Messina, scacco alla "famiglia barcellonese": 40 arresti, tutti i nomi

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MESSINA – Associazione mafiosa, estorsione, rapina, trasferimento fraudolento di valori, reati in materia di armi e violenza privata. Sono i reati di cui saranno chiamate a rispondere le 40 persone fermate nelle scorse ore nel corso dell’operazione “Gotha VII” messa a segno dai Carabinieri del Comando di Provinciale di Messina e del ROS con la collaborazione della Polizia di Stato. I soggetti arrestati sono accusati di aver fatto parte dell’associazione mafiosa denominata “famiglia barcellonese” riconducibile a “Cosa Nostra” ed operante prevalentemente sul versante tirrenico della provincia di Messina.

29 i soggetti raggiunti dai Carabinieri, di cui 22 in stato di libertà e 7 già detenuti per altra causa. Si tratta di Antonino Antonuccio, 54 anni, Santino Benvenga, 25 anni, Tindaro Calabrese, 44 anni, Gianni Calderone, 34 anni, Francesca Cannulli, 52 anni, Salvatore Chiofalo, 28 anni, Sebastiano Chiofalo, 24 anni, Antonino D’Amico, 39 anni, Antonino De Luca Cardillo, 36 anni, Mariano Foti, 47 anni, Fabrizio Garofalo, 48 anni, Ottavio Imbesi, 36 anni, Giuseppe Antonio Impalà, 54 anni, Antonino Merlino, 49 anni, Francesco Carmelo Messina, 71 anni, Agostino Milone, 48 anni, Filippo Milone, 81 anni, Domenico Giuseppe Molino, 58 anni, Massimiliano Munafò, 48 anni, Salvatore Piccolo, 51 anni, Giovanni Rao, 56 anni, Francesco Salamone, 56 anni, Salvatore Santangelo, 33 anni, Carmelo Scordino, 55 anni, Tindaro Santo Scordino, 33 anni, Sergio Spada, 37 anni, Antonio Giuseppe Treccarichi, 53 anni, Carmelo Salvatore Trifirò, 45 anni, Maurizio Trifirò, 38 anni.

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La Polizia di Stato ha fermato invece 11 persone, di cui 8 in stato di libertà e 3 già detenuti per altra causa. Si tratta di Antonino Bellinvia, 63 anni, Agostino Campisi, 56 anni, Alessandro Crisafulli, 35 anni, Francesco Foti, 77 anni, Carmelo Giambò, 46 anni, Massimo Giardina, 40 anni, Tindaro Lena, 44 anni, Alessandro Maggio, 30 anni, Tindaro Marino, 57 anni, Santo Napoli, 67 anni, Angelo Porcino, 61 anni. L’operazione segna soltanto l’ultima fase di una manovra di contrasto alla criminalità organizzata che nell’ultimo decennio ha consentito di disarticolare sistematicamente la “famiglia” mafiosa barcellonese.

Nello specifico, l’operazione “Ghota VII” trae origine dalle indagini condotte dalla Compagnia Carabinieri di Barcellona Pozzo di Gotto, dalla Sezione Anticrimine di Messina, dalla Squadra Mobile di Messina e dal Commissariato P.S. di Barcellona P.G., volte a riscontrare le dichiarazioni del capo mafia Carmelo D’Amico, arrestato nel 2009 nel corso dell’operazione “Pozzo”, e di altri esponenti di spicco dell’organizzazione, tra cui i collaboratori di giustizia Salvatore Campisi, Franco Munafò e Alessio Alesci, arrestati tra 2013 e il 2015 nel corso dei blitz “Ghota IV” e “Gotha V”. Come dimostrato dagli inquirenti, il clan sgominato in queste ore rappresenta la fazione più ortodossa e militarmente organizzata della mafia peloritana, capace di tessere rapporti con Cosa nostra palermitana e catanese, in grado di riorganizzarsi dopo ogni operazione delle Forze dell’Ordine. Le indagini hanno fatto inoltre luce su decine di episodi estorsivi, verificatisi nell’area tirrenica barcellonese tra il 1990 e il dicembre 2017, individuandone puntualmente mandanti ed esecutori materiali. Nel mirino dell’organizzazione la gestione ed il controllo di attività economiche, di appalti pubblici, di profitti e vantaggi ingiusti per l’associazione.

Il clan poteva constare su un consistente arsenale di armi micidiali, e non avrebbe esitato a porre in essere condotte violente nei confronti dei pochi che osavano rompere il diffuso muro di omertà. Le indagini hanno permesso di ricostruire un consolidato modus operandi nello svolgimento delle estorsioni, che prevedeva dapprima il collocamento di una bottiglia con liquido infiammabile nei pressi della saracinesca dell’esercizio commerciale e, successivamente, “l’avvicinamento” da parte di taluni degli arrestati per richiedere il pagamento del “pizzo”, da corrispondere, di norma, in occasione delle festività di Natale, Pasqua e Ferragosto. Oltre ad imporre il “pizzo”, l’organizzazione avrebbe fatto in modo di subentrare nei lavori pubblici, imponendo agli imprenditori titolari degli appalti, il sub-appalto in favore delle ditte controllate dagli esponenti dell’associazione.

Guai a contraddire le logiche del gruppo criminale. Come ricostruito dagli inquirenti, infatti, tre degli odierni arrestati avrebbero selvaggiamente picchiato un imprenditore edile che aveva osato “pretendere” il legittimo compenso a fronte di una precedente fornitura di calcestruzzo in favore di uno degli associati. In un’altra occasione, nel settembre del 2017, in pieno giorno e nel centro della città di Barcellona P.G, uomini del gruppo si sarebbero macchiati di una brutale aggressione nei confronti di un professionista barcellonese, il quale si era “permesso” di denunciare un’estorsione commessa ai suoi danni da tre membri dell’associazione, successivamente condannati per tale reato alla pena di oltre 8 anni di reclusione. Nel carnet criminale del gruppo anche l’imposizione, attraverso una società di comodo operante nel settore della vigilanza privata, della guardiania a tutti i vivaisti del comprensorio barcellonese (in particolar modo del Comune di Terme Vigliatore), oppressi dai continui furti.

Nel corso delle indagini sono state individuate due società, di fatto riferibili a cinque esponenti dell’associazione, attribuite fittiziamente a due prestanome – incensurati – quali teste di legno. In particolare era stata trasferita in un caso la disponibilità del compendio aziendale e, nell’altro, era stato affidato in locazione un ramo d’azienda. Tra i personaggi colpiti dal provvedimento emergono le figure di Antonino Merlino, resosi responsabile di varie estorsioni ai danni di commercianti del luogo, e di Francesco Salamone, eletto consigliere di maggioranza nelle elezioni amministrative del giugno 2013 presso il comune di Terme Vigliatore, in una lista civica locale, e successivamente sospeso da quella carica dal luglio 2016, poiché colpito da misura cautelare nell’ambito dell’operazione “Triade”.

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