CATANIA – Entrare a teatro e venire accolti in sala dagli attori che invitano a percorrere le tappe di un sistema complesso e quasi indecifrabile. Un invito a conoscere, per capire meglio e, magari, intervenire per #PerCambiareLOrdineDelleCose.
Sarà questa la suggestione che vivrà il pubblico durante lo spettacolo “Welcome to Italy – prove aperte d’accoglienza”, in scena giovedì 28 e venerdì 29 dicembre negli spazi di Zo Centro Culture Contemporanee di Catania, ore 21 (prezzo biglietto 10 euro, ridotto 8). Diretta dall’attrice e regista catanese Emanuela Pistone fondatrice di Isola Quassùd, e messa in scena dagli attori della multietnica Liquid Company (Stefania Di Pietro, Abdoulie Fatty, Joy Felix, Alpha Jallow, Abdul Razaka, Tene Toure), la performance narra il tema dell’accoglienza attraverso un lavoro di drammaturgia collettiva.
«Il nostro intento – spiega Emanuela Pistone – è quello di dare un contributo attivo e aderire, nel modo che ci è più congeniale, alle istanze lanciate dal Forum “Per cambiare l’ordine delle cose”, nato da un’idea del regista Andrea Segre, regista del film “L’ordine delle cose”, e della scrittrice Igiaba Scego».
Dal Forum, che si è svolto a Roma il 3 e a Palermo il 17 dicembre, sono emerse nove istanze urgenti relative al fenomeno delle migrazioni. Verranno presentate al Parlamento Europeo a Bruxelles a fine gennaio e riguardano una questione che non può lasciare nessuno indifferente e che non può più venire trattata in termini emergenziali.
«L’idea di Welcome to Italy – spiega la regista catanese, ormai da anni impegnata in percorsi teatrali con i migranti che hanno portato Isola Quassùd a vincere, tra l’altro, il premio del MIBACT (Ministero dello Spettacolo) Migrarti Spettacolo sia nel 2016 che 2017 – è nata da un particolare confluire di esperienze. Da un lato, la partecipazione al forum lanciato da Segre, con il quale, da quando ci siamo incontrati per le prove del suo film qui a Catania, è cominciata una collaborazione amichevole. Dall’altra, la vicinanza con lo scrittore e mediatore culturale Abdelfetah Mohamed che, appena un mese fa, ha presentato qui da noi in anteprima, il suo libro “Le cicogne nere – Hidma. La mia fuga” ».
Prendendo spunto da queste due sollecitazioni, la compagnia ha cominciato a lavorare a una performance la cui drammaturgia si è completata con il vissuto personale degli interpreti.
«Ho guidato – continua – i giovani performer alla lettura individuale prima e di gruppo dopo, del bel romanzo di Abdelfetah Mohamed, sollecitando ognuno a scegliere i passi che più sentivano vicino alla propria esperienza. Abbiamo poi ragionato, insieme, su come portare in scena quella narrazione innestandovi anche l’esperienza personale del viaggio attraverso il deserto e il mare e la successiva permanenza nei centri di accoglienza in Italia. L’obiettivo è far luce sul sistema d’accoglienza nel nostro paese e sollecitare il senso di responsabilità collettiva nei confronti di coloro che partono per costruirsi una vita migliore e che noi europei abbiamo reso clandestini».
Lo spettacolo si snoderà su due piani narrativi: il dialogo diretto col pubblico e lo straniamento del ricordo. Attraverso una vivace animazione, il pubblico verrà coinvolto dagli attori e percorrerà le tappe del sistema tra CPA, CAS, CIE, CPR, CARA, SPRAR, e tutto il resto (per capire meglio il sistema, Isola Quassùd si è avvalsa della consulenza dell’avvocato Angela Lupo, che da anni si occupa di temi inerenti le migrazioni). I momenti del ricordo, che segnano un continuo e brusco cambio d’atmosfera, attingono al romanzo di Abdelfetah Mohamed. Completano il racconto le canzoni che i ragazzi hanno scelto in fase di improvvisazione durante le prove, seguiti dalla musicista inglese Rachel Beckles Willson. Le luci sono di Aldo Ciulla e il disegno della mappa è della giovanissima Federica Leonardi, allieva dell’Accademia di Belle Arti. È, inoltre, previsto, l’intervento, in scena, di un esperto del settore, come l’avvocata Lupo, per far comprendere meglio un fenomeno di cui troppo si parla ma troppo poco si sa.
«La mia speranza – conclude Pistone – è riuscire a sensibilizzare soprattutto i giovani e i rappresentanti di quella società civile che potrebbe davvero fare qualcosa “per cambiare l’ordine delle cose”».