CATANIA – Il 15 febbraio è sicuramente il giorno più difficile che l’ODA si trova ad affrontare in attesa di una sentenza che, se non rigetterà la richiesta di fallimento da parte del pm a seguito dell’istanza presentata dall’ex amministratore delegato rimosso, porterà alla distruzione di un Ente che opera dal 1963.
“Abbiamo più volte scritto e detto ciò che ha fatto la Fondazione in questi anni, il supporto e l’attaccamento manifestato da S.E. Mons. Gristina, la lungimiranza con cui il Commissario
straordinario ha preso, negli ultimi mesi, decisioni e attuato modifiche tali da avviare un reale risanamento; ciò ha portato l’Ente a riappropriarsi della fiducia delle istituzioni e dell’amministrazione pubblica; la competenza con cui l’avvocato Adolfo Landi ha avviato un sano percorso di riorganizzazione che sta garantendo la continuazione delle attività; la capacità del personale di affrontare e superare qualunque momento critico abbia vissuto l’ODA, la condivisione e l’unione che è insita per ideologia e cultura nei lavoratori nell’affrontare battaglie comuni.
Ed è proprio con questo spirito e per queste motivazioni che il 15 febbraio gli operatori della Fondazione si riuniranno dalle ore 9 davanti la sede amministrativa in via Galermo 173, per condividere, discutere e confrontarsi in merito alla pronuncia del Collegio che si riunirà in camera di consiglio e che deciderà le sorti dell’Ente. Siamo grati a tutta la cittadinanza e alle famiglie dei nostri assistiti per la solidarietà dimostrataci in questo difficile e delicato momento; siamo riconoscenti del fondamentale apporto datoci dai giornalisti di molti quotidiani, che hanno supportato le nostre battaglie, dando spesso un contributo importante nell’evidenziare in maniera obiettiva ee asettica problematiche e intrighi che spesso chi ne è coinvolto non coglie.
Inoltre, consapevoli che questo momento è condiviso dai fruitori dei nostri servizi, i lavoratori saranno felici di accogliere le famiglie degli assistiti, per stringersi tutti in un momento di riflessione”.
A dichiararlo sono i lavoratori.
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