Dopo l’annuncio dell’autocandidatura di Enzo Bianco a sindaco di Catania a cui è seguita la discesa in campo di Emiliano Abramo, responsabile della Comunità di Santo Egidio e capo del movimento civico “È Catania”; di Salvo Pogliese, parlamentare europeo e leader di Forza Italia; del consigliere comunale Riccardo Pellegrino; e da ultimo, di Giovanni Grasso, docente all’Istituto Musicale Vincenzo Bellini che si presenta sotto le insegne dei Cinquestelle; si è aperta – di fatto – la campagna elettorale per la conquista dello scranno più alto di palazzo degli Elefanti.
Tutti candidati – chi più chi meno – hanno parecchie frecce nei loro archi. Bianco può contare sul prestigio nazionale acquisito dalla città grazie alla sua guida, sulle risorse finanziarie del Patto per Catania (sebbene sinora di concreto si è visto ben poco) e sull’avvio dei lavori a Corso Martiri della Libertà; Abramo, oltre a rappresentare la novità, il volto nuovo della politica etnea gode della simpatia e del sostegno di una parte della Chiesa e di alcune associazioni che operano nel campo del volontariato; Pogliese vanta il merito di avere condotto alcune battaglie nel Parlamento europeo su problemi legati agli interessi dell’Isola e ha dalla sua la ritrovata unità del centro destra; Pellegrino, benché sia condizionato dai problemi giudiziari di un suo familiare, può far leva sul desiderio di riscatto di alcuni quartieri della zona sud della città; Grasso potrebbe avere il vento in poppa grazie allo straordinario risultato ottenuto dai grillini anche a Catania.
Naturalmente siamo ancora alle prime battute della campagna elettorale, quindi non si può escludere, prima della presentazione delle liste, né qualche ritirata “strategica” né tantomeno la discesa nell’agone elettorale di qualche altro candidato.
A prescindere però di chi si presenterà ai nastri di partenza va detto che la città arriva a questo appuntamento elettorale gravida di problemi. Tra le tante questioni di cui soffre Catania ricordo: l’elevato tasso di disoccupazione; l’aumento del numero delle famiglie che vivono in condizione di povertà; l’ampliamento delle aree di disagio sociale e di degrado ambientale; lo stato di assoluto abbandono della zona industriale; la continua ascesa dell’abusivismo commerciale e la protervia dei parcheggiatori abusivi.
Problemi, va detto a scanso di equivoci, che chiamano in causa anche competenze e responsabilità dei governi nazionale e regionale, oltre naturalmente a funzioni che sono proprie del Comune che vanno esercitate con passione e spirito di servizio, sempre.
Pensare di risolvere questi problemi con gli slogan, con le dichiarazioni d’amore, con i buoni rapporti che si pensa di avere con gli inquilini di Palazzo Chigi e di Palazzo d’Orléans, con gli appelli al senso civico, con la speranza di attrarre con qualche chiacchiera in più grandi investitori stranieri mi sembra poco più di una pia illusione.
Occorrono idee e progetti in grado di avviare a soluzione i problemi anzidetti e di immaginare un futuro produttivo per la città, facendo leva sulle risorse di cui dispone. L’Etna, il mare, i suoi monumenti, la sua cultura, lo spirito imprenditoriale dei suoi abitanti possono essere un valore aggiunto straordinario. Naturalmente se adeguatamente valorizzate.
Quindi se avete idee e progetti che sciolgano le nevi dell’inverno e facciano tornare la primavera tirateli fuori hic et nunc, ora e subito. Se non li avete ‘un ci rumbiti i cabbasisi e andate a… piantare le tende altrove.