Il Cile, Mendoza e Antonina Cascio
Dalla Svizzera dell’Argentina ci trasferiamo in pullman a Mendoza, transitando per Neuquén, un importante centro agricolo circondato da terre fertili, dove, grazie alle acque dei fiumi Limay e Neuquén, si producono mele e pere, oltre a tantissimi altri frutti.
Nella città situata su una delle più importanti vie di comunicazioni fra Argentina e Cile, dove sono soliti sostare gli sciatori diretti sull’Aconcagua, la vetta più alta del continente americano, ci accoglie Luigi Sidoti, un amico che avevo conosciuto in una precedente missione a Mendoza.
Nella città famosa anche per la produzione di ottimi vini e di olio d’oliva il programma prevede la riunione con il direttivo dell’Usef e con la nostra comunità; l’incontro con la FEM, la federazione economica de Mendoza, un’importante associazione di piccoli e medi imprenditori (che si è rilevata molto utile ai fini dei possibili rapporti di interscambio con la Sicilia, anche grazie alle delucidazioni di Pepe Pannocchia un funzionario di banca originario dalla Toscana); la presentazione di una mostra fotografica sulla Sicilia (che si è potuta realizzare grazie al sindacato dei bancari, che l’ha ospitata per alcuni giorni nella sala della loro bella sede, situata nel centro della città, e a un deputato, figlio di una signora originaria di Grammichele che ci ha fatto avere la sala antistante l’aula parlamentare).
Durante il nostro soggiorno operiamo – con buoni risultati – per creare armonia nel gruppo dirigente dell’associazione e soprattutto per dare continuità al grande lavoro svolto da Antonina Cascio, morta il 30 marzo del 2013, dopo una breve malattia. Antonina era una prestigiosa intellettuale, dotata di uno spessore umano fuori dal comune che per molti anni è stata l’anima dell’Usef. Nel 2012 aveva amaramente scritto a Totò Augello, Segretario generale dell’USEF, in una lettera poi resa pubblica “Noi italo-sudamericani assomigliamo a quei mariti delle barzellette siciliane di un tempo: “cornuti e bastunati”. Non abbiamo modo di sfuggire all’influsso di questo male. Infatti la crisi fininziaria italiana ha colpito in tal modo il mondo dell’emigrazione che se pochi mesi fa si parlava di risorse in pericolo, oggi si può parlare di uno tsunami finanziario che ha trascinato tutti i sentimenti italinistici nel mare dell’oblio.”
La sera prima di lasciare la città dove nel 1814 il generale José de San Martin stabilì il suo quartier generale e organizzò l’esercito delle Ande, alla testa del quale liberò il Cile dagli spagnoli, siamo invitati a una cena a base di asado a casa di Adrian – il figlio di Antonina – che di mestiere fa il giornalista. Andiamo da Adrian con Julio, un celebre musicista di livello internazionale – che si è esibito anche in molte città italiane, tra le quali Catania – e con Virginia Quezzada Morales, un’avvocatessa di Santiago del Cile che ha smesso ,in parte, di indossare la toga per dedicarsi alla coltivazione di Avocado. Lì incontriamo Luigi e Sonia, la sua compagna, un’alta dirigente dell’Amministrazione cittadina.
Trascorriamo una serata bellissima dominata da una accesa discussione politica: alcuni dei partecipanti difendono i progetti del presidente Macri altri, invece, sono molto critici e paventano anche pericoli per la democrazia.
Io mi limito a porre qualche domanda ai sostenitori della tesi della svolta reazionaria per cercare di capire, in particolare chiedo: “se come dite voi c’è una svolta a destra, come mai girando in lungo e in largo l’Argentina, tranne alcune proteste dei bancari e del personale della scuola, non ci sono sommovimenti significativi? Perché la stampa non dà voce alle preoccupazioni e alle inquietudini di cui parlate? “
La risposta più convincente la dà Adrian che mette quasi tutti d’accordo: ” i provvedimenti di cui è accusato l’attuale presidente allo stato attuale sono solo annunciati, vale a dire non si sono ancora trasformati in norme operative, se dovessero diventare leggi dello Stato argentino sicuramente si alzerebbe la tensione sociale e ritornerebbero nelle strade e nelle piazze le famose caceloraze; mentre per quando riguarda la stampa questa è intimorita perché nei suoi confronti viene esercitata una forte pressione psicologica con controlli e ispezioni costanti e asfissianti”.
Virginia, che ha partecipato alla discussione, come tutti, parlando del proprio Paese, sostiene che la vittoria al primo turno di Sebastián Piñera sarà ribaltata al secondo turno, “in Cile la destra non passerà” afferma con forza.
(la sesta e ultima parte del reportage prosegue domani)