CATANIA. Una montagna di credito agevolato. Non si può definire altrimenti la mole di attività svolte dalla Crias (Cassa Regionale per il Credito alle Imprese Artigiane) dalla sua fondazione ad oggi. Dal 1957 al 2017 l’Ente ha erogato complessivamente oltre 4 miliardi e 55 milioni di euro tra credito d’esercizio, investimenti e formazione di scorte. Oggi il mondo del credito agevolato si trova sotto i riflettori per l’ipotesi di un accorpamento con Ircac e Irfis. Abbiamo intervistato il direttore generale della Crias, l’avvocato Lorenza Giardina, per cercare di capire meglio le prospettive future di un Ente che meglio di altri ha sostenuto in questi anni il tessuto economico siciliano.
Avvocato Giardina, da diversi anni lei ricopre il ruolo di direttrice generale della Crias. Cosa rappresenta oggi questa realtà e come si è evoluta nel tempo?
La Crias rappresenta, insieme agli altri istituti che erogano il credito agevolato, l’unica possibilità di sbocco per le imprese. Sappiamo quante difficoltà abbiano oggi le banche a finanziare queste attività imprenditoriali. Proprio per questo la Crias è fondamentale per sostenere e sviluppare queste attività. E può farlo perché non è soggetta a quelle regole a cui purtroppo il sistema bancario deve rispondere. In quest’ottica è chiaro che il famoso accorpamento con Ircac e Irfis rappresenta la morte del nostro sistema di credito. E chi ne soffrirà saranno anzitutto le imprese.
In molti temono che con la fusione con l’Irfis, un ente para-bancario, anche il nuovo soggetto possa applicare le regole bancarie rendendo più difficile l’accesso al credito.
E’ esattamente così. Dell’accorpamento sento parlare dal 1994. Ma non c’è mai stato un progetto preciso, non si sa nemmeno che fine farebbe il personale dei singoli enti accorpati. C’è stato qualche tempo fa un emendamento proposto in una Finanziaria – proprio dall’Assessore Armao, in un precedente Governo – dove si parlava dell’accorpamento dei fondi, non degli Enti stessi. Vedremo come sarà il progetto. Cercheremo comunque di andare incontro alle necessità delle imprese artigiane, ma sarà difficile e come le dicevo questa manovra rappresenterebbe di fatto la morte del sistema di credito agevolato.
Da qualche mese molti artigiani lamentano una sorta di blocco del credito da parte vostra. Che cosa è successo?
E’ vero, stiamo discutendo con la Regione per trovare una soluzione al problema. Il blocco si deve ad una decisione della Regione – finalizzata al passaggio del fondo di rotazione Crias ad organismo strumentale – che comporta il passaggio a regole pubblicistiche e non più privatistiche. Significa che serviranno degli adempimenti fiscali e contabili che finora sono stati estranei al nostro modus operandi. Penso ad un rifacimento del sistema informatico, ad un bilancio di previsione, ad un’operatività più pesante. Questo ci ha di fatto bloccato.
Che tempi crede che serviranno perché l’Ente torni ad una piena operatività?
Non sarà facile. Sia io che il Consiglio di Amministrazione ci stiamo adoperando per risolvere nel breve il problema, tenendo presenti le necessità del Governo regionale ma anche quelle delle imprese artigiane, che sono quelle che soffrono maggiormente di questa situazione. Anche per questo sarebbe auspicabile un ripensamento da parte della Giunta di governo.
Nel frattempo qual è la situazione per chi aspetta il finanziamento?
“Attualmente le pratiche sono istruite ma vengono sospese in attesa della delibera. Nel 2016 un decreto assessoriale individuò il fondo Crias come organismo strumentale della Regione. Creando una sorta di dicotomia tra l’ente strumentale e il fondo. Questa situazione è emersa quando il Ministero delle Finanze ha scritto a Crias – e a tutti gli altri Enti – chiedendo i dati di gestione dei fondi di rotazione. Ma dopo il decreto del 2016 una delibera di Giunta aveva elencato gli organismi strumentali della regione. E qui il fondo Crias non c’era. Adesso però la delibera del nuovo Governo ci ricomprende nell’elenco. Come vede la situazione è un po’ pasticciata. E l’artigiano deve aspettare.
Al di là delle criticità dovute al “blocco”, quali sono le prospettive di Crias per il futuro e cosa sta facendo l’Ente per continuare la sua missione a fianco degli artigiani?
“Anzitutto dovremmo riuscire a stare più vicino alla categoria, spiegando cosa sia questa realtà e come possa giovare al tessuto produttivo. Non tutti sanno cosa sia quest’Ente, in particolare chi inizia un’attività artigianale. Né quali siano i meccanismi di funzionamento del credito agevolato. Io mi sono impegnata a partecipare ad iniziative e convegni, organizzate dalle associazioni imprenditoriali e dalle Istituzioni. Lo farò volentieri anche in futuro, per spiegare alle piccole realtà come funziona il nostro mondo.
Insomma, bisogna informare coloro che intraprendono sulla possibilità di avere il credito agevolato. Soprattutto i giovani che si cimentano per la prima volta.
“Crias potrebbe dare una buona spinta alla nostra economia, se fosse messa in condizioni di farlo. Anche se c’è ancora poca voglia di investire da parte delle imprese, per via degli strascichi della crisi. Facendo capire i criteri e il metodo si potrebbe certamente spingere la richiesta, a differenza di quanto avvenuto negli ultimi anni soprattutto per i finanziamenti a medio termine”.
In un momento di grave crisi avete fatto anche da argine al ricorso all’usura.
Da quando è nato questo Ente ha erogato oltre 4 miliardi di euro di finanziamenti. Impedendo che molti, per fare impresa, finissero nelle mani degli strozzini. Negli ultimi anni, per esempio, ci siamo trovati a finanziare diverse start up che forse senza di noi avrebbero avuto difficoltà a nascere. Diceva qualcuno che la Crias è stata un grande strumento anti-usura. Una risorsa irrinunciabile, soprattutto in un momento di grande difficoltà per il tessuto economico.
Il credito è stato erogato soltanto agli artigiani o anche ad altre categorie?
Negli ultimi anni l’Ente ha destinato alcune tipologie di credito anche agli agricoltori e agli autotrasportatori. Per quanto riguarda la mole complessiva del credito agli artigiani, dal 1957 ad abbiamo erogato 3 miliardi e 90 milioni come credito d’esercizio (per la gestione dell’impresa), 775 milioni per investimenti (acquisto di attrezzature, macchinari e immobili), 137 milioni per la formazione di scorte. Senza questa montagna di credito, il volto della Sicilia sarebbe molto diverso da quello odierno, e la regione si troverebbe molto più indietro nelle classifiche sullo sviluppo e sul Pil.