle di accompagnamento di smaltimento rifiuti con data 1994.

 

A Catania, nella zona della piana, sarebbero circa 1.5 milioni di tonnellate le discariche illegali rinvenute da parte della Polizia. Secondo l’ARPA, all’interno di cave abusive risultano abbandonate migliaia di tonnellate di amianto e sottoterra sarebbero stati trovati fanghi industriali, rifiuti speciali e farmaceutici. L’eternit è ancora presente in città. Dello smog a Catania ce ne siamo già occupati a dicembre. I gas di scarico ammorbano l’atmosfera cittadina fino a tarda sera e la mattina l’odore prevalente sembra essere quello di diossina: ciò nonostante la città etnea non sembra essere dotata di una stazione fissa di monitoraggio, anche se la normativa lo imporrebbe. Secondo l’agenzia regionale, l’unico dispositivo presente nella provincia etnea si trova a Misterbianco. Il mare catanese continua a essere sporcato e reso non balneabile per la mancanza di idonei depuratori fognari.

 

L’inquinamento in Sicilia non riguarda, però, “solo” l’aria, l’acqua e la terra. Un killer silenzioso potrebbe insidiarsi nell’etere a causa delle altissime frequenze elettromagnetiche generate dal MUOS a Niscemi, Caltanissetta.

Per evitare di “incidere negativamente sui rapporti tra Italia e Stati uniti” il MUOS sa da fare. Così nel 2012 inizia una lunga battaglia legale tra Governo nazionale e istituzioni regionali provenienti sopratutto dal mondo dell’associazionismo. Le revoche delle autorizzazioni statuite dal TAR per la costruzione del Muos vengono impugnate colpo su colpo dallo Stato. Nel 2016 le antenne del MUOS di Niscemi, installate nella Riserva naturale orientata Sughereta, diventanto operative.

 

Ma la guerra civile per la sicurezza delle persone e dell’ambiente non è ancora finita. Venerdì, dinanzi al Tribunale di Caltagirone, col rito ordinario, è iniziato un altro processo. Le accuse sono di abusivismo edilizio e violazione della legge ambientale per la costruzione del Muos.

 

Gli imputati sono Adriana Parisi, responsabile della “Lageco”, societa’ che hanno costituito l’Ati ‘Team Muos Niscemi’ vincitrice della gara del 26 aprile 2007, il direttore dei lavori Giuseppe Leonardi, e l’imprenditrice Maria Rita Condorello della “Cr Impianti srl”. Il processo si celebrerà il prossimo 18 aprile.

 

In attesa, sempre venerdì, sono stati assolti davanti al Tribunale monocratico Caltagirone perchè il fatto non sussiste un dirigente della Regione Siciliana e tre imprenditori accusati di abusivismo edilizio e violazione della legge ambientale. Imputati erano l’ex dirigente dell’assessorato all’Ambiente Giovanni Arnone, il presidente della “Gemmo Spa” Mauro Gemmo, e i titolari di due imprese di subappalti: Concetta Valenti e Carmelo Puglisi. La Procura aveva chiesto la loro condanna a un anno di arresto e 20 mila euro di ammenda ciascuno, oltre alla confisca della struttura. Venerdì è cominciato il processo ordinario con altri tre imputati. Secondo l’accusa, sostenuta dal procuratore Giuseppe Verzera l’impianto era stato realizzato “senza la prescritta autorizzazione, assunta legittimamente o in difformità da essa”.

 

A questo punto la domanda nasce spontanea: è lecito costruire in una riserva naturale orientata?

 

La Sicilia, terza isola piu’ bella al mondo, continua a essere violentata da certi conquistatori del malaffare che non appartengono solo alle classiche organizzazioni criminali.

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