CATANIA – Dalla ceramica al mondo. Può riassumersi così la conversazione di Hashtag Sicilia con Giovanni Mirulla, editore catanese che da anni tiene alta la bandiera delle riviste specializzate di ceramica in tutta Italia. Una guerra di trincea, spiega il commendatore ai nostri microfoni, oggi che le condizioni di mercato sono proibitive per tutta l’editoria e specialmente per quella di settore, complice una certa indolenza delle Istituzioni. Grandi fatiche, ricompensate però da grandi soddisfazioni. Grazie alle sue riviste Mirulla è divenuto di fatto un ambasciatore della ceramica italiana nel mondo. Ruolo suggellato dalla carica di presidente di ICMEA, l’associazione internazionale che riunisce gli editori del settore. Accanto a questo, Mirulla non ha dimenticato l’impegno associativo, guidando Confimprese Catania verso il rilancio.
Commendatore Mirulla, da più parti si parla di crisi della stampa e spesso superficialmente. Cosa significa, in un momento come questo, portare avanti un’attività di editore specializzato?
Proprio ieri mi è giunta notizia che la nostra unica concorrente, a Milano, sta cambiando titolo della testata per abbracciare altri campi, perché con la sola ceramica non ce la fa. Alla fine dell’anno scorso hanno chiuso altre tre testate cartacee. Alcuni trovano rifugio nelle edizioni online, ma per chi nasce nel cartaceo è l’inizio della fine. La verità è che la nostra editoria, che ha risvolti professionali e scientifici, viene deprezzata dalla stessa legge sulla stampa. Tutti i provvedimenti, ad esclusione degli abbonamenti postali, penalizzano la stampa specializzata che viene considerata un fatto pubblicitario, perché spesso viene mandata gratuitamente agli interlocutori.
Così si rischia la desertificazione di un intero settore editoriale.
Sebbene abbiamo fondato un’associazione nazionale di categoria, l’Anes, che ha sede presso l’Assolombarda a Milano e della quale per alcuni anni abbiamo espresso la presidenza – unica realtà presente a sud di Roma – non si riesce a ottenere nulla di più di ciò che già esiste nella legge sull’editoria. Tutti i contributi sono rivolti a riviste e giornali di informazione generalista. Per fortuna qualche anno fa sono stati esclusi dai finanziamento gli organi di stampa dei partiti. Ma la stampa specializzata rimane seriamente penalizzata.
Questo malgrado il ruolo che di fatto svolgete promozionando un’importante fetta dell’economia italiana in Italia e nel mondo.
Tenga presente che noi siamo presenti ogni anno a circa 30 fiere estere. Rappresentiamo settori produttivi dell’economia italiana esclusivamente con le nostre forze. I proventi pubblicitari sono ormai scarsi. Dal 2010 ad oggi – la crisi ha colpito il nostro settore un po’ in ritardo – abbiamo una perdita del 15-20% all’anno. Solo alla fine del 2016 l’emorragia si è bloccata. Ma per recuperare quanto perso finora ci vorrebbero altri dieci anni.
Entriamo nel dettaglio delle attività del suo gruppo. Voi dedicate diverse riviste alla ceramica, ciascuna con una storia e un’identità precise.
La nostra rivista storica è Bomboniera italiana, che ha rappresentato il mezzo d’informazione più importante in Italia nel settore del regalo, della bomboniera, della confetteria e della cerimonia in generale, rivolta agli esperti del settore. Pubblichiamo in 10.000 copie, in alcuni periodi arriviamo a stamparne 13-14.000. Pensi che solo alla fiera di Napoli, che è la maggiore fiera di settore, ne distribuiamo oltre 7000 copie.
Avete scelto di non fermarvi qui.
Nel 1990 nacque la rivista D’A, su design e artigianato con particolare riferimento alla ceramica. Infine nel 2010 abbiamo rilevato dal gruppo Sole 24 Ore, che la stava chiudendo, La Ceramica Moderna e Antica. Un vero e proprio salvataggio, visto che il Sole aveva deciso di dismettere tutte le riviste che non raggiungevano i 250.000 euro di fatturato annuo. La rivista era nata a Faenza, capitale italiana della ceramica, con la quale abbiamo un ottimo rapporto. La città ospita istituti di formazione, laboratori e musei, di cui noi pubblichiamo le guide. Una sinergia che ci ha spinto a salvare la rivista, la cui chiusura sarebbe stata uno sfregio per i faentini.
Per una volta è stata un’azienda del Sud a salvare una realtà del Nord, invece del contrario.
Esattamente. Purtroppo adesso non stampiamo più in Sicilia, non avendo degli stabilimenti tipografici in grado di competere con quelli del nord. In questo momento stampiamo a Brescia e a Trento. Il prodotto viene a costare il 15-20% in meno, il che fa la differenza tra pareggiare i conti ed essere in perdita.
Nel dicembre del 2016 lei è stato nominato presidente di ICMEA, l’associazione internazionale che raccoglie gli editori di riviste specialistiche sulla ceramica.
Con la ceramica siamo quotati a livello internazionale e ospitati ad eventi in tutto il mondo. Nel 1999 ad esempio, D’A rappresentò l’Italia nell’evento Ceramic Millennium ad Amsterdam. Nel 2004, in Cina, nacque l’ICMEA, fondata da una decina di editori. Alla presenza di Ichi Hsu, professore a Pechino e ricercatore NASA, tra gli sviluppatori dei rivestimenti ceramici utilizzati in astronautica. Lui è divenuto segretario generale di ICMEA. Ogni tre anni abbiamo un convegno in Cina. La mia sfida, dopo aver ricevuto l’incarico di presidente nel 2016, è stato di riportare l’ICMEA in Italia.
Quando si terrà la manifestazione?
Già nel 2009 abbiamo organizzato la manifestazione nel nostro Paese. Si tratta di un educational che toccherà le città dell’arte ceramica in Italia dal 18 di giugno al 2 luglio, in un calendario di date che toccherà anche Catania, Nicolosi e Taormina, oltre naturalmente a Caltagirone. Ospiteremo editori, estimatori e semplici curiosi. La tappa fondamentale sarà a Faenza dove si terrà la sessantesima edizione del premio omonimo, il più importante al mondo nell’ambito della ceramica.
In Italia quest’arte ha una grande tradizione. Pensa che sia adeguatamente valorizzata oppure le Istituzioni, anche in questo caso, latitano?
Purtroppo è così. Noi avevamo degli ottimi Istituti d’arte che si occupavano della materia. La Riforma Gelmini li ha convertiti in licei artistici. La differenza è enorme. Mentre dalla scuola d’arte si usciva con un titolo, quello appunto di maestro d’arte, dai licei bisogna aggiungere un triennio universitario o una formazione superiore per ottenere un titolo valido. Alla scuola d’arte si avevano 20 ore settimanali di laboratori, nel liceo se ne hanno solo 3. Insomma, soltanto un’infarinatura del mestiere.
Immagino che all’estero la situazione sia ben diversa.
Altrove lo studio della ceramica è di livello universitario. Compito dell’ICMEA, tra le altre cose, è quello di sensibilizzare le istituzioni sulla conservazione di un patrimonio storico-culturale ed economico che rischiamo di perdere per sempre. La cultura ceramica è fondamentale in numerosissimi campi, da ultimo, con la stampa tridimensionale, quello della sanità.
Da qualche tempo lei ha preso in mano Confimprese Catania, rilanciando l’attività dell’organizzazione nella provincia.
Stiamo cercando di rafforzare la nostra base associativa. Abbiamo rilanciato la segretaria, con un front-office in centro per ricordare alla gente la nostra presenza. Poi una serie di iniziative, di cui una alla Camera di Commercio sul giubileo bancario, un nostro cavallo di battaglia che alcuni movimenti politici stanno sposando. Non si tratta di un condono, ma di uno strumento che consente all’imprenditore di offrire nuove garanzie evitando di diventare preda dei grandi fondi d’investimento esteri.
Una nota dolente per le imprese è quella del credito. Oggi terrete un work-shop, alle 16.00 presso la sede di Confimprese di via De Caro 104.
Molte aziende si affidano ai propri consulenti che sconoscono bandi pubblici, finanziamenti e opportunità. Se anche qualcuno riesce ad accedere, basta sbagliare una virgola o una scadenza per pregiudicare l’ottenimento del credito. Ai nostri associati, con il workshop di oggi, spiegheremo come evitare questi errori. E ancora, quali sono i bandi aperti, a livello europeo, statale e regionale, e come muoversi sul piano bancario. Noi crediamo nelle banche di vicinato e abbiamo raggiunto un’intesa con la banca di Pachino, che presto aprirà uno sportello anche a Catania.
Un momento dell’incontro sarà dedicato anche alla questione dell’assicurazione.
E’ un aspetto importante, specialmente per le piccole imprese. Stiamo sviluppando un sistema di assicurazioni a basso costo per permettere ai nostri associati di lavorare in sicurezza. Una caratteristica di Confimprese, nata come federazione tra studi professionali, è proprio quella di fare rete tra gli associati per garantirsi reciproci vantaggi. Lavorando sodo ci riusciremo.