CATANIA – Una pagina Facebook per insultare la Santa Patrona di Catania e i suoi devoti. Non una novità, nell’evo contemporaneo dove l’abuso di internet sembra farla da padrone. Ai piedi dell’Etna, tuttavia, una vicenda simile ha già rischiato di finire male. Ma diversi mesi dopo pare che nessuno abbia fatto tesoro degli errori del passato.
La vicenda, nota, è quella del 17enne che per aver insolentito la Santa era stato prima minacciato sui social e poi picchiato fisicamente da alcuni devoti. Le indagini, affidate alla Polizia Postale, avevano permesso di risalire agli autori del gesto punendoli per il comportamento violento e intollerabile. Ma da più parti si erano levate critiche anche nei confronti dell’autore di un post inutilmente provocatorio. Mesi dopo, proprio alla vigilia dei festeggiamenti agatini, su Facebook è ricomparsa una pagina significativamente intitolata “Sant’Agata ti odio”. Il cui autore sembra divertirsi a provocare catanesi e devoti, talvolta in modo apertamente volgare e blasfemo, incurante delle conseguenze.
“Like se pensi che la festa di sant’Agata dovrebbero trasferirla a Palermo”, si legge in un post pubblicato sulla pagina nelle scorse ore. Una provocazione che non è sfuggita a molti catanesi che nei commenti hanno espresso il proprio disappunto per la “proposta”. “Come fai a offendere una santa amata dal suo popolo – scrive Alessia – Io sono devota e posso dire che Agata ha fatto tanti miracoli non solo a Catania anche fuori zona”. “Si vede che stai male – si associa Katia – la tua vita è davvero infelice, non riesco ad offenderti perché mi fai molta pena”. “Fate veramente schifo! – riassume Giada – Vergognatevi , invece di insultare una Santa prendetevela con voi stessi e chiedetevi il perché scendete così in basso”.
Un’indignazione che qualcuno non esita a manifestare in modo più “diretto”, lasciando intendere di potere adire alle vie di fatto. “Siti un pugnu ri figghi ri *** – scrive Mauro rivolgendosi agli animatori della pagina – siti cristiani ca non valiti nenti, a me** vali chiù assai ri vuattri, vi scannassi a tutti cessi fati i spetti nei social network e poi quannu siti fora non parati chiù bastaddi infamuni”. Parole che nei commenti trovano più di un segno di condivisione, tra quanti non esitano a minacciare l’autore della pagina e quanti prendono le distanze dalla violenza. Che va sempre condannata, anche quando a scatenarla sono comportamenti e provocazioni di cui si fatica a capire il senso. Fatto sempre più comune, soprattutto su internet.