Credito agevolato alle imprese, anche Musumeci pensa di accorpare Irfis, Crias e Ircac

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PALERMO – “Ripensare alla sorte dell’Irfis venuta meno alla propria funzione istituzionale, ma anche alla sorte dell’Ircac e della Crias e ipotizzare, perché no, una sola struttura per il credito alle piccole e medie imprese”. Con queste parole, nel corso delle dichiarazioni programmatiche rese all’ARS lo scorso 9 gennaio, il Presidente della Regione Nello Musumeci è tornato sull’ipotesi di accorpamento degli istituti di credito siciliani. Un’idea, quella della fusione, rincorsa per decenni da governi di diverso colore politico e mai realizzata. Ma che torna d’attualità con le dichiarazioni del neo-governatore, insieme alle preoccupazioni sugli effetti sul delicato mondo del credito agevolato alla piccola e media impresa.

Il timore è che confluendo in un nuovo super-ente para-bancario – sottoposto alla rigidità d’accesso al credito, come già l’Irfis – l’artigianato e la cooperazione vedano allontanarsi una fondamentale possibilità di sostegno. Certo il nuovo ente dovrebbe ridisegnare le proprie competenze per non tenere fuori nessuno. Ma da più parti si teme che a beneficiare dell’accorpamento possa essere il settore industriale a scapito delle altre realtà produttive.

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Una preoccupazione espressa da Orazio Platania, presidente regionale dell’Upla-Claai: “Un’accorpamento significherebbe distruggere l’artigianato – attacca Platania – Imprese familiari, dipendenti, collaboratori. L’Irfis è finita com’è finita perché si è dato e mai restituito. E’ vero che anche la Crias ha dei debiti, ma gli artigiani pian piano hanno sempre restituito. Musumeci non può pensare distruggere l’artigianato, sopratutto perché ha vissuto personalmente il problema alla Provincia regionale. Bisogna trovare una soluzione per sostenere il credito agevolato alle imprese, le banche hanno chiuso tutto. L’unico sostegno che è rimasto è la Crias, non si può permettere che vengano sottratte altre risorse. L’artigianato è sacro”.

Critico anche il segretario provinciale della CNA Andrea Milazzo. “La nostra posizione è contraria – spiega Milazzo – quattro anni fa il presidente della Banca d’Italia Ignazio Visco affermò che, vista la difficoltà delle imprese, l’unica possibilità era il ruolo degli enti pubblici. La Crias riesce a surrogare quello che noi non riusciamo più ad avere dal sistema bancario. l’accorpamento andrebbe nella direzione opposta a ciò che disse Visco. Creare un unico soggetto – che probabilmente rientrerebbe in logiche bancarie, con la sorveglianza di Bankitalia – significherebbe tarpare l’ultimo baluardo. Noi siamo per l’autonomia vera, per il rifinanziamento del fondo di rotazione. Come CNA Catania chiediamo un coordinamento più razionale tra gli istituti, ma la fusione ci preoccupa perché temiamo un peggioramento per le nostre imprese”.

A sollevare perplessità sull’ipotesi di fusione anche il Presidente regionale di Confcooperative Gaetano Mancini: “Non siamo mai stati ostili alle novità e alle innovazioni, per questo siamo pronti ed anzi chiediamo un confronto col Governo – spiega Mancini – Oggi noi abbiamo un ente, l’Ircac, che consente un accesso agevolato al credito per le imprese senza sottoporlo alle difficoltà del sistema bancario. Noi temiamo che andando incontro ad un’accorpamento questa situazione si perderebbe. Invece noi vorremmo spronare il Governo a riflettere con noi su un efficientamento dell’ente, su forme di innovazione che tengano conto anche dei cambiamenti dell’economia avvenuti in questi anni. Proseguendo sul percorso, già avviato dall’ARS con la scelta della composizione del consiglio di amministrazione, teso ad affidare la gestione ad una logica imprenditoriale per dare vita ad un piano industriale capace di dare risposte concrete alle cooperative siciliane”.

Difficile nei fatti immaginare una riforma degli istituti di credito senza che venga aperto un dialogo con i rappresentanti dell’artigianato e della cooperazione. Per evitare fughe in avanti che rischierebbero di lasciare indietro qualcuno a vantaggio dei soliti noti. Toccherà al Presidente della Regione riuscire ad intavolare una mediazione, anche per segnare una differenza con i predecessori. Tenendo nel dovuto conto le istanze di un tessuto produttivo che rappresenta l’ossatura economica della Regione Siciliana.

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