Aspettando Sant'Agata: il fercolo

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CATANIA – Continua la nostra serie di articoli per conoscere più da vicino la festa dedicata a Sant’Agata e tutti gli elementi che impreziosiscono questa solenne celebrazione. Dopo, infatti, aver parlato delle candelore in questo articolo scopriamo il fercolo, quello che i catanesi chiamano ” ‘a vara”.

Quello che ammiriamo ogni anno il 4 e il 5 febbraio non è quello originale: infatti prima del 1379 era in legno dorato molto pregiato. 

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Tra il 1486 e il 1533 fu incaricato l’artista orafo Vincenzo Archifei di costruire la nuova vara, un tempietto di argento che ricopre una struttura in legno, riccamente lavorato. Il fercolo il 4 e il 5 febbraio trasporta il Busto reliquiario della Santa catanese e lo Scrigno, in argento, dentro cui sono custodite tutte le reliquie di Sant’Agata.

Ammirando il fercolo possiamo notare come sul tetto siano presenti 12 statue che raffigurano i 12 apostoli. Completano la vara dei festoni argentei che raffigurano elementi vegetali sospesi tra le colonne, e vasi contenitori (in cui si adagiano dei fiori nei giorni della processione) che un tempo erano vere lampade votive. Esso ha una forma rettangolare ed è coperto da una cupola, anch’essa rettangolare, poggiata su sei colonne in stile corinzio.

Sulla sommità vi troneggia una croce adagiata sul mondo (un globo), circondata dai simboli della verginità e del martirio: una corona, un giglio e una palma. Interamente in lamina d’argento, il fercolo presenta una decorazione ad arabesco, girali vegetali e fogliame, mentre lo zoccolo della base è rivestito di quadretti lavorati a sbalzo che raccontano episodi del martirio della Santa, il trasporto delle sue reliquie da Costantinopoli a Catania e i miracoli da lei compiuti.

Il fercolo è d’argento massiccio. Il suo peso è di circa 17 quintali netti, ma durante la processione, proprio perché vengono adagiati su di esso il Busto reliquiario e lo Scrigno, esso raggiunge il peso di 30 quintali. Peso che viene raggiunto anche perché su di esso salgono il maestro del fercolo, alcuni devoti, un prete.

Si muove su ruote in gomma piena e viene trainato dai cittadini devoti che indossano il tradizionale sacco, tramite due cordoni lunghi più di 200 metri, al cui capo sono collegate quattro maniglie. I cordoni però hanno lunghezza diversa per permettere le manovre lungo le strade cittadine.


In base ai colori dei fiori con cui viene addobbata la vara, si può capire se si è alla processione del giorno 4 o a quella del giorno 5 Febbraio. Infatti, i fiori che addobbano il fercolo, sempre garofani, sono di colore rosa nella processione del giorno 4 febbraio, per rappresentare la Passione e il Martirio. Il garofano di colore bianco, invece simboleggia nel giorno del Martirio, la fede, il candore, la purezza del principio di rimanere, fino al supplizio, Vergine consacrata a Dio.

L’attuale vara è il risultato del completo rifacimento compiuto nell’immediato secondo dopoguerra, soprattutto per l’intervento di alcuni artigiani catanesi particolarmente esperti nella lavorazione del legno, dell’argento e dei metalli. Negli anni infatti è stata oggetto di furti, di distruzione durante i conflitti mondiali. Per questo si è reso necessario un intervento.

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