CATANIA – La Sicilia sembra destinata a lottare con maggior vigore, rispetto ad altre regioni, contro la povertà, il sottosviluppo, l’usura e l’emarginazione sociale, anche se da tempo esistono strumenti rivolti a favorire la coesione sociale, quali i fondi sociali europei (attivi dal Trattato di Maastricht – 1992) e il microcredito.
Il microcredito è un dispositivo che permette alle persone meno abbienti di accedere ad alcuni servizi finanziari per far fronte alle emergenze o per l’avvio di un’attività.
I finanziamenti consistono in un prestito massimo di 35000 euro con la clausola di restituzione, concesso in assenza di particolari garanzie a soggetti svantaggiati o in difficoltà economica.
Tuttavia l’accesso al credito non è sempre semplice. Infatti, nonostante lo strumento nasca con lo scopo principale di aiutare le persone che non possono accedere ai consueti canali di finanziamento, “le banche e le società finanziarie con le loro segnalazioni negative spesso, precludono il positivo svolgimento delle pratiche.”
E’ quanto si apprende da un comunicato della Caritas Diocesana di Catania che per venerdì prossimo, 19 gennaio, alle ore 16,30, presso il Museo Diocesano di Catania, ha organizzato una conferenza dal tema “Il microcredito al servizio della famiglia in tempo di crisi”.
“Nel 2017 – si legge nella nota – nell’ambito del servizio microcredito, la Caritas ha registrato un numero elevato di ascolti e una bassa erogazione del credito, una tendenza che conferma la presenza di complicazioni nel sistema bancario che impediscono di aiutare le persone in difficoltà economica.
Nell’ultimo anno, a fronte di circa 350 ascolti realizzati all’interno del servizio microcredito in Caritas Diocesana di Catania, sono state erogate 6 pratiche di microcredito etico sociale per circa 23 mila euro e 7 pratiche di prestito della speranza sociale per poco meno di 24 mila euro. In tanti anni non era mai accaduto – continua il comunicato – che in proporzione agli ascolti effettuati i risultati fossero esigui in termini di erogazione.
Dal 2011 al 2017 sono state 147 le pratiche di microcredito sociale, per un valore di 510 mila euro, e altre 10 per le imprese, tra cui due per sovra indebitamento e usura, per un valore complessivo di 250 mila euro. Numeri allarmanti. Molti cittadini chiedono di accedere al microcredito per ottenere risorse per ristrutturazione di immobili, studi universitari, avvio impresa, sfratto, aiuto al reddito, pagamento tributi e salute.
“Anche il microcredito ha risentito della crisi, – dice il Responsabile del servizio microcredito della Caritas, Pippo Ternullo – non perché lo strumento sia in crisi, ma perché le famiglie hanno perso la fonte di reddito rappresentata dal lavoro e strada facendo, se avevano un prestito o un mutuo, e non hanno potuto pagare in regola, sono segnalate come persone non adempienti e questo ci costringe a non poterli aiutare, perché il sistema bancario pone dei vincoli se hai degli elementi pregiudizievoli a carico”.
Sulla questione abbiamo ascoltato anche Salvo Pappalardo – Responsabile delle attività della Caritas Diocesana e collaboratore del servizio microcredito.
Dottor Pappalardo, a Catania, quante sono le famiglie che si trovano in difficoltà e perché ?
«Sono state circa 6000 le persone che si sono rivolte alla Caritas nell’ultimo anno e la situazione è destinata a peggiorare. Le motivazioni principali sono: la perdita del lavoro e della casa. Quest’ultima si ripercuote anche sulle unioni familiari».
Considerato che il microcredito gode di una legislazione specifica e di accordi di settore perché gli istituti finanziari si oppongo all’erogazione?
«Con gli accordi si riescono a superare gli ostacoli, purtroppo però la Banca d’Italia pone alcune limitazioni, come, ad esempio, nel caso di procedimenti di merito creditizio. Le persone che hanno un protesto per assegni o le società fallite riscontrano enormi difficoltà a ripartire, e per questo vanno aiutate».
E in che modo?
«Attraverso i centri di ascolto e di consulenza legale, spesso riusciamo a risolvere i problemi burocratici e se il credito non è oneroso la Caritas se ne fa carico anche con l’aiuto della parrocchia».
Le istituzioni cittadine di competenza in che modo intervengono?
«In generale l’associazionismo si è sostituito alle istituzioni, la chiesa sta sopperendo a tutti i bisogni. Qualche volta sono gli stessi Servizi sociali del comune a mandare le persone da noi…»
A dicembre scorso l’assessore ai Servizi sociali ci aveva riferito di un forte e pronto impegno da parte del comune di Catania nei confronti delle persone in difficoltà, in particolare dei senza tetto. Ad esempio, il locale che vi è stato concesso in comodato d’uso gratuito è già operativo?
«Non ancora. Dal punto di vista burocratico il comune ci agevola molto, ad esempio si è occupato di rifare il tetto e di smaltire il materiale di risulta compreso l’eternit, tuttavia i costi di ristrutturazione sono per noi enormi e la Caritas se ne può far carico molto lentamente perchè viviamo di donazioni».