CATANIA – “La morte di Agata, come di molti cristiani a quel tempo (ma, purtroppo, anche oggi), è il prezzo che lei ha dovuto pagare per aver messo a morte una certa immagine di “dio” sulla quale poggiava il sistema religioso e socio-politico antico e sulla quale si basa anche la società utilitarista e relativista odierna, con i suoi nuovi idoli”.
Lo ha detto il cardinale Gulatiero Bassetti durante l’omelia di questa mattina presiedendo il solenne Pontificale dedicato a sant’Agata.
Il presidente della Cei e aricivescovo metropolita di Perugia ha ricordato come l’effige di Agata sia presente in diverse parti del mondo e come una delle chiese più antiche di Perugia sia proprio dedicata alla Santa.
Il cardinale ha poi aggiunto: “Agata muore gelosa e innamorata della paternità del suo Dio, nella certezza che egli mai l’avrebbe abbandonata e privata della sua presenza affettuosa e premurosa. Il Dio di Agata non è assente o indifferente, non è lontano ma ben radicato nella sua vita. Anche la nostra vita a volte sembra rotolare su carboni ardenti, che la feriscono, la consumano e la deturpano della sua bellezza. Al tempo stesso l’aria paganeggiante che spesso respiriamo ci invita, a volte anche in maniera pressante, ad incensare e venerare i vari dèi del pantheon odierno, tra i quali il nostro io. Ciò significa perdere la libertà e divenire schiavi di idoli che ci illudono di renderci felici mentre, lentamente, ci strappano dalle nostre radici cristiane, rendendoci deboli, fragili e soli. Cedere dinanzi alle lusinghe del mondo vuole dire, pian piano, rinunciare a valori sacri, come l’amore per la vita, l’amore per la giustizia e, in particolar modo, il valore dell’onestà, sommerso spesso sotto la coltre della illegalità. Papa Francesco, sin dall’inizio del suo pontificato, non ha lasciato spazio ad alcun fraintendimento su questo tema e ci ha invitato a rafforzare i legami sociali e a realizzare il bene comune. Questa piaga sociale, come altre derive, non si può curare soltanto con l’intervento della giustizia. L’onestà prima di tutto nasce dal cuore. Se nel nostro intimo non abita quell’amore per il bene e per i fratelli, non abbiamo compreso il messaggio cristiano e il martirio di Agata non ci dice molto. Si è disposti al sacrificio solo se si ha un cuore ricco di fede e di amore.
E questo riguarda anche le giovani generazioni in balia di una società ormai priva di punti di riferimento come la famiglia, l’educazione, il lavoro. I giovani sono molto spesso lasciati soli; persi in quel mondo virtuale che si costruiscono: mondo ingannevole e privo di senso. Il malessere spesso sfocia in rabbia e violenza e le periferie esistenziali sono lo scenario opaco di tanta solitudine.
Carissimi fratelli e sorelle, tornando ai giovani, la Chiesa, che si appresta a celebrare un Sinodo per loro, sente come propria la missione di avvicinare il mondo dei giovani, di tanti ragazzi e ragazze, spesso sfuggenti e intristiti. La giovane Agata ci aiuti a capire questo mondo, a coglierne i desideri e la voglia di vivere, di realizzazione e di appagamento, e le inquietudini dei nostri ragazzi.
Agata non esita a patire con Cristo, nella convinzione che l’amore è passione. Come Gesù, ella accoglie con la preghiera la sofferenza pur di rimanere libera. Amare gli altri, per Dio, ha comportato il suo aprirsi alla sofferenza. Amare significa essere disposti a soffrire per le persone che si amano. Ma spesso, questo, questo non viene messo in conto. L’amore viene spogliato della croce, rimanendo così un sentimento evanescente e privo di consistenza. Ricordare oggi la passione ed il martirio di questa giovane ragazza può significare per tutti noi il voler riscommettere sull’amore in maniera seria: “Dio è amore”.
L’amare rimanda all’essere disponibili all’accoglienza dell’altro fino alla compassione, che è “patire insieme”. Amore e croce si intrecciano in maniera indissolubile e, per Agata, ciò ha rappresentato quella porta spalancata che le ha permesso di affacciarsi sul mistero di Dio e su quello dell’uomo. Sarebbe bello che tutte le “A” maiuscole, che in questi giorni campeggiano sui balconi della vostra amata città, idealmente, sventolassero ovunque: “A” come Agata, “A” come Amore. Per intercessione della nostra celeste patrona, chiediamo al Signore che ci aiuti a perseverare nel nostro cammino verso di Lui”.