CATANIA – Oggi un forte sole sta accompagnando la giornata dei catanesi: un sole che stride con il buio che ogni cittadino di questa città, di questa terra, di questa nazione si porta dentro. Oggi è il giorno del funerale di Dario Ambiamonte (le esequie si svolgono a Catania), di Giorgio Grammatico (a Trapani).
Oggi è un giorno di lutto cittadino: non tutti, però, se ne accorgono perché la frenesia, la routine prendono il sopravvento. E così vedi lo stesso giovani scorazzare in sella al motorino, cittadini litigare a uno stop per chi ha la precedenza, uomini e donne impegnati a fare la spesa, mamme che tengono vicini i figli rimproverandoli se si allontanano. E vedi figli che disprezzano questo rimprovero non vedendo l’ora di liberarsi per qualche ora dell’oppressione e dell’ansia genitoriale.
Figli che dovrebbero fermarsi a riflettere e discutere con il loro genitore perché oggi a Catania c’è lutto cittadino: madri e padri che dovrebbero insegnare ai figli cosa significa per un lavoratore perdere la vita nell’adempimento del proprio dovere e per salvare altre vite.
Riflettere. A volte manca. Manca il senso di aggregazione che dovrebbe fare comunità. La stessa, fatta per lo più di anziani che si ritrovano in piazza Duomo, che hanno tolto il cappello al passaggio del feretro, che battono le mani per salutare il passaggio di Dario, che si commuovono e che fanno una preghiera.
Serve una nuova educazione, che ci faccia fare a tutti un segno della croce, che ci faccia stare in silenzio evitando di cadere nella trappola della tuttologia, serve fare un passo indietro portando la mano sul cuore e ringraziando chi ha speso la vita per noi e chi ogni giorno rischia la vita per noi.
Il lutto cittadino non deve essere solo un atto formale: deve avere un contenuto. Anche lontano dal centro, anche nei luoghi dove il feretro non è passato. Anche nelle città dove non c’è il lutto cittadino ma dove serve riflettere.