CATANIA – Prevenzione del disagio, educazione alla legalità, promozione della salute fisica e mentale, sostegno alla crescita e supporto alle famiglie. In fondo, la ricetta per un welfare sostenibile ed efficace, che dia a bambini e ragazzi reali opportunità, sta tutta in queste buone prassi. La realtà, però, all’alba del 2018, non potrebbe essere più distante dalla teoria. Almeno in Sicilia, che sconta il paradosso di essersi trasformata, nel corso di trent’anni, da pioniera di una legislazione illuminata (come la legge quadro 22/86 sui servizi socio-assistenziali, che ha preparato il terreno alla “rivoluzione” della 328; o la 16/86, tra le prime in Italia a programmare interventi in favore dei disabili) a fanalino di coda nazionale per inadeguatezza dell’offerta. Non a caso, fra pochi giorni sarà Catania a ospitare il convegno annuale dell’Uneba, associazione di categoria di ispirazione cristiana, che riunisce e rappresenta enti, istituzioni, associazioni, fondazioni, imprese sociali e altre realtà operanti nel campo sociale, socio-sanitario ed educativo degli interventi e dei servizi alla persona.
Focus dei lavori, che prenderanno il via il 18 gennaio all’ex Monastero dei Benedettini per concludersi sabato 20, sarà proprio il futuro dei minori e la necessità di rivedere, alla luce dei recenti cambiamenti socio-economici, le politiche di intervento e prevenzione del disagio.”La scelta di tenere l’assise annuale a Catania è stata ampiamente condivisa a livello nazionale, in considerazione del momento storico, quanto mai drammatico, che i servizi ai minori della nostra città stanno vivendo”. A parlare è Salvo Caruso, vicepresidente nazionale, commissario regionale ad interim per la Sicilia e presidente della sezione etnea dell’Uneba.
“Un dato su tutti – dice ancora Caruso – ci dimostra quanto critico sia lo stato di salute del nostro welfare locale: in dieci anni, nell’ambito degli interventi assistenziali, il numero dei minori destinatari dei servizi educativi e assistenziali è sceso da mille a poco più di 400”. La differenza è un numero; ma dietro le cifre ci sono persone: bambini e ragazzi rimasti esclusi, abbandonati alla deriva dei fenomeni di devianza, evasione scolastica, disagio sociale, psicologico e familiare, immersi in contesti familiari disfunzionali; colpa dell’oggettiva riduzione di risorse a disposizione dei servizi alla persona, ma anche di politiche socio-economiche miopi e deboli e dell’assenza di strategie a lungo termine.
Individui “fantasma”, che non hanno voce, non votano, non fanno rumore e non destano l’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni, se non quando finiscono sulle pagine di cronaca per episodi di criminalità, bullismo, vandalismo, abusi e maltrattamenti, nelle vesti o di vittime o di carnefici. “In questi casi, l’indignazione nasce spontanea in ciascuno di noi. Peccato però che lo stesso sentimento non ci travolga quando enti storici, religiosi e laici, chiudono nel silenzio generale o si trovano a dover drasticamente ridurre la quantità e la qualità dei servizi offerti per mancanza di fondi. E, in alcuni casi, parliamo di ‘agenzie educative’ che esistono da oltre un secolo e che hanno lavorato per arginare le falle del sistema e non lasciare indietro nessuno, senza gravare sulle tasche delle famiglie. Un risparmio economico ma prima di tutto sociale, perché il disagio ha un costo e un minore sul quale la società ha investito, progettandone il futuro con programmi concreti di crescita ed educazione, sarà meno vulnerabile e potrà concorrere al benessere di tutti”, denuncia il presidente provinciale dell’Uneba, che vede nell’imminente convegno, cui prenderanno parte esperti del mondo accademico, socio-assistenziale, sanitario e del non profit provenienti da ogni parte d’Italia, un’opportunità di riflessione collettiva e istituzionale sulla base del confronto con le diverse esperienze nazionali: “Guardiamo con fiducia al Governo regionale guidato dal neo presidente Nello Musumeci, che sarà presente al convegno insieme all’assessore regionale alle Politiche sociali, Mariella Ippolito, perché non possiamo più permetterci di rinviare interventi concreti e radicali. Dal canto nostro, abbiamo sempre cercato di dare un contributo: abbiamo partecipato alla stesura della recente riforma del Terzo settore e lavorato per tenere alta l’attenzione delle istituzioni e dell’opinione pubblica, scendendo in piazza a protestare quando era necessario, come avvenuto a Catania nel novembre del 2017″.
Confermata la presenza al convegno, realizzato da Uneba con la collaborazione del Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università di Catania e della Scuola superiore di Scienze dell’Educazione “San Giovanni Bosco” di Firenze, del ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti, cui sono affidate le conclusioni.