"Vogliamo una casa": la Cattedrale di Catania accoglie alcune famiglie. Il Comune: "abbiamo provato a dialogare ma non accettano soluzioni"

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CATANIA – Hanno scelto la Cattedrale di Catania come luogo dove rifugiarsi, dove trovare un tetto e dove poter stare al caldo. Sono diverse famiglie etnee, che vivono una situazione economica difficile, che hanno deciso di tentare quest’ultima carta per attirare l’attenzione delle istituzioni che – dicono loro – sono sorde a qualsiasi grido di allarme. 

Sono famiglie con bambini piccolissimi al seguito: a causa del freddo una bimba si è anche ammalata. Molti di loro fanno parte delle graduatorie per l’assegnazione di un alloggio popolare.

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La Cattedrale, retta da Monsignor Barbaro Scionti, ha dato accoglienza permettendo a queste famiglie di poter dormire all’interno la notte; due volte al giorno arriva anche la Caritas che porta loro i pasti caldi. Proprio su questo punto la Caritas ha diffuso una nota in cui si legge: «In relazione alla recente occupazione della Cattedrale di Catania e ai servizi giornalistici apparsi in questi ultimi giorni, la Caritas Diocesana intende precisare la sua posizione, conclamata dai fatti, di apertura e disponibilità assoluta nei confronti di tutti i bisognosi che si presentano quotidianamente alla mensa dell’Help Center, presso la stazione centrale. Non trovano pertanto riscontro le affermazioni rilasciate dagli occupanti della Cattedrale che, in alcune interviste, hanno riportato che la Caritas avrebbe risposto alle loro richieste specificando di poter aiutare «solo gli immigrati». Nessun volontario o rappresentante della Caritas Diocesana si è mai espresso in questi termini, né avrebbe potuto, dal momento che è riconosciuto e riconoscibile il ruolo della Caritas in Città, con i suoi servizi sempre a favore degli ultimi, senza distinzione alcuna».

A confermarci che la Caritas è presente è una delle manifestanti che abbiamo intervistato questa mattina: “ci portano da mangiare a pranzo e a cena, Padre Scionti inoltre ci permette di dormire dentro e noi poi ripuliamo tutto perché durante l’orario delle messe usciamo fuori per non dare fastidio”.

Sulla vicenda è intervenuto anche il comune di Catania attraverso l’assessore al welfare Fortunato Parisi che dice: “I manifestanti della Cattedrale continuano a rifiutare il tavolo in Prefettura. Anche dopo la riapertura del tempio, a ulteriore dimostrazione che avrebbero la possibilità di riprendere la protesta in qualunque momento, i manifestanti continuano a non accettare il tavolo di trattative in Prefettura che l’Amministrazione comunale ha offerto fin da quando, otto giorni fa,  un gruppo di abitanti di Librino aveva occupato il sagrato chiedendo una casa e un lavoro”.
Si tratta di poco meno di trenta persone che fanno parte di sette nuclei familiari, ma soltanto una dozzina di essi occupa stabilmente il tempio e sosta sul sagrato con uno striscione.
“A un’ora dall’inizio dell’occupazione – ha sottolineato Parisi – avevamo invitato il portavoce dei manifestanti ad accettare il dialogo, spiegando che l’Amministrazione comunale, compatibilmente con il rispetto delle leggi e delle regole, era pronta a esaminare le loro richieste. Non si può non provare solidarietà umana nei loro confronti, ma l’Amministrazione deve rispettare i diritti di tutti i cittadini. L’impressione però è che la protesta venga strumentalizzata e che la visibilità mediatica abbia galvanizzato alcuni dei manifestanti. Sembra insomma che la protesta in sé interessi i manifestanti ancor più della reale soluzione dei problemi”.
L’Amministrazione, dopo verifiche dell’Ufficio Casa del Comune, ha accertato che le sette famiglie hanno situazioni diverse: alcune risultano alloggiate in appartamenti dell’Istituto autonomo case popolari, altre in alloggi comunali, altre ancora non hanno mai presentato richiesta formale per ottenere un tetto. Molte, certo, hanno situazioni poco definite: pagamenti di canone non onorati o permanenza negli appartamenti dopo un’assegnazione solo temporanea.
“Ribadiamo comunque – ha detto Parisi – di essere disponibili a esaminare, singolarmente, i vari casi, avvalendoci, sempre nel rispetto della legge, di tutti gli strumenti a nostra disposizione, dall’assegnazione temporanea al buono casa, alla permanenza nei Bed and Breakfast. E l’apertura di un tavolo di confronto presieduto dalla Prefetto rappresenta una garanzia soprattutto per i manifestanti, che potrebbero così evitare di continuare a esporre in particolare i bambini molto piccoli al rischio di ammalarsi. Noi comunque stiamo lavorando con le associazioni di volontariato, con la Diocesi e Sant’Egidio, per aiutarli nell’immediato ed evitare disagi”.

 

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