CATANIA – I candidati ci sono tutti, ma i santini distribuiti all’ingresso sono soltanto due. Il primo, consegnato a plichi da una dozzina pinzati tra loro, spiega come votare efficacemente il duo Sammartino-Sudano, rispettivamente al collegio uninominale di Misterbianco per la Camera e al proporzionale per il Senato in Sicilia Orientale. L’altro – l’unico ad affacciarsi timidamente anche per le strade – spiega come votare Giuseppe Berretta all’uninominale di Catania per la Camera e nel difficile terzo posto nel proporzionale.
La sala grande delle Ciminiere ha tempo di riempirsi, mentre si attende l’ospite d’onore che per adesso giganteggia soltanto nel manifesto affisso sul palco. Il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni è in città da stamattina, ma nel pomeriggio si è recato a Messina e bisogna attendere le 19:30 perché compaia sul palco andando a sedersi tra ilt sindaco Enzo Bianco e il segretario reggente ionale del PD Fausto Raciti.
“Le Regionali non sono andate proprio benissimo”, introduce con un eufemismo il segretario provinciale Enzo Napoli. A cantare vittoria, ai piedi dell’Etna, soltanto la corazzata da 32.000 voti che sorride compita alle sue spalle. Oltre a Sammartino e Sudano, sul palco, gli aspiranti deputati e senatori. Nelle prime file un florilegio di assessori, consiglieri comunali, deputati regionali, dirigenti di partito di ogni corrente.
C’è anche qualche faccia che non ti aspetti. Qualcuno si chiede cosa ci faccia qui l’ex An Puccio La Rosa, o l’ex PDCI Orazio Licandro. Entrambi hanno trovato posto nell’accogliente governo e sottogoverno di Bianco, rispettivamente alla guida dell’Amt e all’Assessorato alla Cultura. Nomine accompagnate da polemiche, nel corso della sindacatura. Ma tutto questo Gentiloni non può saperlo, mentre inizia il giro degli interventi.
“È una battaglia che ho scelto e che voglio vincere”, sta dicendo Berretta aprendo il suo. Ad applaudirlo ferventemente anche Bianco, che ha letto sui giornali l’ipotesi dell’ex Sottosegretario alla Giustizia candidato a Palazzo degli Elefanti. Subito dopo il 4 marzo, senza prendere fiato, partirà la guerra delle Comunali. Per adesso, però, la battaglia è quella per portare quanti più deputati possibili a Roma. E i candidati stanno spiegando perché votare ciascuno di loro.
Nell’ordine Giovanni Burtone, Nicola D’Agostino, Davide Faraone, Maria Grazia Panitteri, Francesca Raciti, Francesca Ricotta, Luca Sammartino, Valeria Sudano. Enzo Bianco annuncia investimenti miliardari e la creazione di 15000 posti di lavoro, riuscendo a riscaldare gli applausi dapprima timidi. Finalmente è il turno del premier, capolista al proporzionale per la Camera dei Deputati nel catanese. “Ho voluto candidarmi in questo collegio perché sono amico di lunga data del sindaco, ma anche perché voglio esprimere la mia gratitudine alla Sicilia per il successo del G7 di Taormina”. Il primo appuntamento internazionale per il premier. Che spiega di non aver dimenticato la regione.
“Non possiamo diventare un Paese chiuso verso l’esterno – prosegue il Presidente – sento parlare di cose incredibili, da parte di chi negli anni scorsi ha fatto poco o nulla per la Sicilia. Per noi queste elezioni sono l’opportunità per continuare la strada intrapresa in questi anni”. Dapprima con Matteo Renzi, anche se questa sera il nome del Segretario dem non è stato proprio protagonista (malgrado il numero dei renziani sul palco). Poi con lo stesso Gentiloni, che ora snocciola i risultati del suo Governo.
E i progetti per il ritiro. “Abbiamo messo in campo risorse, il Patto per il Sud, il Patto per Catania – ricorda il premier – ma tutto ciò non basta, se il tasso di disoccupazione resta il più alto d’Europa. La strada che dobbiamo fare è ancora lunga, per l’inclusione sociale, per la crescita economica, contro le diseguaglianze. Pensiamo ai diritti, abbiamo finalmente una legge sulle unioni civili e il testamento biologico, ma abbiamo mancato delle occasioni”.
Il riferimento è allo ius soli naufragato in Parlamento a fine legislatura. Questo ed altro, promette Gentiloni, andrà fatto nel futuro. Sempre che il Pd sia protagonista. “La gente ti vota per quello che sei, e il Pd è la sinistra di governo – conclude il Presidente del Consiglio – siamo l’unico pilastro possibile di un governo credibile nella prossima Legislatura. Il Sud è uno dei posti dove questa sfida possiamo recuperarla e vincerla. Anche in Sicilia, anche a Catania”. Applausi, musica. Il Pd ha aperto la sfida ai piedi dell’Etna. Bisognerà attendere il 5 marzo per conoscerne l’esito. E per sapere chi, tra i candidati nel catanese, riuscirà ad entrare Parlamento.
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