Abusivismo, l'allarme degli artigiani: "Nel catanese è un far west"

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Lavoro irregolare, prezzi ribassati, concorrenza sleale. In una parola, abusivismo. E’ il fenomeno che anche nel 2018 minaccia il tessuto commerciale e artigianale siciliano, alle prese con una crisi dalla quale si fatica ad uscire. Ad aggravare la situazione, per l’appunto, la piaga degli abusivi. Il fenomeno per cui un’impresa o un artigiano scelgono di “sparire” dai radar, cancellandosi dai rispettivi registri e continuando tuttavia ad operare a prezzi ribassati, danneggiando le imprese sane. E ingenerando ulteriore abusivismo, in una spirale che rischia di fagocitare ciò che resta del tessuto produttivo siciliano.

A denunciare la situazione, ormai da anni, sono i rappresentanti dell’artigianato. “Quello dell’abusivismo è un problema campale – dice Andrea Milazzo, segretario della CNA di Catania – in passato era quasi una fascia sociale tollerata, riguardava lavori marginali che non incidevano più di tanto sul tessuto economico-sociale. Oggi non è più così, in alcuni settori l’abusivismo è divenuto preponderante, pensi ai venditori ambulanti, alle officine, agli installatori, al mondo dei parrucchieri, degli estetisti, dei servizi alla persona”.

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“L’abusivismo ormai è la norma – ribadisce il dirigente della CNA – e purtroppo la mancanza dei controlli favorisce questo regime di concorrenza sleale alimentando anche un senso di impunità. Da questo punto di vista la nostra provincia è un far west”. E i controlli? “Purtroppo quasi tutti i Comuni soffrono di carenza di organico dei corpi municipali – fa presente Milazzo – questo spiega ma non giustifica la mancanza di imperio nei controlli, che come ho detto finisce per alimentare comportamenti illeciti. Nel mondo dell’artigianato ben pochi sono stati trovati con le mani nel sacco, a fronte di moltissimi che in questi anni hanno optato per una cancellazione dalla Camera di Commercio continuando a lavorare come abusivi. E questo è un danno grave per le imprese artigiane che si ostinano a lavorare in regola”.

Ma c’è un altro aspetto che mostra i danni dell’abusivismo al tessuto sociale. “Parliamo del danno ambientale, un aspetto non sufficientemente attenzionato – avverte il rappresentante della CNA – molti degli abusivi producono rifiuti speciali, che si dovrebbero gestire secondo le modalità di legge. Non essendo più nella legalità, va da sé che queste persone smaltiscono in modi irregolari. Un motivo di più per fare leva sulle amministrazioni, che da questi comportamenti hanno un danno monetizzabile. Bonificare una discarica all’aperto costa”.

A fronte di una situazione così compromessa, tuttavia, si vede all’orizzonte qualche luce: “Abbiamo un dato positivo da Grammichele, nel catanese – dice Milazzo – abbiamo stipulato un protocollo di intesa tra la nostra sede locale e il Comune: noi raccoglieremo le segnalazioni di situazioni irregolari e le inoltreremo agli uffici competenti, i Vigili faranno i controlli per costringere gli abusivi a mettersi in regola ripristinando un ciclo virtuoso”.

Un modello che il dirigente della CNA spera di replicare in altre realtà: “I nostri interlocutori principali su questo tema sono le amministrazioni locali – spiega – con loro dobbiamo lavorare per cercare di riportare la situazione alla normalità. Come ho detto prima non è facile. Ma esempi come quello di Grammichele ci dicono che volendo è possibile intervenire a tutela delle imprese oneste”.

Critiche sul tema arrivano anche dall’Upla-Claai: “In questi anni abbiamo denunciato a più riprese il fenomeno dell’abusivismo e della concorrenza sleale – dice il presidente provinciale Orazio Platania – Le imprese artigiane che ancora resistono, in una situazione di perdurante crisi economica, devono fare i conti anche con questa realtà che rischia di dare il colpo di grazia al tessuto produttivo. Per cercare di contenere questo fenomeno siamo in interlocuzione costante con le amministratori locali ma devo dire che nella maggior parte dei casi, anche a causa della scarsezza di personale nei Comuni, la risposta non è sufficiente”.

“Si tenga presente anche un altro aspetto, legato alla sicurezza – prosegue il rappresentante degli artigiani – nel caso di persone che operino fuori dalla legge, non si ha alcuna garanzia che gli strumenti utilizzati rispondano ai giusti criteri igienico-sanitari, con rischio di infezioni e malattie. Pensiamo ad un’estetista o un parrucchiere che non controllino a dovere i loro strumenti da taglio. Ma anche in altri settori, pensiamo ai lavori elettrici, interventi non a norma e senza criteri di sicurezza potrebbero provocare cortocircuiti o incidenti tali da mettere a rischio l’incolumità delle persone. Rivolgersi a imprese certificate e a norma è anche un fatto di sicurezza”.

“Occorre tornare ad un sistema nel quale gli artigiani godano delle giuste tutele e siano messi nelle condizioni di lavorare bene – conclude il responsabile dell’Upla-Claai – con beneficio dei professionisti, dei cittadini ed anche dei singoli Comuni che potranno riscuotere il dovuto“.

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