CATANIA – La Sicilia, lentamente, si sta allontanando geograficamente dallo “Stivale”. Ciò aumenta notevolmente l’alto rischio sismico. E’ quanto sostiene il CNR a seguito del sistema di spaccature profonde nello Ionio appena scoperto dai ricercatori italiani.
In pratica, si tratta di una vera ‘finestra’ sotto il mar Ionio, una catena di faglie diffuso non lontano dalle coste. Alina Polonia, ricercatrice Ismar-Cnr, coordinatrice della ricerca, spiega che tali faglie controllano anche la formazione del Monte Etna, dimostrando che si tratta di strutture in grado di innescare processi vulcanici e causare terremoti.
Insomma non bastava l’Etna e la già nota faglia “siculo-maltese” come fonte di preoccupazione per gli abitanti.
Catania, infatti, prima di tale scoperta era già stata considerata la città a piu’ alto rischio sismico d’Europa. Qualche anno fa, gli studiosi valutarono che un terremoto della stessa forza di quello che la distrusse nel 1693 avrebbe provocato nella sola città piu’ della metà dei morti, anche a causa della forte speculazione edilizia, portata avanti, sopratutto a cavallo tra la metà degli anni 60 e gli anni 70, senza opposizioni da parte dell’allora classe politica. Tant’è che Catania fu dichiarata città sismica solo nel 1981.
Per quanto riguarda le opere pubbliche per l’adeguamento antisismico delle scuole, delle chiese, degli ospedali, etc pare che nel 2016 il comune abbia effettuato la progettazione preliminare antisismica così come l’inserimento nel «Patto per Catania» degli altri interventi di prevenzione e sicurezza.
A distanza di due anni, però, non abbiamo prontezza circa l’esecuzione dei lavori.
Il pericolo piu’ grande è comunque rappresentato dalla messa in sicurezza degli edifici privati, in quanto i proprietati continuano a non contribuire alla prevenzione.
Il problema è reale e non piu’ procrastinabile. Occorrerebbero misure straordinarie statali per consentire da un lato l’obbligatorietà degli interventi e dall’altro la sostenibilità dei costi per i privati, compresi quelli relativi agli alloggi temporanei durante gli interventi di adeguamento.