Otto marzo per ricordare le conquiste femminili in campo economico, sociale e politico ma soprattutto per non dimenticare le tante, troppe violenze subite dalle donne nel corso dei secoli in ogni ambiente: casa, famiglia, lavoro, scuola, università e strada. Tralasciando che il “Women’s day” ha un significato ben diverso da quello che il consumismo moderno impone tra pizze, mimose e vergognosi strip maschili, il giorno dedicato alle donne non è una festa ma una vera celebrazione, per tutte quelle donne che riuscirono ad ottenere quei diritti che oggi riteniamo scontati. Il diritto al voto, l’uguaglianza sul lavoro, la parità tra i sessi, non ancora del tutto raggiunta, sono mete conquistate con sacrificio da tutte quelle donne che dalla fine dell’ottocento hanno fatto in modo che la voce femminile non fosse sopraffatta e, soprattutto, zittita dal volere maschile.
Sono trascorsi centootto anni da quando nel 1910 un centinaio di donne di 17 Paesi, durante il Congresso Socialista delle lavoratrici di Copenaghen istituirono la giornata mondiale dedicata alla donna. I primi a celebrare la festa furono gli Stati Uniti, l’Italia festeggerà solo nel 1922. Un secolo fa le donne non studiavano, non votavano, non lavoravano, non potevano decidere quando sposarsi o avere figli, ma oggi secondo i dati Istat sono oltre sette milioni le donne tra i 16 e i 70 anni che hanno subito violenza fisica o sessuale nel corso della loro vita ed emerge che il tasso occupazionale femminile nel nostro Paese è tra i più bassi d’Europa, oltre ad essere nettamente inferiore a quello maschile.
Troppe, nonostante i traguardi raggiunti, le donne uccise per mano dell’uomo. In Italia, ogni giorno, una donna su tre è vittima di femminicidio. Il nostro Paese è tra i primi per la violenza di genere. Sono state uccise negli ultimi due anni ben oltre 360 donne. Le donne muoiono, perché lasciano com’è capitato ad esempio nel caso di Stefania Noce o Giordana Di Stefano. Il 70% delle donne uccise hanno denunciato il proprio compagno per atti di violenza. Il femminicidio è l’unico caso in cui c’è solo un colpevole e milioni di responsabili, perché al primo gesto violento è fondamentale allontanarsi e chiedere aiuto. È necessario non rassegnarsi a subire, perché la violenza sulle donne non è qualcosa di statico ma è in continua evoluzione e cambia con i tempi. In questo giorno di celebrazione dedicato alle donne è doveroso soffermarsi a ricordare quante di noi senza alcuna colpa hanno perso la vita in modo che un giorno non troppo lontano si possa scrivere la parola fine al femminicidio e alla violenza di genere e far si che gli uomini di domani imparino dagli errori di oggi.